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Il caso George Floyd visto da un catanese a New York

Di Damiano Scala |

CATANIA – La quiete dopo la tempesta. New York ritorna a vivere senza coprifuoco dopo settimane di tensione e cerca di tornare ad una parvenza di normalità circondata da un malessere ancora lontano dall’essere sopito del tutto.

“La paura di essere un ragazzo di colore a New York, come in molte altre parti degli Stati Uniti, è quella di essere fermati la sera, mentre si passeggia tranquillamente per la strada. Fermati dalla polizia per il semplice colore della propria pelle: una situazione viva da tempo nella quotidianità della comunità afroamericana”. Queste le parole del regista e autore Elio Sofia, catanese. che da anni vive nella Grande Mela.

“Qui come in tante altre parti degli Stati Uniti per settimane ci sono state moltissime manifestazione con migliaia di persone che, gridando “I can’t breathe”, chiedono giustizia per George Floyd”. Dal giorno alla notte, se la mattina i cortei erano assolutamente pacifici, appena calava il buio entravano in azione vandali e saccheggiatori. “Le vie dello shopping e della ristorazione di New York – continua Elio Sofia – sono state letteralmente distrutte. Al posto delle vetrine mandate in frantumi, sono stati posizionati pannelli di compensato. Adesso sembra essere tornata una calma apparente ma la situazione è assolutamente surreale se consideriamo anche il fatto che la città è stata già duramente provata dal lockdown dovuto all’emergenza Coronavirus”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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