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Musumeci: «In Sicilia contagi più che altrove». In arrivo l’Esercito contro i “furbetti”

Di Mario Barresi |

CATANIA – Un’ulteriore stretta, soprattutto sullo Stretto. Ma anche un altro appello al Viminale: più controlli e più sanzioni non solo su chi rientra nell’Isola, ma anche sui “furbetti” che violano i divieti antivirus nelle città siciliane. Continua il fitto carteggio fra Palazzo d’Orléans e Roma. E, nel giorno in cui ottiene dai ministeri di Trasporti e Salute un decreto ancor più rigido sui collegamenti da e per l’Isola, Nello Musumeci incalza, seppur con formale bon ton, il Viminale anche per ribadire la richiesta di schierare l’Esercito.

Il governatore segnala a Luciana Lamorgese innanzitutto che «la perdurante diffusa inosservanza delle norme di prevenzione della diffusione del Covid-19» rilancia «l’esigenza di un maggiore controllo preventivo e di una più intensa attività sanzionatoria nei centri abitati, con particolare riguardo alle Città capoluogo ed agli approdi dello Stretto». In effetti, il picco delle violazioni ai decreti del premier Giuseppe Conte anche in Sicilia segue l’andamento della curva nazionale (43mila denunciati in una settimana), quasi in parallelo con l’escalation dei contagiati. E non a caso il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ieri ha ufficializzato la linea dura dettata ai suoi pm: esercitare «rapidamente l’azione penale». Nei casi meno gravi «mediante richiesta di decreto penale di condanna al pagamento dell’ammenda»; in quelli più gravi («di concorso con delitti come quello di falsa autocertificazione o di delitto colposo contro la salute pubblica»), dice, « si procederà con la tempestiva richiesta di più gravi provvedimenti».

Musumeci, nella lettera al Viminale, esprime «il dovere», in una regione in cui «il tasso di crescita dei soggetti positivi al contagio in questo momento si rivela superiore alla media nazionale», di chiedere al ministro «di valutare la necessità di impartire disposizioni affinché sia potenziato il numero di Forze dell’Ordine i tale funzione, ricorrendo – mi permetto di suggerire – ove ritenuto necessario, anche ai militari dell’Esercito impegnato in Sicilia nell’operazione “Strade Sicure”». L’ipotesi dell’impiego dei miliari anche in Sicilia è sempre più probabile, visto che in Campania il governatore Vincenzo De Luca ha ottenuto l’Esercito dopo un pressing su Conte.  Musumeci chiede «un maggiore controllo preventivo e una più intensa attività sanzionatoria nei centri abitati, con particolare riguardo ai capoluoghi di provincia e agli approdi dello Stretto, vista la perdurante diffusa inosservanza delle norme di prevenzione». 

E ieri pomeriggio è arrivato un altro decreto interministeriale (Trasporti e Salute), che, su richiesta della Regione, detta nuove regole – ancora più stringenti – sui collegamenti da e per la Sicilia, in vigore fino al 25 marzo. Confermato lo stop del trasporto marittimo di passeggeri, così come l’autorizzazione al trasporto delle merci «possibilmente su unità di carico isolate non accompagnate», la norma firmata da Paola De Micheli e Roberto Speranza riduce frequenza e fascia oraria dei traghetti da Messina per Villa San Giovanni e Reggio Calabria: le corse giornaliere passano da 20 a quattro, ma soltanto dalle 6 alle 21. Ci sono altre deroghe, rispetto al precedente decreto, su chi può attraversare lo Stretto: ai lavoratori pendolari, a quanti dimostrano comprovate esigenze di lavoro e gravi motivi di salute o si trova in situazioni di necessità, si aggiungono gli appartenenti alle forze armate e dell’ordine e gli operatori sanitari pubblici e privati. Tutti i divieti del provvedimento del 18 marzo, inoltre, non si applicano al «personale sanitario in ingresso in Italia per l’esercizio di qualifiche professionali sanitarie» e ai «lavoratori transfrontalieri in ingresso e in uscita dal territorio nazionale per comprovati motivi di lavoro e per il conseguente rientro nella propria residenza». Due categorie che danno il senso dell’epoca di “guerra” contro il coronavirus. D’ora in poi – per la gioia del sindaco Cateno De Luca – il porto di imbarco e sbarco del traffico merci a Messina non sarà più la Rada San Francesco, ma l’approdo di Tremestieri.

I servizi di trasporto ferroviario, si legge nel decreto, «sono ulteriormente ridotti». Ecco i collegamenti «minimi essenziali»: gli Intercity Roma Termini-Palermo Centrale (partenza alle 7,26) e viceversa (alle 7), il Messina-Siracusa (15,55) e il Siracusa-Messina (7,32). Curiosità finale: affinché l’Enac autorizzi la partenza e l’arrivo di voli privati nell’isola, «deve essere comunque acquisita la preventiva autorizzazione del Presidente della Regione». Come dire: né via mare né via terra, la Sicilia stavolta è davvero chiusa per virus.

Stamattina intanto il governatore è tornato a parlare in tv dell’emergenza siciliana, dove appunto «il tasso di crescita dei soggetti positivi al contagio, in questo momento, si rivela superiore a quello della media nazionale». Musumeci, intervenendo a Mattinocinque, si è detto preoccupato  ma ha rassicurato la popolazione: «Sul piano sanitario la situazione è sotto controllo – ha detto – anche se stiamo preparandoci al peggio: è probabile che l’escalation dell’epidemia possa arrivare alla fine di marzo o ai primi di aprile. Ci stiamo attrezzando con nuovi posti di terapia intensiva, ne abbiamo 411 ma ne stiamo creando altri 200 e abbiamo mobilitato le strutture private». 

Twitter: @MarioBarresi

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