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«Stop alla vendita di cannabis light», ma il ministro Giulia Grillo aspetta il parere dell’Avvocatura

Di Redazione |

CATANIA – Mentre il Canada legalizza la marijuana anche a scopo ricreativo, in Italia potrebbe presto essere vietata la vendita persino della cannabis light, “erba” da fumare a bassissimo contenuto di principio attivo che oramai si trova anche al tabacchino.  Il Consiglio superiore di sanità (Css) si è infatti espresso contro la commercializzazione di questo prodotto. In un parere richiesto a febbraio dal segretariato generale del ministero della Salute, l’organo consultivo raccomanda «che siano attivate, nell’interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti». Un colpo ferale per un mercato in pieno boom: quello degli spinelli “leggeri”, venduti sia nei negozi veri e propri che su internet. In base a questo parere infatti, il ministero potrebbe ora intervenire con una apposita norma.

Al Css sono stati posti due quesiti: se questi prodotti siano da considerarsi pericolosi per la salute umana, e se possano essere messi in commercio ed eventualmente a quali condizioni. Ebbene, riguardo alla prima domanda, il Consiglio «ritiene che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichetta la presenza di ‘cannabis’ o ‘cannabis light’ o ‘cannabis leggera, non può essere esclusa».

Questi i motivi: «La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni (0,2%-0,6%, le percentuali consentite dalla legge, Ndr) non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine». 

Stop quindi alla vendita della cannabis light in Italia? Non subito, visto che sulla base delle opinioni espresse dal Css, il ministero della Salute ha anche richiesto un parere all’Avvocatura dello Stato, che non sarebbe ancora arrivato. «Aspettiamo ancora la decisione dell’Avvocatura dello Stato» ha detto infatti il ministro della Salute, Giulia Grillo.

«Seguo con grande attenzione la questione della commercializzazione della cosiddetta cannabis light. Il precedente ministro della Salute – rileva Grillo in una nota – il 19 febbraio scorso ha chiesto un parere interno al Consiglio superiore di sanità sulla eventuale pericolosità per la salute di questa sostanza. Il Consiglio si è espresso il 10 aprile scorso e il ministro ha investito della questione l’Avvocatura generale dello Stato per un parere anche sulla base degli elementi da raccogliere dalle altre amministrazioni competenti (Presidenza del Consiglio e Ministeri dell’Interno, Economia, Sviluppo economico, Agricoltura, Infrastrutture e trasporti). Non appena riceverò tali indicazioni – conclude – assumerò le decisioni necessarie, d’intesa con gli altri ministri».

Il parere del Consiglio superiore di Sanità sulla cannabis light rischia di determinare la chiusura di centinaia di negozi specializzati nella vendita della canapa, che negli ultimi mesi sono sorti in tutta Italia. Sarebbero circa 700 i negozi che vendono cannabis light, nell’ultimo anno ne sono stati aperti diversi anche a Catania e Palermo ma non solo. Per non parlare delle tante aziende agricole che hanno avviato nel 2018 la coltivazione di canapa leggera in tutta Italia.

Secondo Coldiretti il giro d’affari stimato è di oltre 40 milioni di euro, che si sviluppa sia nei negozi veri e propri, sia su internet. Nel giro di 5 anni sono aumentati di 10 volte i terreni coltivati a canapa (per vari usi, non solo per la versione ‘light’), dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4.000 stimati per il 2018, sempre secondo Coldiretti. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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