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Audizione prefetto di Catania all’Antimafia : «Sul Comune non sussistono condizioni di accesso»

Di Carmela Marino |

Roma – Il prefetto di Catania Maria Guia Federico è stata ascoltata oggi dalla Commissione Parlamentare Antimafia a Roma. Diversi gli argomenti oggetto dell’audizione a cominciare dalle presunte infiltrazioni mafiose al Comune di Catania in merito alle quali il prefetto etneo ha affermato: «Sebbene dagli accertamenti sia emerso che le notizie di stampa siano veritiere relativamente a presenze di parenti di mafiosi nell’apparato amministrativo catanese “l’analisi ha permesso di evidenziare che non sussistono le condizioni per un accesso” al Comune.  Per il Comune di Catania come già anticipato al vicepresidente Fava, si è tenuta una riunione di coordinamento per prendere in esame alcuni articoli di stampa relativi a presunti elementi di vicinanza di consiglieri a parenti vicini a sodalizi mafiosi. Poi abbiamo ricevuto la relazione della commissione antimafia regionale e siamo andati oltre – ha spiegato il prefetto – decidendo di effettuare con i vertici delle forze dell’ordine un monitoraggio per reperire elementi. Abbiamo prodotto una serie di schede che hanno evidenziato alcuni elementi di parentela: Marco Erica, consigliere della maggioranza, ha il genitore, il padre, denunciato per associazione di tipo mafioso. Riccardo Angelo Pellegrino, consigliere di opposizione di centro destra, segnalazioni che lo hanno denunciato per il reato previsto dal 416 ter. Francesca Raciti, presidente del consiglio comunale, padre indicato da un collaboratore come imprenditore riferimento della mafia». Ma in merito a quest’ultima posizione il prefetto ha precisato che «questa cosa non ha avuto seguito giudiziario».

Poi il prefetto di Catania ha spiegato che vi sono “rapporti di parentela che riguardano consiglieri, comunali e di circoscrizione, sia di maggioranza che di opposizione ma nessuno di questi fa parte della giunta. Comunque allo stato non c’erano i presupposti e abbiamo continuato ad eseguire il monitoraggio».

La seduta in commissione e’ stata molto tesa, con i senatori Mario Michele Giarrusso e Giuseppe Lumia e il vicepresidente Claudio Fava, a incalzare il prefetto di Catania sull’invio di una commissione d’accesso al Comune. «Quello che viene richiesto dalle norme non e’ comprendere se la mafia ha la maggioranza nel consiglio comunale o di circoscrizione a Catania ma verificare se ci fossero condizionamenti dell’Ente», ha affermato il senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Michele Giarrusso. «Lei non deve decidere sullo scioglimento ma deve verificare», ha aggiunto il vicepresidente Fava, mentre Lumia ha chiesto di valutare “visto il rapporto degli eletti con le famiglie mafiose la possibilita’ di interventi mirati, cioe’ di colpire le persone in questione senza colpire l’intero consesso”.

Il prefetto ha spiegato, fra diverse interruzioni, che «sul comune di Catania, manca l’attualita’ del problema: cosa e’ cambiato da quando sono stati eletti? Perche’ oggi? I legami c’erano gia’ nel 2013, il tutto e’ saltato fuori con una denuncia anonima alla commissione antimafia in un momento politico particolare. Non esiste un condizionamento dell’ente per queste parentele. Da quello di cui siamo in possesso, non sussistono condizioni per un provvedimento di accesso.

La presidente della commissione Rosy Bindi ha cercato di stemperare il clima proponendo l’accesso “agli atti solo per una circoscrizione o un quartiere, cioe’ Librino”. La commissione, ha commentato Bindi, ha “espresso il pensiero con molta chiarezza, il prefetto ha espresso il suo ed ognuno si fa il proprio convincimento”. Il prefetto di Catania ha poi sostenuto che, anche su proposta della presidente della Commissione Rosy Bindi, valuterà l’accesso per la circoscrizione di Librino. «La valutero’, visto che e’ una richiesta che mi e’ stata rivolta esplicitamente dalla presidente Bindi».

Oggetto dell’ audizione anche il Cara di Mineo. “Il Cara di Mineo – ha spiegato Maria Guia Federico –  e’ gestito direttamente dal ministero dell’Interno e ci sono sempre fra le 2.000 e le 2.300 persone. Non meno ma non di piu’. Ci sono sbarchi incessanti ma la magistratura catanese ha consentito e consente di assicurare alla giustizia gli scafisti”. Condizione invece “problematica” per i minori non accompagnati perche’ le strutture sono piene e la collocazione inizia ad essere un problema non indifferente». 

E sul recente delitto a Palagonia del consigliere comunale Marco Leonardo: «Il recente omicidio del consigliere di Palagonia non sarebbe relativo a dinamiche mafiose ma relative ad un debito. Il primo a sparare sarebbe stato il consiglere comunale che avrebbe esploso due colpi, poi raggiunto dal colpo mortale. Il consigliere comunale potrebbe essere un “esponente significativo”, ha aggiunto il prefetto, che ha chiesto la secretazione relativa all’appartenenza del consigliere ucciso, Marco Leonardo, 42 anni, della lista civica Palagonia Futura. L’omicida, che ha sostenuto di essere un creditore della vittima, si era costituito dopo il delitto. Nel 2008 Leonardo era stato coinvolto nell’indagine “Matrioska” sulle false assunzioni di 4.000 braccianti utilizzate per ottenere contributi pubblici. «In questo momento i Comuni che piu’ ci preoccupano – ha chiarito il prefetto – sono Paterno’, Biancavilla e Palagonia. Malgrado un incessante lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura l’organizzazione permane ma segnalo una diminuzione dei reati in provincia di Catania, in modo particolare di quelli predatori”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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