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Ascenzio, “re da’ Catina” fra consensi e ombre. «Non farò più il sindaco» Il sogno (infranto) dell’Ars

Di MARIO BARRESI |

Meno di un mese. Dal 24 gennaio al 13 febbraio del 2012. «Un breve ma intenso periodo di attività che mi ha arricchito ulteriormente di esperienza», lo definisce il sindaco di Aci Catena, Ascenzio Maesano, arrestato ieri per corruzione. Nel 2008 fu infatti il primo dei non eletti nella fortissima lista del centrodestra, con 8.835 voti. Su quella campagna elettorale sarebbe arrivata l’accusa di un killer-pentito del clan Cappello. «Il boss Fichera avrebbe dato l’incarico di sostenere l’azzurro Maesano», disse Gaetano D’Aquino, il 15 maggio 2012, in un’udienza del processo a Raffaele e Angelo Lombardo. Nell’aula-bunker di Bicocca, D’Aquino raccontò che nel 2008 l’affiliato Sebastiano Fichera (poi ucciso il 26 agosto dello stesso anno) «prese 120mila euro da Maesano». Rivelando: «Il clan «lo chiamava “Ascio”, organizzavamo i pullman per portare la gente a votare e se vedevamo la Digos scappavamo». Maesano smentì sdegnato: «Non ho mai avuto contiguità con ambienti malavitosi». E annunciò querela. Certo di uscirne pulito, come nell’unico processo a suo carico. Assolto, con altri imputati fra cui Vittorio Cecchi Gori, per corruzione elettorale sulla candidatura del produttore cinematografico alle Politiche del 2001 nel collegio acese.

«Stavolta, però, ce la faccio a salire all’Ars», andava dicendo in paese. E infatti, a più di un anno dalle Regionali, il sindaco di Aci Catena era già candidato in pectore «in Forza Italia con Catanoso o in una lista del centrodestra in cui ci sarà lo spazio», confessava lo scorso 29 luglio al sito FanCity Acireale. «A meno che… di altre situazioni», precisava. Anacolutico e quasi profetico. Annunciando: «Rinuncerò al secondo mandato, nel maggio 2017».

Del resto sindaco lo è da una vita: in consiglio comunale dal 1990, fu primo cittadino dal 1999 al 2008; poi alla Provincia, da assessore al Bilancio, fino al 2012. Anno del ritorno in municipio: 6.478 voti (57,15%) al ballottaggio contro Francesco Petralia.

Maturità scientifica all’“Archimede” di Acireale, Maesano è dipendente in distacco dell’istituto “Ardizzone-Gioeni” di Catania. Sposato e padre di due figli, lo ricordano infervorato spettatore delle partite delle “Liberelle” di pallavolo, oltre che giocatore amatoriale di calcio. Nel suo sito rivela le passioni per «la musica, il teatro e la letteratura siciliana». In paese ricordano anche quella per il casinò, con più di una puntata a Malta.

Lo difendono, in paese. Qui è per antonomasia «‘U sinnucu». A modo suo. Seguendo di persona i lavori, girando per quartieri e frazioni, aiutando – anche di tasca propria – i più bisognosi. Col senno di poi qualcuno ricorda l’apertura dello “Sportello legalità e sviluppo economico” nell’ottobre 2014. Accanto al sindaco con la fascia tricolore, il prefetto Maria Guia Federico. Poco più defilato, nella foto ufficiale, il pm Pasquale Pacifico. Integerrimo titolare dell’indagine che ha portato al fermo di Maesano per corruzione. E poi l’iniziativa nelle scuole medie: “L’ora della legalità”. «L’unica strada per la crescita dei territori». Sosteneva Ascenzio, due anni fa. Quando non immaginava di finire con l’ora d’aria.

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