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Quasi uno su due non ha un lavoro

Quasi uno su due non ha un lavoro Economia siciliana in piena recessione

Il report Sicilia della Fondazione Curella: Pil ancora negativo

Di Redazione |

Economia siciliana che annaspa, in piena recessione, disastroso mercato del lavoro, occupazione in profondo rosso che scivola a 1 milione e 310mila unità e tasso di disoccupazione che prosegue la scalata verso il 23% circa. È il quadro allarmante che emerge dall’edizione numero 43 del Report Sicilia, l’analisi previsionale dell’economia siciliana, realizzata da Diste Consulting per Fondazione Curella, illustrata questa mattina, nella sede della Fondazione Curella da Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella, e Alessandro La Monica, presidente del Diste Consulting. Persiste una massa di emarginati dal mercato del lavoro pari in Sicilia ad almeno un milione di persone tra disoccupati ufficiali (quasi 400mila) e altri soggetti 600/650mila che vorrebbero lavorare. In questo caso, il tasso di disoccupazione, per così dire allargato – definito con il termine di tasso di mancata partecipazione – si impenna al 44%. Per tutto il 2015 s’intravede una decelerazione della recessione, con un calo del prodotto interno lordo regionale dello 0,6%, nettamente inferiore al crollo medio annuo di oltre il 3% del precedente triennio. La fase discendente dell’economia è mitigata da un ritorno in positivo degli investimenti delle imprese in beni strumentali (+1,5%) e da un alleggerimento della crisi degli investimenti in costruzioni (-2,5%). I consumatori conservano un atteggiamento esitante nei confronti della spesa (-0,7% i consumi in termini reali). «Mentre alcune delle regioni più a Nord del Paese stanno uscendo faticosamente dalla crisi – afferma il professore Pietro Busetta – l’economia siciliana continua nella palude della recessione. L’occupazione è ancora in caduta libera e la disoccupazione è dilagante. L’apparato produttivo siciliano più che in altre aree territoriali ha vissuto passivamente la rivoluzione tecnologica e oggi si trova in una condizione decisamente peggiore di chi ha investito in innovazione. Chi non ha investito su ricerca, sviluppo e nuovi mercati è stato colpito duramente dalle difficoltà. Purtroppo la politica fa poco rispetto ai problemi reali che ci fanno segnare il passo come per esempio la carenza nelle infrastrutture, l’alto costo del lavoro». Le stime sul mercato del lavoro preannunciano una ulteriore accentuazione degli squilibri, con l’occupazione che arretra (-0,9%) per il nono anno di seguito e il tasso di disoccupazione che s’innalza al livello più alto dell’ultimo quindicennio (22,4%). Una fragile e discontinua ripresa si noterà per lo più in alcune regioni del Centro-Nord prefigurando per il 2015 la fine della crisi, malgrado le numerose minacce che incombono sull’economia italiana.

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