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La morte di Liliana Resinovich resta un mistero: al vaglio le versioni del marito

Dopo la tac si attende autopsia sul cadavere ritrovato il 5 gennaio scorso. La donna, una ex dipendente regionale, era scomparsa lo scorso 14 dicembre

Di Redazione |

Un racconto a tratti incoerente, a volte lacunoso e vago. Parole dette e contraddette sulle ultime ore di vita della moglie, quelle di Sebastiano Visintin, marito della donna scomparsa a Trieste il 14 dicembre e il cui corpo sarebbe quello trovato il 5 gennaio in un bosco non lontano da casa sua. Ci sono anche questi tasselli da far combaciare nell’intricato giallo della morte di Liliana Resinovich: versioni adesso sotto la lente degli inquirenti che prima di tutto hanno l’obiettivo primario di dare certezza all’identificazione della donna trovata morta. L'autopsia, a quanto si apprende, è stata confermata per martedì. Il cadavere ritrovato il 5 gennaio in un’area boschiva dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni non è stato ancora identificato con assoluta certezza ma secondo gli inquirenti è, con elevata probabilità, proprio quello della donna scomparsa. Ieri mattina, sul corpo è stata eseguita una Tac all’ospedale di Cattinara alla ricerca di ulteriori spunti per le indagini. L'esito della tac potrebbe fornire ulteriori dettagli sulle cause della morte. Elementi che gli investigatori poi confronteranno con i risultati dell’autopsia in programma.

Gli esiti dell’accertamento sono coperti dal massimo riserbo degli inquirenti che, quindi, hanno deciso di aver prima a disposizioni le certezze tecnico-legali per poi intraprendere la strada delle fasi investigative sul perchè Liliana Resinovich sia stata uccisa, come e dove. Per questo nulla è tralasciato, dalle testimonianze di amici e parenti della coppia che parlano di una crisi dei due, fino al racconto, apparso contraddittorio, di Sebastiano Visintin. Per questo motivo ci sono state verifiche anche in un magazzino dell’uomo. La Polizia ha controllato un locale nei pressi di via Settefontane dove Visintin tiene l’attrezzatura utile ad affilare le lame dei coltelli che supermercati e pescherie gli affidano per renderli più taglienti. La mattina in cui è scomparsa Liliana, l’uomo dice di "aver trascorso circa due ore" nel magazzino per affilare i coltelli che aveva ritirato dalle diverse attività nelle ore precedenti. Era il 14 dicembre quando l'ex dipendente regionale è stata avvistata l’ultima volta. Una commerciante di frutta e verdura conferma di averla vista passare davanti al proprio negozio, nel rione San Giovanni, tra le 8 e le 9. Secondo quanto ricostruito, quella mattina Liliana avrebbe dovuto raggiungere la casa di un amico, Claudio Sterpin, 82 anni. Un rapporto di cui il marito, Sebastiano Visintin, come ha riferito, non era a conoscenza. Liliana aveva chiamato Sterpin alle 8.22 per dirgli che avrebbe ritardato. Poi di lei nessuna notizia.

I due telefoni cellulari e la borsa sono stati trovati nella sua abitazione di via del Verrocchio. Ed è questo un altro elemento da chiarire: se la donna fosse uscita di casa di sua volontà perchè non ha preso con sè la borsa e i telefonini? Nel pomeriggio del 5 gennaio poi il ritrovamento del cadavere di una donna nel parco dell’ex Opp, non distante dunque dall’abitazione di Liliana. Il corpo si trovava a circa 50 metri dalla strada, in un’area boschiva. Una zona che Liliana e il marito conoscevano bene e che percorrevano nelle loro passeggiate o giri in bici. Al momento non risultano persone iscritte nel registro degli indagati della procura di Trieste. Ma potrebbero essere solo le ultime ore: dopo i risultati di Tac e autopsia lo scenario potrebbe cambiare.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA