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Crac Wind Jet, Pulvirenti risponde al gip

Crac Wind Jet, Pulvirenti risponde al gip e prova ancora a difendersi dalle accuse

Ecco le carte in mano ai pm: tremano i "colletti bianchi"

Di Redazione |

Antonino Pulvirenti ha risposto alle domande del Gip Giuliana Sammartino, così come Angelo Agatino Vitaliti, componente del Consiglio di amministrazione della Wind Jet. Un terzo indagato, Vincenzo Patti, presidente del collegio dei sindaci della compagnia aerea si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. Sono stati rinviati a dopodomani gli interrogatori di Stefano Rantuccio e di Paola Santagati, commercialista della Wind Jet. Vitaliti, Patti e Santagati sono indagati in stato di libertà e il Gip li ha sospesi dall’attività professionale per un anno.

Il presidente di Wind Jet, ed ex patron della società di calcio rossazzurra, Antonino Pulvirenti, agli arresti domiciliari da due giorni per bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sui bilanci della compagnia low cost. 

“Pulvirenti ha sostenuto Wind Jet – ha spiegato il suo legale, l’avvocato Grasso – con un capitale sociale, con il finanziamento dei soci e con un’altra serie di iniziative. E all’interno di questa società non ci sono state operazioni distrattive. Non c’è stato alcun artificio contabile, ma un apporto economico reale, quindi non si può configurare alcuna ipotesi distruttiva”. “È stato un imprenditore che ha fatto scelte aziendali sbagliate – ha osservato Grasso – che ha pagato sul piano economico. Tutte operazioni sono infatti assolutamente pulite”.

Secondo le indagini della guardia di finanza nel bilancio della Wind Jet sarebbero state realizzate “artificiose sopravalutazioni operate con il contributo di società estere che, attraverso perizie di comodo, hanno gonfiato il valore delle rimanenze di magazzino per oltre 30 milioni di euro”. Nell’agosto del 2012 con gli aerei a terra, a fronte di 20milioni di euro incassati con biglietti già emessi, l’azienda ha chiuso non potendo più coprire le spese e 500 dipendenti sono stati licenziati. Il fallimento è stato evitato con l’accesso, nel maggio del 2013, a un concordato preventivo per fare fronte a un passivo di 238 milioni di euro e a un debito con l’Erario di 43 milioni. L’inchiesta della Procura di Catania è coordinata dal procuratore Michelangelo Patanè e dai sostituti Alessia Natale, Alessandra Tasciotti e Alessandro Sorrentino. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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