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Economia della Bellezza:studio Banca Ifis,vale 24,1% del Pil

Più resilienti le imprese con impegni di responsabilità sociale

Di Redazione |

ROMA, 20 GIU – Le aziende dell’ “Economia della Bellezza” – un insieme che racchiude le imprese della cultura, quelle del made in Italy di qualità, ma anche quelle impegnate nei progetti di responsabilità sociale e ambientale – rappresentano nel 2021 il 24,1% del Pil nazionale, dimostrandosi più resilienti rispetto a quelle di altri settori. Certo il 2021 è stato anno difficile per le imprese della cultura, dello spettacolo e del turismo, che hanno visto calare la propria quota di Pil. Ma quelle che hanno scelto di promuovere progetti di responsabilità sociale hanno avuto maggiore capacità di resistenza rispetto alla crisi. Del resto per il 58% degli italiani, infatti, i valori dell’azienda sono un parametro “decisivo” nella scelta di brand e prodotti e per il 33% sono “importanti”, evidenziando quanto le tematiche ESG abbiano acquisito centralità per i consumatori. Sono questi alcuni dei dati rilevati dal Market Watch Economia della Bellezza, realizzato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis. “Quest’anno la ricerca ‘Economia della Bellezza’ si arricchisce e considera una nuova dimensione, quella delle imprese guidate da uno scopo – ha commentato il vice presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio – Il nostro studio dimostra, infatti, che la Bellezza, alla luce delle nuove e sempre più diffuse sensibilità rispetto ai temi della sostenibilità sociale, ambientale ed economica, conferisce alle aziende maggiore resilienza”. In base ad una serie di criteri di selezione stringenti, le aziende ‘purpose driven’ sono risultate 46.000 e il loro impatto economico è indubbio: producono 650 miliardi di euro all’anno e hanno un fatturato medio di 14 milioni di euro. Lo studio parte comunque dalla prima ‘anima’ dell’Economia della Bellezza che ha affrontato un biennio difficile passando da una quota di Pil del 17,2% del 2019 al 15,7% del 2021. Una flessione dovuta soprattutto al calo dei flussi turistici ma che conferma comunque la resilienza di queste aziende che hanno contribuito al recupero del Pil nazionale, con un calo dei ricavi dal 2019 al 2021 dello 0,7%, molto più contenuto dunque rispetto al 4,6% delle altre imprese fuori perimetro.

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