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Muos, il procuratore di Caltagirone Verzera

Muos, il procuratore di Caltagirone Verzera ”Ecco perché l’ho fatto sequestrare”

"Ho applicato la legge, indaghiamo su impatto ambientale"

Di Mario Barresi |

Caltagirone. C’è gioia, il clima è quello di una festa. Che continuerà, fino a esplodere domani. Contro il “Muostro”. «Ma terremo gli occhi aperti». Perché i più arguti osservatori, nel fronte della contestazione, hanno in bocca «lo sgradevole sapore di un déjà vu». Come se quanto accaduto mercoledì in contrada Ulmo, sia una camomilla giudiziaria, un atto «di alleggerimento della tensione» per calmare gli animi alla vigilia della manifestazione nazionale in programma domani a Niscemi. Ma tant’è. Il giorno dopo il clamoroso sequestro del Muos – la notizia ha fatto il giro del mondo e, assicurano fonti attendibili, è arrivata anche nella stanza ovale della Casa Bianca – si consuma fra la soddisfazione dei No Muos e preparativi del corteo nazionale programmato comunque prima dei sigilli. Ma soprattutto, in quest’uovo con la sorpresa, c’è tanto lavoro. Quello, silenzioso prima e dopo i sigilli, della Procura di Caltagirone. Protagonista, per competenza, del gesto finito sulle breaking news di tutto il mondo. Il procuratore Giuseppe Verzera, osannato dai No Muos, non si sente certo un eroe anti–americano.

«Ho fatto solo il mio dovere. Il Tar di Palermo, annullando le autorizzazioni, ha di fatto ritenuto abusiva la realizzazione di questo impianto ragion per cui di fronte a una struttura del tutto abusiva è stato da parte mia doveroso, anzi dovuto, chiedere al Gip il sequestro preventivo come era già stato fatto in passato».

All’indomani dell’ingresso delle forze dell’ordine all’interno del perimetro di filo spinato della base militare statunitense, il procuratore tiene comunque un profilo basso. Spiegando innanzitutto la chiave giuridica del sequestro dell’impianto: «Il Tar di Palermo nel febbraio scorso ha annullato le autorizzazioni che avevano consentito la realizzazione di questa struttura nel comune di Niscemi. Struttura che è ubicata in una zona che è riserva naturale quindi con un divieto assoluto di edificabilità anche per finalità di carattere militare».

Verzera scandisce: «Io ho applicato la legge correttamente, un giudice mi ha dato ragione. Ritengo che questa struttura sia abusiva e che quindi non possa andare avanti e debba essere sequestrata. Allo stato noi abbiamo una riserva naturale sulla quale non può essere edificato assolutamente nulla».

Ma non finisce qui. «Per quanto riguarda l’impatto ambientale e le ripercussioni da inquinamento sulla cittadinanza locale e sull’intera regione ci sono indagini in corso sulle quali non posso dire nulla». Ed è proprio su queste indagini che si concentra, anche alla vigilia di Pasqua, il lavoro dei pm di Caltagirone. Un fascicolo che Verzera ha ereditato da Francesco Paolo Giordano, l’ex procuratore di Caltagirone che nel 2013 ottenne il primo sequestro del Muos. L’inchiesta, avviata due anni prima, presentava già cinque indagati per l’ipotesi di reato di violazione dell’articolo 181 del Testo unico sui beni culturali, che sanziona «l’esecuzione di lavori e manufatti insistenti su beni paesaggistici».
 
Adesso quella lista s’è ampliata. Innanzitutto punto di vista quantitativo, perché al tribunale di Caltagirone – nonostante il «no comment» dello stesso Verzera in un’intervista pubblicata ieri dallaGazzetta del Sud – si dà come certa l’iscrizione di nuovi soggetti nel registro degli indagati. In questa fase non sarebbero coinvolti però vertici istituzionali: né i governatori (Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta), né gli assessori legati all’iter di autorizzazioni, ma si tratterebbe di dirigenti della Regione e altri pubblici ufficiali a vario titolo legati alla procedura di via libera al Muos. Ma è anche un salto di qualità, il fatto che l’inchiesta (non un fascicolo-bis, ma una «naturale prosecuzione» del lavoro precedente) riguardi nuove ipotesi di reato. Ovvero: la possibile lesione giuridica del diritto dei cittadini siciliani al bene comune della salute. Anche su questo punto Verzera si trincera dietro a un «ci sono al momento delle indagini in corso, non posso dire niente». Ma due elementi li fornisce.
 
Il primo è che «l’indagine è partita da anni e noi continuiamo a monitorare la situazione al fine di verificare l’impatto ambientale che una struttura di tale portata possa avere per l’incolumità della popolazione residente». L’altro dato, parlando dell’operatività del Muos, è che «l’impianto non è mai partito» e dunque «una verifica sull’impatto in termini ambientali e di salute non è mai stata fatta». Ma allora è tutt’altro che certa la non pericolosità dell’impianto di Niscemi? «Non essendo mai entrato in funzione non ci sono certezze, ma verosimilmente potrebbero esserci dei rischi. E proprio su questo – precisa il procuratore di Caltagirone – stiamo lavorando». Tenuto conto che «il provvedimento di sequestro riguarda una costruzione abusiva», adesso l’attenzione dei magistrati di Caltagirone si concentra su un altro aspetto: «Verificare se effettivamente corrisponde al vero che la struttura in questione possa avere degli effetti inquinanti sul territorio».
 
Sul piano dei rischi per la salute causati dalle onde elettromagnetiche si era pronunciato, seppur tra le righe di una sentenza che parla soprattutto degli abusi edilizi e istruttori, il Tar di Palermo. Facendo propria la relazione di Marcello D’Amore, docente de La Sapienza di Roma, laddove sostiene che «lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità (atto decisivo per il via libera della Regione al Muos, ndr) si è basato su procedure di calcolo semplificate, che non forniscono accettabili indicazioni nell’ottica del caso peggiore». Il procuratore Verzera si riferisce anche a questo aspetto quando parla di «impatto non misurato»? Staremo a vedere.
 
Adesso la partita si sposta nuovamente a Palermo. Mercoledì 15 aprile è in programma al Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia l’udienza per la richiesta di sospensiva presentata dal ministero della Difesa italiano avverso la sentenza del Tar che, accogliendo i ricorsi del movimento No Muos, ha sancito in pratica l’illegittimità dell’autorizzazione della Regiona. La stessa sentenza del Tar, rafforzata da due esposti dell’associazione “Rita Atria” (integrati da un articolo di MeridioNews e un video degli attivisti sui lavori in corso anche dopo l’alt del Tar) alla base del sequestro disposto dalla Procura di Caltagirone. Ed è chiaro che l’eventuale ribaltamento della scelta del Tar, seppur ancora in fase di sospensiva, sarebbe una “picconata” ai presupposti del sequestro di mercoledì.
 
Ma a Niscemi per ora è festa. «Siamo entusiasti, la legge è dalla nostra parte. I politici che fino ad oggi sono scesi a compromessi devono farsene una ragione. Il Muos è pericoloso ed abusivo», afferma Concetta Gualato, presidente del comitato Mamme no Muos. E si prepara il corteo di domani. Luca Cangemi, della direzione nazionale di Rifondazione Comunista, lancia un appello «a tutti quelli che non vogliono rassegnarsi a un futuro di guerra e di devastazione, di venire a Niscemi a festeggiare e a ribadire la propria determinazione a lottare contro il Muos e contro tutte le basi militari Usa e Nato». twitter: @MarioBarresi
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