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India, sfratto per Rahul Gandhi condannato per diffamazione

Dovrà lasciare la villa statale che occupa nel centro di Delhi

Di Redazione |

NEW DELHI, 27 MAR – Rahul Gandhi dovrà liberare entro la fine di aprile la villa di proprietà dello stato, che occupa nell’area centrale di Delhi, e che gli è stata assegnata, come a tutti gli altri membri del Parlamento indiano, dal momento della sua elezione, nel 2014. Lo sfratto gli è stato notificato oggi dall’Housing Committee, come atto dovuto, a seguito della decadenza da onorevole, dopo la condanna per diffamazione della settimana scorsa. Mentre oggi nel Parlamento di Delhi si è creato il caos, dopo che gli eletti del partito del Congresso si sono presentati vestiti integralmente di nero, mostrando cartelli e urlando slogan, il leader del partito ha dovuto affrontare anche le ire del partito Shiv Sena di Mumbai, suo alleato in passato, per alcune affermazioni su uno degli eroi dell’indipendenza indiana, V D Savarkar, tra i fondatori dell’ideologia nazionalista induista. Il capo del Siv Sena Thackeray non si è presentato alla riunione di tutti i partiti di opposizione convocata dal Congresso. Nella sua prima conferenza stampa dopo la decadenza da parlamentare, ieri, Gandhi ha detto: “Non mi chiamo Savarkar, ma Gandhi e un Gandhi non si scusa mai” rispondendo alla domanda se si sarebbe scusato per le affermazioni che lo hanno fatto condannare. Mentre la confusione all’interno del parlamento portava alla sospensione dei lavori, all’esterno la Polizia caricava con bastoni alcune centinaia di militanti della sezione giovanile del partito che avevano organizzato una manifestazione di protesta non autorizzata.

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