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Le stime Svimez: per il Sud un ventennio a crescita zero e in Sicilia elevato rischio povertà

Di Redazione |

Il 2016 è stato positivo per il Sud, “il cui Pil è cresciuto dell’1%, più che nel Centro-Nord, dove è stato pari a +0,8%» ma quest’anno il Pil «dovrebbe aumentare dell’1,1% al Sud e dell’1,4 % nel Centro-Nord», facendo quindi tornare indietro il Mezzogiorno rispetto alle altre zone d’Italia. Lo afferma Svimez nelle anticipazioni del rapporto 2017 prevedendo poi per il 2018 «un aumento del prodotto dello 0,9% nel Mezzogiorno e dell’1,2% al Centro Nord».

Se il Mezzogiorno – secondo le stime Svimez – proseguirà con gli attuali ritmi di crescita, «recupererà i livelli pre crisi nel 2028, 10 anni dopo il Centro-Nord. Si configurerebbe così un ventennio di «crescita zero», che farebbe seguito «alla stagnazione dei primi anni duemila, con conseguenze nefaste sul piano economico, sociale e demografico».

Nella media del 2016 «gli occupati aumentano rispetto al 2015 al Sud di 101 mila unità, pari a +1,7%, ma restano comunque di circa 380 mila al di sotto del livello del 2008».

Per Svimez, il dato più eclatante è il formarsi e consolidarsi di un drammatico dualismo generazionale: «In Italia rispetto al 2008 sono ancora un milione 900 mila i giovani occupati in meno. Per quel che riguarda i settori, nel 2016, aumenta l’occupazione nell’industria (+2,4%), mentre diminuisce nelle costruzioni (-3,9%). Significativo incremento nel turismo (+2,6%)». (ANSA).

Secondo lo Svimez gli effetti dell’eventuale attivazione della clausola di salvaguardia relativa all’aumento delle aliquote Iva nel 2018 avrebbe sul Sud un effetto di circa 15 miliardi: “Se questo aumento diventasse operativo, sarebbe l’economia meridionale a subire l’impatto più negativo: nel biennio 2018 – 2019 il Pil del Sud perderebbe quasi mezzo punto percentuale di crescita (0,47%), due decimi di punto in più rispetto al calo di prodotto presunto nel Centro-Nord (0,28%)».

Inoltre spiega sempre lo Svimez «oltre un terzo dei meridionali è a rischio povertà».. Nel 2016 «circa 10 meridionali su 100 sono in condizione di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro- Nord». Nelle regioni meridionali il rischio di povertà «è triplo rispetto al resto del Paese: Sicilia (39,9%), Campania (39,1%), Calabria (33,5%)», continua Svimez spiegando che la povertà deprime la ripresa dei consumi, e, in questo contesto, «le politiche di austerità hanno determinato il deterioramento delle capacità del welfare pubblico a controbilanciare le crescenti diseguaglianze indotte dal mercato, in presenza di un welfare privato del tutto insufficiente al Sud».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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