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Dissesto a Catania, Enzo Bianco tende la mano. Ma è polemica…

Di Gianluca Reale |

CATANIA. «Abbiamo massimo rispetto per la Corte dei conti siciliana, ma la sua decisione appare ingiusta e sbagliata e tutta la città deve contrastarla con un doveroso ricorso a Roma alle Sezioni riunite della Corte stessa, come fatto in casi analoghi con successo da altri Comuni». Enzo Bianco non ci sta a questa “accelerazione” da parte dei giudici contabili di Palermo giunta proprio alla fine della sua sindacatura. «Se il Comune non ha subito il dissesto quando la città era al buio e i creditori non venivano pagati – aggiunge l’ex primo cittadino – a maggior ragione risulta incomprensibile che venga dichiarato oggi in una situazione finanziaria chiaramente migliorata rispetto 5 o 10 anni fa. Ecco perché ci sono tutti i margini per ribaltare questa decisione che Catania non merita».

Da sindaco, in questi anni Bianco ha dovuto “fronteggiare” più volte i rilievi della Corte. Nel corso delle convocazioni a Palermo, provando a rispondere con i suoi assessori tecnici ad ogni “bacchettata” dei giudici. E «sul piano nazionale – dicono uomini a lui vicini – spendendosi anche in prima persona per provare a placare le spinte di chi, da dentro la Corte, ha sempre preso di mira Catania».

«Il dissesto – aggiunge adesso Bianco – sarebbe una mannaia per la città e noi stessi abbiamo evitato di dichiararlo quando ci siamo insediati nel 2013». Per l’ex sindaco «i giudici contabili di Palermo evidentemente non hanno ritenuto sostenibile il piano di risanamento in vigore, approvato nel 2012 dall’amministrazione Stancanelli, ma non hanno tenuto conto degli sforzi compiuti da Catania e dai catanesi in questi anni: il taglio dei trasferimenti nazionali e regionali (41 milioni in meno su base annua dal 2012), un’azione di trasparenza con l’emersione di centinaia di milioni di euro di debiti e contenziosi legali, l’azzeramento dei fitti passivi, la puntualità nei pagamenti dei dipendenti comunali e la diminuzione addirittura dell’80% dei tempi di attesa per i pagamenti ai fornitori. Non possiamo consentire – prosegue l’ex primo cittadino – che azioni virtuose alla fine portino al dissesto: sarebbe un paradosso pericoloso e ingiustificabile».

La sezione di controllo regionale della Corte dei conti non fa sconti a nessuno nelle 70 pagine della deliberazione 153/2018 in cui accerta le condizioni del dissesto ripercorrendo la vicenda del piano di riequilibrio: nel 2016 rileva la mole crescente del contenzioso per un valore, al 31.12.2015, di «712 milioni di euro, importo poi ridefinito a 601 milioni» rispetto agli 8,3 di «potenziali passività» previste dal piano del 2012; punta il dito sul disavanzo di amministrazione, contro la «deliberazione del Consiglio comunale n. 18 del 2017 di approvazione della rimodulazione del piano» da considerare «illegittima» perché approvata il 2 giugno e non entro il termine perentorio del 31 maggio.

In ogni caso, ora c’è da evitare il peggio. «Superando chi in passato ha lavorato irresponsabilmente per il fallimento del Comune – aggiunge Bianco – adesso occorre difendere la città a tutti i costi e tutti insieme». Un appello che, detto così, stona all’attuale vicesindaco e assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi, che firmò il piano di rientro nel 2012.

«A fronte del rispettoso atteggiamento tenuto dal sindaco Pogliese e dal sottoscritto per il traumatico evento del dissesto – replica Bonaccorsi – lasciano sinceramente stupefatti le dichiarazioni dell’ex sindaco Bianco e dell’ex assessore Andò. Forse il silenzio sarebbe stato più appropriato, anche alla luce dei contenuti della delibera della Corte. Non mancheranno sedi di confronto con la città per individuare errori, responsabilità e modalità di gestione». Delibera dei giudici alla mano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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