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A Catania vecchi franchi o soldi indiani vengono spacciati per euro

Di Maria Elena Quaiotti |

Catania – «Monete false? Eccome se ce ne sono, il punto è che nessuno le controlla»: a parlare alcuni posteggiatori abusivi del centro, che di monete se ne intendono. «Sono le monete straniere a poter essere confuse facilmente, come i vecchi 10 franchi che somigliano alla moneta da un euro, si riconoscono perché hanno un angelo con una torcia. Oppure una moneta indonesiana molto simile ai 2 euro, ma con impressa una palma e una pagoda». Tra i “falsi” più ricorrenti «monete da 2 euro provenienti dalla Francia, li riconosciamo dalla zigrinatura, oppure 1 euro italiano con l’uomo vitruviano con le costole molto più in rilievo».

Metodi “ortodossi” di riconoscimento, ma che danno un segnale di un fenomeno sommerso che assume rilevanza quando in città i flussi turistici sono alti, per esempio durante la festa di Sant’Agata appena trascorsa, o comunque in estate. In pieno centro i commercianti sono comunque molto attenti al denaro che passa attraverso le loro casse, come Alessandro Zappalà, panettiere in via Santa Maria in Betlem: «Oltre alle classiche banconote da 20 euro, che però sappiamo riconoscere, capita spesso di vederci dare le vecchie 500 lire al posto di 2 euro: sono soprattutto le signore anziane a farlo, per questo non abbiamo mai pensato alla malafede, piuttosto preferiamo credere che non le distinguano facilmente».

O forse una nostalgia della lira, espressa platealmente da Pippo Marchese, che nella stessa via si occupa volontariamente della pulizia della strada e ci mostra orgoglioso una vecchia banconota da 5mila lire, chissà da quanto tempo nel suo portafoglio. È invece attrezzato con una piccola calamita sulla cassa Rosario Di Maria, edicolante in corso Sicilia: «I soldi falsi? Li riconosco al colpo. I 2 euro veri per esempio si attaccano alla calamita, certe volte danno soldi stranieri che sembrano 2 euro ma che hanno un toro stampato sopra, evidentemente non europeo. Oppure mi son visto dare monete romene che a prima vista sembrano 50 centesimi. Una volta la banca mi ha restituito quelli che credevo essere 5 centesimi ed erano invece di un altro Stato extraeuropeo. Le banconote invece le riconosco subito al tatto, dai bordi rialzati e dall’ologramma in trasparenza». «Le monete le riconosco dal peso, dal suono che fanno quando le metto sul banco e dal colore – spiega Nerina Percolla, alla cassa del Bar Prestipino in via Etnea – capitano i 2 euro che non sono proprio lucidi o 1 euro dal colore giallo sole. Per le banconote abbiamo la macchinetta apposita, sempre aggiornata: quando succede di incappare in un falso di norma lo restituiamo al cliente, solo in caso di problemi con il cliente ci rivolgiamo alla polizia».

Stesso comportamento anche per Antonio Di Mauro, proprietario del Bar Spinella: «Credo ci sia più rischio con l’aumento dell’afflusso di gente. Personalmente non sono mai incappato in monete false, forse perché non ci ho fatto caso. È capitato che mi sia sfuggita qualche banconota falsa una volta chiusa la cassa, in questo caso l’ho stracciata».

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