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Recovery Fund Sicilia, ecco la lista dei desideri della Regione

Di Mario Barresi |

Catania. C’è l’«attraversamento stradale e ferroviario stabile dello stretto di Messina, collegando così la Sicilia con la Calabria e la penisola italiana», altrimenti detto Ponte sullo Stretto. Ma, nella “lista della spesa” sul Recovery Fund visto dalla Regione, c’è molto altro ancora. Un aeroporto intercontinentale «da ubicarsi fra Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo» e anche un’opera per volare ancora più in alto: il “Centro di Tecnologie e Astrofisica spaziale del Sud” nel Parco delle Madonie. E poi un «porto hub del Mediterraneo» immaginato a Marsala, più 12 progetti ferroviari e stradali. Ma nel “Piano regionale per la Ripresa e la Resilenza”, che la giunta regionale ha approvato giovedì sera per trasmetterlo a Palazzo Chigi, nell’enorme “pozzo” di 26 miliardi e 410 milioni, ci sono anche dei piccoli (e talvolta curiosi) progetti. Per rispondere, come concordato in un recente vertice di maggioranza a Palazzo d’Orléans, anche alle esigenze dei territori.

E così nel “piano per la competitività del sistema economico-produttivo” spuntano anche un centro di produzione cinematografica nell’area dell’ex Fiat di Termini, chiesto da Fratelli d’Italia, un “centro fieristico e spazio per concerti” sia nell’ex Siace di Fiumefreddo sia nel centro commerciale di Bicocca, un centro polivalente teatrale a San Giovanni la Punta (tutte opere nel Catanese, cavalli di battaglia di Nello Musumeci da presidente della Provincia), un “Centro internazionale di studi avanzati su salute e ambiente” nell’ex complesso Roosevelt di Palermo, ma anche l’ambiziosa «anastilosi virtuale» delle colonne del Tempio di Selinunte. Rispetto ai desiderata emersi nel summit di centrodestra, però, è saltato l’acquario «come quello di Genova», proposto da Luigi Genovese a Messina e conteso da altri alleati che l’avrebbero voluto nell’Ennese.

Ma per il resto la proposta della Regione al governo nazionale (che dovrà presentare un piano organico all’Ue) vola alto. Con sei missioni con rispettiva dotazione finanziaria: “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo” (2,9 miliardi), “Rivoluzione verde e transizione ecologica” (4,3 miliardi), “Infrastrutture per la mobilità” (16 miliardi), “Istruzione, formazione, ricerca e cultura” (1,3 miliardi), “Equità sociale, di genere e territoriale” (900 milioni) e “Salute” (980 milioni).

La parte più consistente del plafond, oltre il 60%, è destinata alla riduzione del gap infrastrutturale. Oltre a Ponte, aeroporto intercontinentale e porto-hub, il capitolo principale riguarda la “velocizzazione dell’asse ferroviario Palermo-Messina-Catania”. Con cinque distinti interventi: il doppio binario fra Castelbuono e Terme Vigliatore; la nuova tratta da Castelvetrano a Trapani; il collegamento Canicattì-Licata-Gela-Vittoria-aeroporto di Comiso; il potenziamento della rete ferroviaria occidentale con connessione con Punta Raisi e Birgi; il progetto “Mal” (Metropolitana leggera) a Palermo, nel tratto Oreto-stazione Notarbartolo. E poi un ricco menu di progetti stradali. Il più strategico è la chiusura dell’anello autostradale esterno, con il completamento della Siracusa-Gela (tratto finale da Modica a Gela) e poi la realizzazione di una «strada extraurbana principale (Class. B) a carreggiate indipendenti, separate da spartitraffico invalicabile, ciascuna con due corsie di marcia» con cui collegare la stessa Gela con Castelvetrano. E c’è anche la “Pedemontana di Palermo”: «accessibilità» urbana e dell’aeroporto, raccordo A19-A29, tangenziale di collegamento. Negli altri territori: la “strada intevalliva Tirreno-Jonica”, il raddoppio della Ragusa-Marina e della Vittoria-Scoglitti e la rifunzionalizzazione del litorale da Acate a Santa Maria del Focallo.

Non solo strade. Nel capitolo c’è anche una funivia per collegare il versante Nord dell’Etna con il fiume Alcantara e un “anello siciliano” di pista ciclabile «da dedicare al turismo lento».

In ciascuna opera non è indicato il singolo costo stimato. Nella relazione dell’assessore Gaetano Armao, comunque, è precisato che, fra i «potenziali co-investitori nel territorio regionale», coinvolti con una lettera di Musumeci, Enel, Terna, Ferrovie dello Stato ed Eni «hanno presentato alcune idee/proposte progettuali, rendendosi disponibili alla definizione del Piano». Per il resto, il vicepresidente della Regione ha coordinato un «sistema condiviso di raccolta delle proposte». E così da tutti gli assessorati sono arrivati i contributi. Con una serie di progetti dai nomi suggestivi: “Piano Famiglie” e “Piano Periferie” (in materia di welfare); “Regione digitale”, “Agroalimentare 4.0”, “Sicily Smart Coworking”, “Oltre il Digitale” (prima missione); “Acqua in campagna”, “Piano forestazione”, “Piano Sicilia pulita”, “Smart grid e smart charging”, “Green Islands” per le misure della rivoluzione verde, in cui spicca anche un “collegamento Hvdc Continente-Sicilia”, attraverso un elettrodotto fra Eboli e Caracoli, fondamentale infrastruttura energetica. Nel settore istruzione-formazione ci potrebbe essere la svolta per la martoriata burocrazia regionale: una “Agenzia regionale per il Management delle Amministrazioni pubbliche del Mediterraneo”; previsto anche un progetto specifico per ridurre il numero (enorme: 4 su 10, fra i più giovani) di Neet in Sicilia. Quasi un miliardo, infine, per il cosiddetto “Sistema sanitario regionale Sicilia 2.0”. A partire dal «potenziamento degli asset infrastrutturali e della dotazione tecnologica disponibile», negli ospedali e nella rete territoriale, «da utilizzare anche in in emergenza nel caso di eventi epidemici/pandemici». È il cerchio che si chiude.

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