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«Senza accorpare e privatizzare, difficile lo sviluppo dei nostri scali»

Di Tony Zermo |

«Intanto la prima cosa da fare – prosegue – è chiedere ai candidati alla presidenza della Regione di rispondere a due questioni: una è l’accorpamento tra Palermo e Trapani e tra Catania e Comiso, accorpamento che porta vantaggi, tanto per citarne uno, la maggiore forza nel trattare con le compagnie low cost in maniera da non svenarsi come è successo in questi anni. Cosa vogliono fare per questi accorpamenti? Io l’ho detto da tempo, invece hanno capito il contrario, che io volevo abolire Comiso. Bisogna rafforzarlo, non abolirlo, e anche se perde centinaia di migliaia di euro l’anno, come tutti gli scali sotto i 500 mila passeggeri, è uno strumento di valorizzazione del territorio. La mia idea è che tutti i piccoli, che sono tanti, dovrebbero essere finanziati da un fondo nazionale, considerato che hanno anche una funzione sociale, in modo tale che un fondo possa portare a dei risparmi. Noi abbiamo aeroporti che servono a molto poco come Foggia che sono una voragine di soldi e bisogna pur fare qualcosa. Adesso Lampedusa è diventata autonoma perché presa dalla Regione siciliana con Aeroservizi, e può arrivare al pareggio, è rimasta da sola Pantelleria che gestiamo ancora noi e che perde un milione l’anno: ma adesso stiamo facendo una gara per la gestione. In sostanza stiamo ragionando con lo schema che usavano gli antichi, il raggruppamento del val di Mazara, con Palermo, Trapani, Lampedusa e Pantelleria, e quello del Val di Noto con Catania e Comiso».

Catania ad agosto ha fatto un milione di passeggeri.

«Quanto Napoli. E Catania arriverà il prossimo anno al traguardo dei dieci milioni. Quindi se non interveniamo subito, non dico con la Morandi – per la quale siamo in ritardo spaventoso perché i lavori dovevano cominciare nel 2007 -, ma almeno usare quello spazio da adattare in questo momento come nuovo terminal, perché altrimenti non ce la possono fare. Ce l’hanno fatta finora miracolosamente, ma non è che si possa sempre sfidare la sorte. E intanto bisogna migliorare la viabilità, perché è ancora quella del tempo in cui abbiamo inaugurato l’aeroporto. La Sicilia è strana, si spendono un sacco di soldi per fare l’aeroporto e poi non si riesce a fare le vie di collegamento. E’ una cosa vergognosa».

Adesso il sindaco della città metropolitana, Enzo Bianco, è socio.

«Ma anche prima, quando non era socio, aveva la responsabilità del traffico viario del più grande aeroporto del Mezzogiorno, da collegare all’autostrada, perché poi basta niente per collegarlo, si tratta di allargare quella bretella che c’è. Sarebbe utilissima nei momenti di grande afflusso che per nostra fortuna c’è, non per merito, ma per fortuna».

Poi c’è l’altro quesito rivolto ai candidati alla presidenza della Regione siciliana.

«Ormai è assodato che le amministrazione pubbliche, nel caso in specie negli aeroporti, hanno un rendimento di gran lunga inferiore al rendimento delle gestioni private. Basta guardare al raffronto tra Catania e Palermo con Napoli. Catani e Palermo sono pubbliche e Napoli è privata: il rendimento e quindi la capacità di investimento di Napoli, gestita da un fondo privato, è infinitamente superiore a quello di Catania e Palermo. A questo punto, dopo tutto quello che è accaduto, la mia domanda è: che cosa si vuol fare in uno dei comparti più importanti per lo sviluppo della Sicilia? Perché nessuno ne parla in campagna elettorale? E’ una scelta, e lo si dica chiaramente, senza avanzare alibi, senza dire aspettiamo, eccetera. Cosa c’è da aspettare ancora? E’ questo il momento migliore. Comprano e vendono aeroporti in tutto il mondo, i Benetton hanno acquistato l’aeroporto di Nizza per due miliardi, ora è in vendita anche il Charles De Gaulle di Parigi. Soltanto in Sicilia non succede niente. Leoluca Orlando ha detto che preferisce l’aeroporto di Palermo in mano pubblica e io questo lo considero un atto di analfabetismo politico, ma non mi oppongo. Dico solo che sarebbe stupido proseguire in una gestione pubblica che non ha i necessari margini di guadagno per fare gli investimenti. Fontanarossa è sempre più affollata. Che si aspetta a decidere? Se la Sicilia non si apre ai capitali privati, posti di lavoro non ne verranno mai».

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