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Annullato l’ergastolo a Gianni il bello per l’omicidio della svizzera Sabine Maccarrone

Di Redazione |

PALERMO – La corte d’assise d’appello di Palermo ha annullato l’ergastolo inflitto in primo grado a Gianni Mellusso, 61 anni, detto “Gianni il bello”, uno degli accusatori  di Enzo Tortora. Era stato condannato per l’omicidio della svizzera Sabine Maccarrone, 39 anni, trovata morta il 16 aprile 2007 dentro un pozzo artesiano a Mazara del Vallo (Trapani). La corte ha disposto la scarcerazione di Melluso, originario di Sciacca (Agrigento). 

«Sono stato un rapinatore di banche perché mi piace la bella vita, ma non ho mai ucciso nessuno» disse Melluso subito dopo la lettura della sentenza della Corte di Assise di Trapani che il 29 maggio del 2015 lo condannò all’ergastolo per l’omicidio di Sabine Marraccone, una bella donna italo-svizzera di 40 anni, originaria di San Benedetto del Tronto, che nel 2007 venne trovata cadavere dentro un pozzo artesiano in una casa di contrada San Nicola, a Mazara del Vallo.

Quando ricevette la condanna, Melluso si trovava già in carcere per una condanna a 8 anni, ridotta poi a 5 in appello, per un giro di squillo straniere che lui stesso aveva organizzato nel 2012 a Sciacca insieme alla moglie e a due complici. A coinvolgerlo nelle indagini riguardanti il delitto di Mazara era stato il pregiudicato mazarese Giuseppe D’Assero, che con lui aveva trascorso un periodo di detenzione nel carcere di Catania.

La scomparsa di Sabine, che lavorava in un bar a Sciacca, era stata denunciata dai genitori che risiedono a Pagliare del Tronto. Sabina Maccarone era legata sentimentalmente a Giuseppe D’Assero e con lui aveva convissuto, prima di lasciarlo a causa del suo carattere violento. La casa dove venne scoperto il cadavere è di proprietà della madre di D’Assero e fu lui il primo ad essere sospettato. Melluso si trovava ancora in carcere in regime di semi libertà, Sabine Maccarrone era sua amica e per un periodo aveva abitato a Sciacca. Il pregiudicato mazarese, che per qualche tempo si era reso irreperibile, ad un certo punto confessò di avere ucciso Sabine “su incarico di Melluso”. Quest’ultimo nel periodo della scomparsa della donna era stato intervistato nel corso della trasmissione “Chi l’ha visto ?” e parlato, oltre che di Sabine e D’Assero, anche di un presunto collegamento con la la vicenda della piccola Denise Pipitone. D’Assero, infatti, è l’ex marito di Rosalba Pulizzi, a sua volta sorella del padre naturale della bambina di cui non si hanno più notizie dal settembre 2004.

Gianni Melluso, Sabine Maccarrone e Giuseppe D’Assero

Che Gianni “il bello” fosse il mandante del delitto era convinta anche la Procura della Repubblica di Marsala, che nell’ambito del processo in Corte d’Assise ne aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Melluso ha sempre respinto ogni accusa, ritenendo D’Assero, che nel frattempo era stato condannato a 30 anni quale esecutore materiale dell’omicidio, inattendibile.

La carriera criminale di “Gianni il bello” è cominciata presto quando si trasferì giovanissimo a Milano per dare sfogo alla sua ambizione di lasciare una Sicilia che non offriva nulla. Sfruttando sfrontatezza e avvenenza fisica, entrò in un giro malavitoso dedito a rapine e bella vita, fra colpi in banca, auto di lusso e donne. Venne arrestato nel 1983 per droga e per l’ipotizzata appartenenza alla “Nuova Camorra Organizzata” di Raffaele Cutolo. Ma furono le sue accuse a Enzo Tortora, frutto anche quelle del desiderio continuo di essere protagonista, a portarlo alla ribalta della cronaca. Tornato a Sciacca nel 2010 dopo un periodo di detenzione, chiese scusa alla famiglia del presentatore televisivo emise in piedi una sala giochi, ma venne nuovamente “beccato” mentre gestiva una casa d’appuntamenti.

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