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Bimbo morto in ospedale 4 medici indagati a Trapani

Bimbo morto in ospedale 4 medici indagati a Trapani

Il piccolo sarebbe deceduto per una sospetta meningite fulminante. Era stato visitato all’ospedale Sant’Antonio e dimesso dopo una dose di tachipirina. Quando è tornato, era troppo tardi

Di Redazione |

TRAPANI – La Procura di Trapani ha firmato quattro informazioni di garanzia per altrettanti sanitari, indagati per omicidio colposo per la morte di Leonard, il bimbo di 23 mesi deceduto nel reparto di Pediatria dell’ospedale “Sant’Antonio Abate”, nella notte tra venerdì e sabato scorsi, per una sospetta meningite fulminante. Nella mattinata di venerdì il piccolo, che aveva la febbre a 40, era stato visitato dai medici del pronto soccorso e dimesso dopo la somministrazione di una dose di tachipirina. Nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia. Le informazioni di garanzia, puntualizzano dalla Procura, allo stato è un “atto dovuto”, a garanzia dei sanitari. Da indagati, infatti, possono nominare un perito di parte per assistere all’esame autoptico.   «Ha lottato un giorno intero per sopravvivere, ma dovevano aiutarlo al pronto soccorso, invece l’hanno rimandato a casa. E poche ore dopo è morto. Adesso devono dirmi perché» ha detto in una intervista a a Repubblica Gaetano Cesanello, padre del bambino morto. L’uomo ricostruisce l’arrivo al Sant’Antonio Abbate di Trapani, venerdì mattina: «La maestra dell’asilo ci aveva chiamato perché Daniel era parecchio giù di tono. Era pallido. Per strada, ha vomitato e poi è svenuto. Aveva febbre alta. Dal pronto soccorso ci hanno mandato al reparto di Pediatria. Un dottore ha detto: “È un virus”. E con un po’ di tachipirina ci ha rimandati a casa».   La febbre però «non passava. E intorno alle otto sono spuntati anche dei puntini rossi sul petto di Daniel». «Abbiamo chiamato immediatamente il pediatra, che ha ipotizzato un principio di rosolia, anche se mio figlio era vaccinato. Poi, Daniel si è addormentato. Ma alle 10 ha iniziato ad avere delle convulsioni e ha perso conoscenza. Gli ho subito praticato la respirazione bocca a bocca e si è ripreso. Intanto, mia moglie chiamava il 118».   «Dal pronto soccorso siamo ritornati alla Pediatria. Hanno misurato la febbre, non hanno fatto altro. Intanto, il corpo del bambino si era riempito di chiazze di sangue, come se i capillari si fossero rotti. Qualcuno ha accennato: “E un’infezione”. Ma non ci sapevano dire altro, mentre io continuavo a chiedere: “Un’infezione dovuta a che cosa? ”. Mio figlio si lamentava, ma cosa può dire un bambino di 23 mesi? Alle 3,27 è morto». «Il mio pensiero resta a quella mattina di venerdì. Perché non ci hanno fatto restare in ospedale? ».

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