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Al Bellini di Catania una “Madame Butterfly” più…leggera

Di Redazione |

Catania – Al Teatro Massimo Bellini “Madama Butterfly”, il debutto della tragedia giapponese di Giacomo Puccin. A dare il “la” al capolavoro pucciniano, Gianna Fratta, direttore; la regia è curata da Lino Privitera, Maestro del coro è Luigi Petrozziello, e Daria Masiero veste il ruolo della protagonista femminile. Scene e costumi sono di Alfredo Corno. Gli elementi essenziali con cui Giacomo Puccini dà vita e sostanza musicale all’opera, sono la tragedia dell’attesa e lo scontro tra culture. Puccini era certo di riscuotere un grande successo con “Madama Butterfly” e per questo motivo scelse il palcoscenico della Scala per il suo debutto, il 17 febbraio 1904. Invece, la prima dell’opera si risolse in un fiasco, evento inaspettato dopo i tre successi pucciniani “Manon Lescaut”, “La Bohème” e “Tosca”.

L’opera si basa sul dramma “Madame Butterfly” del commediografo statunitense David Belasco, a sua volta ispirato da un racconto omonimo di John Luther Long. Puccini collaborò con i librettisti Giuseppe Giacosa e Luigi Illica e per alcune suggestioni orientaleggianti fu preso spunto dal romanzo di ambientazione giapponese “Madame Chrysanthème” di Pierre Loti. Invece, per musicare il dramma, fu necessario documentarsi minuziosamente sulle musiche, gli usi e i costumi del Giappone. “Madama Butterfly” è un concentrato puro di puccinismo: una tragedia dell’amore conclusa dall’epilogo che più frequentemente troviamo nelle sue opere: il suicidio della protagonista, unica amara alternativa a un sogno d’amore infranto.

E’ il suo debutto come regista a Catania con la “Madame Butterfly”?«Sì, è una grande emozione debuttare come regista nella mia città – afferma il regista Lino Privitera – dove è iniziata la mia carriera. Il Teatro Massimo Bellini di Catania mi ha trovato pronto e pieno di entusiasmo a raccogliere la sfida di un nuovo allestimento di quest’opera pucciniana».

L’opera viene presentata con un nuovo e raffinato allestimento scenico…«Sì, ho scelto di alleggerirla molto, essendo un ex-ballerino mi sono fatto guidare molto dalla musica quindi ho cercato un equilibrio fra testo e musica, fra narrazione ed emozione».

Qual è la sua visione di Madame Butterfly? «Ho associato l’animo della protagonista a un bianco fiore di loto, importante simbolo della cultura orientale buddhista e shintoista: un fiore delle acque torbide, i cui petali restano sempre incontaminati come la purezza delle parole, del pensiero e delle azioni della protagonista. Il fango è la società corrotta che la circonda, il fiore è la purezza dell’animo della protagonista. L’appena quindicenne Cio- Cio-San è, infatti, circondata da personaggi ipocriti e avidi, per primo Pinkerton che lei ha sposato per amore e amato sino al punto di rinunciare a tutto, rinnegando la sua religione, motivo per cui viene ripudiata e abbandonata da tutti. L’unica a rimanerle vicina è la serva Suzuki, la sola testimonianza di amore per Butterfly, amica e protettrice sua e del figlio, senza mai tirarsi indietro».

Alla fine la protagonista si suiciderà…«Sì, molti parlano di harakiri – racconta il regista – ma in realtà le donne fanno jigai, sempre con il pugnale ma il rito è diverso».

Come trovano spazio le emozioni della protagonista? «Nell’opera ho introdotto sei danzatori, gli ottoké, le anime dei suoi avi, che la perseguitano ma che sono nella testa di Madame Butterfly sono le sue angosce, le sue paure, le sue emozioni. Lei però è cosciente di provarle per via della scelta che ha fatto di rinnegare la sua religione per amore. Madama Butterfly è un personaggio consapevole e forte. La forza è una caratteristica che condivide con la sua serva Suzuki».

C’è una particolare attenzione agli aspetti psicologici nella messa in scena? «Sì, la non serenità della protagonista – dice la cantante Daria Masiero – appare sin dall’inizio, ovviamente ci sono dei momenti in cui si lascia andare e si avverte la freschezza della ragazzina di quindici anni, ma non c’è mai una totale spensieratezza. Un’ombra incombe sempre. Per esempio, alla fine del secondo atto, durante il coro “a bocca chiusa”, normalmente momento in cui protagonista assoluto è il coro, il regista ha scelto di far rimanere Madame Butterfly e si vedranno in scena proprio le emozioni della protagonista: l’angoscia, la paura, le speranze di questa giovanissima donna. Gli Ottoké, le anime dei suoi avi, che la perseguitano, sono interpretati dai movimenti plastici di sei danzatori. E’ un momento di grande intensità drammatica».

Perché andare a vedere Madama Butterfly? «Tutta l’opera è assolutamente attuale. Cio-Cio-San è un personaggio totalmente odierno. Una giovanissima ragazza che decide di sposarsi a quindici anni con uomo americano che amava e che per questo viene ripudiata da tutta la sua famiglia. La genialità di Giacomo Puccini oltre ad essere musicale, è anche aver saputo trattare un tema così importante e intramontabile. Purtroppo ancora oggi, più di cento anni dopo la scrittura dell’opera, si parla di femminicidio e violenza sulle donne, fisica o psichica. La protagonista dell’opera non ha mai subito violenza fisica ma psicologicamente è stata terribilmente vessata».

Foto di Giacomo OrlandoCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA