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Renzi e Crocetta, leader sotto assedio

Renzi e Crocetta, leader sotto assedio

Di Domenico Tempio |

Due uomini assediati. Matteo Renzi a Palazzo Chigi, Rosario Crocetta a Palazzo d’Orleans. A tentare di espugnare i fortini, può sembrare strano, ma nella politica non lo è, sono i compagni di cordata, con in testa proprio il partito che li ha insediati in quei palazzi. Quel Pd che ha ereditato i vecchi malanni dei due partiti fondatori: l’integralismo comunista e il correntismo democristiano. I due protagonisti, o i due «assediati» hanno caratteristiche diverse. Il primo, cioè Renzi, procede con sicumera, affronta il nemico a viso aperto. Compagni di partito, sindacalisti, imprenditori, magistrati (questi a mettere il naso nella politica non mancano mai), vogliono fermare la sua corsa. Rivelatrice una frase di Massimo D’Alema: «In autunno riporteremo il giovane con i piedi per terra». Altro che mille giorni, come Renzi auspica per sé e per il Paese, vogliono togliergli la sedia di sotto prima che quel ragazzino, come lo ritengono loro, completi la rottamazione. Bersani spara a zero sull’eliminazione dell’art. 18, lui che ha fallito elezioni e governo; la Camusso lo paragona alla Thatcher senza accorgersi che agli occhi della gente, incavolata com’è, gli fa un complimento; i magistrati, a rischio riduzione ferie, sembrano prendersela col babbo del ragazzino; l’Europa lo guarda con sospetto perché il Renzi non sembra addomesticabile come i Monti o i Letta. Per il premier non sarà vita facile, tanto da buttarsi, ennesima beffa, nelle braccia del Cavaliere, come dire del nemico mi posso fidare, degli amici meglio mi guardi Dio. La battuta più velenosa, da vero toscanaccio, il premier l’ha avuta per i sindacati: «Dove eravate quando avete ignorato i disoccupati, i precari e i co. co. co. Avete pensato alla ideologia e non alla gente». E chi può dargli torto. Persino nel boom degli anni Cinquanta si è preferito gonfiare le buste paga di chi già un lavoro l’aveva, invece di aiutare chi nel Sud per campare era costretto a recarsi al Nord o fuggire all’estero. Il parallelo con Rosario Crocetta finisce solo nella guerra intestina del Pd, il resto è un’altra storia. I due sono diversi per carattere e per forza politica. Se Renzi affronta petto in fuori i nemici, il governatore siciliano perde tempo a traccheggiare. Ora una carezza, ora una minaccia. La preferita: «Vado in Procura a denunciarvi». Così vivacchia abbandonando al loro destino alcuni compagni di cordata. Come ha fatto con l’assessore Mariarita Sgarlata, lasciata affogare nella contestata piscina siracusana. Lo stesso caso Montalbano, altra metafora tutta siciliana, ha rivelato l’arte della sopravvivenza. In verità la richiesta del produttore della famosa fiction non è che ci abbia convinto molto. Specie nei modi con cui è stata posta: o i soldi o porto Montalbano in Puglia. Certamente del clamoroso successo della fiction ne ha beneficiato la Sicilia, ma allo stesso tempo ha permesso ai produttori di venderla in tutto il mondo con considerevoli guadagni. Non come l’«Agrodolce», una soap opera, prodotta negli studi di Termini Imerese, cominciata male e finita peggio, e che ha lasciato un «agrodolce» contenzioso con la Rai di ben 24 milioni. Chiedere ora dei soldi a una Regione che spesso non è nelle condizioni di pagare i suoi dipendenti, ci è sembrata una mancanza di senso della realtà. Siamo d’accordo che una sovvenzione rispetto agli sperperi e agli illeciti commessi dai vari governi, non sarebbe uno scandalo, ma entreremmo in un altro discorso. Che riguarda soprattutto i siciliani vittime di questo andazzo. Il produttore Carlo degli Esposti con il suo Montalbano poteva, magari, avere le carte in regola per bussare a soldi, a differenza di chi senza alcun requisito, anzi con sfrontatezza, ha saccheggiato le casse pubbliche. L’ultima è quella dei 42 consulenti per la Programmazione dello Sviluppo rurale per i quali sono stati spesi ben quattro milioni e mezzo. Di consulenti Crocetta ne sa qualcosa. Lo fu per un anno, 1999–2000, anche lui. E di viaggi a spese della Regione ne fece in quantità. Adesso c’è da chiedersi: riusciranno i nostri due eroi, Renzi e Crocetta, a sopravvivere? A Renzi forse lo salverà la sua temerarietà, il suo essere franco anche nelle bugie, e poi sarà difficile trovare qualcuno dopo di lui. Se non un altro Monti o un tecnico che sia. Significherebbe tornare indietro. Per Crocetta prevediamo tempi più difficili. Al di là degli inciuci di cui si parla, a salvarlo potrebbe essere solo il timore, in caso di elezioni, della riduzione a settanta dei deputati. Sarebbe il caso di dire che la paura, come nel lotto, fa novanta. Tanti quanti sono attualmente gli inquilini di Sala d’Ercole.

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