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Il gip dà i domiciliari a Roberto Helg

Il gip dà i domiciliari a Roberto Helg «Indizi ci sono, le esigenze cautelari no»

E spunta una denuncia del 2009: «Io rovinato da quel sistema»

Di Redazione |

In cinque pagine il gip del Tribunale di Palermo Angela Gerardi ha spiegato il perché sono stati concessi i domiciliari a Roberto Helg, il presidente della camera di commercio e ex vicepresidente della Gesap sorpreso mentre intascava una tangente da un commerciante. Secondo il giudice gli indizi di colpevolezza ci sono tutti, ma le esigenze cautelari eccezionali, le uniche che consentono di tenere in carcere un ultrasettantenne no. E così il gip pur confermando l’arresto in flagranza per estorsione gli ha concesso i domiciliari. La Procura aveva chiesto per l’indagato la custodia cautelare in carcere, la difesa si è opposta. Nelle 5 pagine di ordinanza del giudice, dunque, si ribadisce l’esistenza degli indizi di colpevolezza. Ma l’ex numero due di Gesap è incensurato e ha inoltre ammesso le sue colpe. Dimettendosi poi da tutte le cariche, dopo la revoca della vicepresidenza Gesap e della presidenza di Confcommercio, aveva conservato dei ruoli in alcune società satelliti di Confcomercio a cui ha rinunciato, sarebbe venuto meno anche il rischio di reiterazione del reato. Inesistenti sarebbero il pericolo di fuga, visti i domiciliari, e l’inquinamento delle prove, dal momento che Helg è stato sorpreso con la mazzetta sulla scrivania. Nella misura ampio spazio è dato all’interrogatorio del commerciante taglieggiato, Santi Palazzolo, al quale Helg aveva chiesto i soldi per avere il rinnovo del contratto di affitto dell’immobile che ospita la sua pasticceria nello scalo palermitano. Palazzolo, però, si è rivolto ai carabinieri. Il gip ha infine confermato il reato contestato dalla Procura all’ex vicepresidente: l’estorsione aggravata.

L’indagine si allarga

La gestione degli spazi commerciali dell’aeroporto Falcone Borsellino, sotto la lente degli inquirenti dopo la vicenda Helg, già nel 2009 era finita al centro di una denuncia. Alfredo Nocera nel 2008 aveva un esercizio commerciale nello scalo. Si chiamava “Buona Sicilia”. Era uno dei negozi tipici siciliani, insieme alla pasticceria di Santi Palazzolo, vittima della richiesta di tangente di Helg, e al negozio di ceramiche Siciliarte srl di David Tuttobene. Come Palazzolo e Tuttobene, anche Nocera, nel passaggio della gestione dell’area commerciale alla società Linea Sole, avrebbe dovuto mantenere un rapporto di concessione diretta con la Gesap, in quanto la sua e le altre due attività valorizzavano le tradizioni siciliane. Nocera aveva avuto personalmente rassicurazioni dal direttore generale della Gesap Carmelo Scelta e dal presidente della Camera di Commercio Roberto Helg che il suo locale sarebbe stato “riprotetto”, cioè che non sarebbe passato al controllo della Linea Sole. Lo racconta, nella denuncia presentata ai poliziotti dello scalo aereo di Punta Raisi, il primo di aprile del 2009, il commerciante che si vide richiedere da un geometra della Gesap le chiavi del locale, perché la concessione non era stata rinnovata. «Da quella denuncia presentata nel 2009 non è successo nulla – dice Alfredo Nocera – Io sono rimasto fuori e la mia attività di prodotti tipici è stata data in gestione alla stessa società di Sicilia Arte, società di David e Giovanni Tuttobene». Nell’esposto il commerciante aveva mostrato più di una perplessità sulla gestione dell’affidamento dei negozi. «L’amministratore delegato Giacomo Terranova aveva affermato che gli esercizi a caratterizzazione regionale sarebbero stati mantenuti – si legge nella denuncia – Mi è oscura la ragione per cui tra questi non si trova la mia attività. Confermo quanto dichiarato sui siti di mia pertinenza riguardo ai miei sospetti sulla gestione e l’affidamento delle aree commerciali nel nuovo assetto garantisca solo gli amici degli amministratori o compagini politiche». Adesso dopo la vicenda dell’arresto del vicepresidente Roberto Helg, quanto denunciato da Alfredo Nocera torna d’attualità. «Mi è chiaro a cosa debbo la mia rovina economica – dice -. Ho dovuto vendere un magazzino per ripianare i debiti e non ho più nulla. La mia vita è stata distrutta dal sistema che emerge dall’inchiesta che ha portato in carcere il vicepresidente di Gesap. Ovviamente sono a disposizione dei magistrati della procura di Palermo o dei carabinieri se adesso mi vorranno sentire».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA