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Il piano per saldare Cosa Nostra catanese con la ‘Ndrangheta di Reggio Calabria

Di Redazione |

MESSINA – «C’è un pensato, ragionato itinerario criminale che tende a congiungere Catania a Reggio Calabria ed è evidente, come il richiamo di Cosa nostra, che come la ‘Ndrangheta ha temporaneamente poggiato la pistola sul comodino, incute tanto timore». Lo ha detto il comandante dei carabinieri del Ros, generale Giuseppe Governale, sull’operazione ‘Beta’ a Messina, sottolineando che dalle indagini «in Calabria ed in Sicilia registriamo evidenti interconnessioni» tra le criminalità organizzate delle due regioni.

«E’ un’attività ingente ed importante – ha sottolineato il procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita – una operazione nella quale emergono due aspetti: il primo è quello di una ‘entità’ di tipo mafioso che cerca di lavorare nell’economia reale di infiltrarsi nella società attraverso gruppi finanziari. Il secondo dato che emerge – ha osservato il magistrato – à che questa indagine mette a nudo una cellula di cosa nostra, sovraordinata rispetto ad altri gruppi mafiosi che quando si imbattono in questa ‘entità’ fanno un passo indietro».

Sono trenta i destinatari dell’ordinanza emessa dal Gip di Messina, ma due persone sono ancora irreperibili, perché all’estero. Uno di loro è l’ex presidente dell’Ance di Messina Carlo Borella. Tra gli arrestati un funzionario comunale, Raffaele Cucinotta, imprenditori, commercianti e un avvocato, Andrea Lo Castro.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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