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“Università Bandita”, “Inchiesta non mette a rischio esami e lauree”

Di Gianluca Reale |

Catania – «Dire che l’Università sia destinata alle élite è la vera vergogna venuta fuori dalle intercettazioni. Noi, invece, riteniamo che l’università debba essere di tutti e alla portata di tutti». Quando Luisa Intelisano, studentessa del Coordinamento universitario, pronuncia questa frase scattano gli applausi delle decine di partecipanti all’assemblea convocata ieri pomeriggio nell’androne del Rettorato. Già in mattinata gli stessi studenti di Coordinamento, Link, Mua e Fronte della Gioventù Comunista, si erano mobilitati dando vita a un’occupazione simbolica, con tanto di striscione appeso fra le due colonne del portale d’ingresso di Palazzo Centrale. Qualche piccola incomprensione con la Digos, ma una protesta tranquilla che non ha impedito a nessuno di entrare o uscire dall’edificio, nata per “lanciare” l’assemblea pomeridiana. Un confronto, quest’ultimo, già annunciato e anche politico, sulle “storture” prodotte dalla legge Gelmini sia nella «gerarchizzazione» delle università, sia nel meccanismo di reclutamento.

Studenti e studentesse pretendono risposte. «Crediamo – dice ancora Luisa in assemblea – che gli organi universitari debbano garantirci che in nessun modo il diritto allo studio venga intaccato. E chiediamo che vengano smentite le notizie di annullamento di esami e lauree che stanno circolando». Voci che girano sui social, generando allarme e confusione.

A rassicurare tutti è il direttore generale, Bellantoni. «Sono voci totalmente infondate – spiega – perché anche se un giorno, ove appurata la responsabilità, il Miur dovesse annullare i concorsi, tutti gli esami svolti e gli atti adottati dai docenti coinvolti manterrebbero la loro efficacia. È un principio del diritto amministrativo a tutela dei terzi. Piuttosto se il relatore di una tesi dovesse essere un professore sospeso a quel punto diventerebbe necessario cercare un altro relatore. Assicuro, però, che la didattica è garantita».

Intervengono anche i rappresentanti del Cuda, Coordinamento Unico d’Ateneo di Catania per un’Università pubblica, libera, aperta e democratica, i docenti Gianni Piazza e Attilio Scuderi. «Invitiamo tutti gli studenti – dice Scuderi – a segnalarci foto, testi o altro di chi sui social dice queste cose. Siamo pronti a sporgere denuncia per “procurato allarme”. Così come stiamo avviando azioni legali verso la stampa che ha scritto che abbiamo votato il rettore con i “pizzini”. Chiederemo delle rettifiche e se non arriveranno quereleremo». Per il Cuda «l’Università non è un’associazione a delinquere, ma va rigenerata», come titola una loro lettera aperta agli studenti. «Molte cose venute fuori dalle intercettazioni – aggiunge Scuderi – sono montate in modo creativo, anche se emerge un linguaggio che mostra un feroce attaccamento al potere da parte di alcuni».

Sul banco degli imputati, poi, la legge Gelmini «contro la quale – aggiunge Piazza – dieci anni fa ci siamo battuti, annunciando quasi da cassandre quello che avrebbe prodotto su partecipazione democratica e reclutamento». Paolo Putrino, di Link, espone perplessità sulle votazioni in piena estate per eleggere il rettore e sulla «partecipazione democratica degli studenti, visto che si tratta di elezione di terzo livello». È ancora Bellantoni a prendere la parola: «Cercheremo di favorire la partecipazione della componente studentesca, che è sempre bassa. Per evitare che la rappresentanza avvantaggi solo i gruppi organizzati, io sarei favorevole anche a istituire il voto on line».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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