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La holding Finaria riprende fiato Crescono i “Fortè” e il Calcio Catania

Di Andrea Lodato |

Da quel 29 gennaio, dal terremoto che rischiava di buttare giù un gruppo già duramente messo alla prova dalla crisi irreversibile della Windjet (con finale segnato prima dal concordato preventivo che aveva scongiurato il fallimento e, dopo, dalla bufera giudiziaria) è passato un anno che ha segnato una autentica rivoluzione. E, soprattutto, il recupero di credibilità della holding, affidata, con una scelta felice e sinora determinante, ad un nuovo Cda, con Davide Franco, presidente, Giuseppe Davide Caruso, amministratore delegato e Pierluigi Mancuso, avvocato penalista. E un mese dopo lo stesso Davide Franco è stato nominato presidente del Catania calcio.

Dunque tutto nuovo di zecca. E da quel punto è partito uno sforzo notevole, quasi titanico, per rimettere in sesto un gruppo duramente provato da quei rovesci interni e dalla situazione economica sempre più fragile e precaria in Sicilia.

Dall’altro ieri, allora, subito a oggi. Con alcuni segali positivi legati, tanto per cominciare, al famoso piano industriale di cui si è parlato a lungo dopo l’insediamento del nuovo consiglio d’amministrazione. Esattamente un piano industriale asseverato per i crediti, che ha permesso alla Finaria di attivare una serie di contatti costruttivi con le banche. Con il piano asseverato presentato, la holding ha illustrato alle banche la sua capacità di fare fronte ad impegni assunti con la banca per aperture di linee di credito per i prossimi cinque anni. Contatti che sarebbero andati a buon fine, consentendo alla Finaria, appunto, di avviare alcune operazioni di consolidamento e rilancio.

Il 2016, così, si chiude con la Meridi (una delle controllate da Finaria) che inaugura sei nuovi punti vendita della catena degli hard discount Fortè. Controtendenza anche questa, perché da anni tutto il settore della grande distribuzione organizzata è in crisi nell’Isola, e anche il gruppo di Belpasso aveva vissuto una fase di criticità. Poi la reazione, la scelta di puntare anche sulla creazione di una piattaforma logistica per la distribuzione agli 85 punti vendita siciliani di ortofrutta prodotta sul territorio. E questo colpo di reni prima di Natale, con l’apertura dei negozi e le assunzioni che hanno portato il numero totale dei dipendenti della Finaria a circa 600.

 

Siamo, insomma, ancora di fronte ad un gruppo medio-grande, pur avendo perduto Windjet. Ma l’opera di risanamento ha toccato in maniera massiccia, e certamente anche più visibile per la gente, il Catania calcio. Qui il colpo di scena del 2016 è stato il ritorno di Pietro Lo Monaco come amministratore delegato, dopo la grande lite e il gelo seguito con Pulvirenti. Si dice, ed è sostanzialmente vero, che dopo le due retrocessioni, lo scandalo, lo scontro feroce con la piazza e i tifosi, solo Lo Monaco poteva rimetter mano in una società sull’orlo del baratro. Ne era consapevole anche Pulvirenti, anzi forse principalmente lui. E così pace e speranza riaccesa.

Il Catania oggi è vivo, non è poco e non c’era da esserne così certi sino a qualche mese fa. Situazione ancora complicata, ma l’ad ha affrontato di petto debiti, contenziosi, contratti, e follie lasciate dalla gestione Cosentino e a cui si era faticato a porre rimedio dopo essere precipitati in Lega Pro. Oggi la squadra è in lotta per i play off, in un contesto ancora economicamente complesso, ma, si direbbe, non più compromesso. Certo, qui molte cose più che i commercialisti o gli avvocati, possono essere mitigate o risolte dai gol fatti e dalle vittorie che potrebbero restituire il Catania ad una dimensione quanto meno rispettabile. Mentre Lo Monaco tiene a bada anche i conti.

Da ricordare del 2016, però, c’è anche l’operazione fondamentale con con cui Finaria ha dato in gestione ad Alpitour i due alberghi extralusso di Taormina, il “Grand Hotel Mazzarò Sea Palace” e il “Grand Hotel Atlantis Bay”. Trenta milioni circa entreranno nelle casse di Finaria nei prossimi 9 anni, periodo in cui è stato fissato l’affitto degli alberghi. Quindi nemmeno tempi biblici come si pensava, con un incasso importante per il gruppo.

 

Tutto ossigeno, per il territorio, per l’economia siciliana, per i lavoratori, per un gruppo che sino a qualche anno fa era tra i primi in Sicilia per fatturato, per dipendenti e per diversificazione delle attività. Oggi va consolidata la posizione faticosamente recuperata per garantire i livelli occupazionali. E la gestione degli amministratori e del management sembra avere imboccato la strada giusta.

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