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Il commento

Il furto di democrazia e la retorica dello Statuto

Il voto dell’Ars che ha affossato - almeno per ora - il ddl sulle Province è contro tutte le regole. La cosiddetta “Legge Delrio” non ha abolito gli enti intermedi, ma ha solo previsto che i relativi organi (Consiglio Provinciale e Presidente) siano designati con votazione di secondo grado dai e tra i consiglieri comunali

Di Agatino Cariola |

Il voto dell’Ars che ha affossato – almeno per ora – il ddl sulle Province è contro tutte le regole. La cosiddetta “Legge Delrio” non ha abolito gli enti intermedi, ma ha solo previsto che i relativi organi (Consiglio Provinciale e Presidente) siano designati con votazione di secondo grado dai e tra i consiglieri comunali. Il Presidente delle maggiori province, quello che ora è definito sindaco metropolitano, è in via automatica il sindaco del comune capoluogo. Cioè, i sindaci di Palermo, Messina e Catania, eletti solo dai residenti in queste città, governano l’intera provincia.

Nella sentenza n. 240 del 2021 si era riusciti a far dire alla Corte Costituzionale che la “Legge Delrio” è sbagliata perché questo meccanismo di designazione dei presidenti delle maggiori province viola il principio di eguaglianza (il cittadino di Acicastello, per esempio, non ha partecipato affatto all’elezione del sindaco di Catania, eppure si vede governato da quest’ultimo). E lo stesso vale per il cittadino di Cefalù con riguardo al Sindaco di Palermo o al cittadino di Patti con riguardo al Sindaco di Messina. Inoltre, la stessa Costituzione prevede che siano due cose diverse Province e Città metropolitane: l’area che è attorno Catania ha poco a che spartire con i territori di Caltagirone o di Calatabiano; l’ambito di Cefalù è diverso da quello contiguo a Palermo.

Appunto, nel 2021 la Corte costituzionale ammise di essersi sbagliata a proposito della “Legge Delrio”, che era un’anticipazione della riforma costituzionale Renzi, bocciata dal corpo elettorale nel 2016.Ciò ha riaperto in tutta Italia il dibatto sulle province e sulla forma di governo da dare loro.A termini del relativo Statuto, la Regione Siciliana ha la possibilità piena di disciplinare l’ordinamento dei “suoi” enti locali, ma dal 2021 cincischia su questo tema. Dal 2012 si va avanti di commissariamenti in commissariamenti. Con la sentenza 136 del 2023 la Corte Costituzionale ha bacchettato in maniera forte una regione che nega democrazia ai siciliani: nelle province siciliane non c’è né l’elezione diretta di Consiglio e Presidenti, né l’elezione di secondo grado stabilita dalla “Delrio”.

Il voto di ieri è stato inteso come un voto politico a favore o contro il governo Schifani, ma la definizione delle regole istituzionali non è affatto un problema di maggioranza e di opposizione. Le istituzioni, infatti, valgono per tutti. Il voto di ieri è un furto di democrazia ai danni dei siciliani. Da oggi il Presidente Schifani dovrebbe indire le elezioni di secondo grado degli organi provinciali. Glielo impone la citata sentenza n. 136 del 2023.

Il punto è – come rilevato su La Sicilia dal direttore Antonello Piraneo nel suo editoriale del 3 febbraio scorso – che all’Ars vige ancora il voto segreto su questioni di carattere istituzionale come quella sull’ordinamento degli enti locali. Il che non è concepibile in un sistema che dovrebbe fondarsi sulla responsabilità dei politici nei confronti dei cittadini elettori. Anche quello sulla modalità di voto al Parlamento siciliano è un problema di regole del gioco istituzionale.

Sotto il profilo delle proposte può pensarsi alla introduzione anche a Palazzo dei Normanni dell’istituto della mozione di fiducia, posta dal governo sull’approvazione di una “sua” legge e da votare in maniera palese, alla stessa stregua di quanto avviene nel Parlamento nazionale.

Sul versante sociale, la prossima volta che un politico si appiglia alla retorica dello Statuto siciliano (come è bello, come ce lo invidiano tutti ecc.), è da ricordargli la data del 7 febbraio 2024 in cui la Regione non ha saputo esercitare la sua autonomia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA