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Dopo 42 anni, in Sicilia la nuova legge per il governo del territorio: «Adesso servono i piani urbanistici per cambiare volto alle città»

Di Assia La Rosa |

CATANIA – «Un cambio di rotta necessario, che si attendeva da 42 anni – ed esattamente dalla precedente riforma targata Mattarella-Fasino – e che finalmente potrà dare nuovo volto alle città siciliane, perseguendo gli obiettivi di rigenerazione urbana, recupero edilizio e risparmio energetico». Questo il commento del presidente dell’Ordine degli Ingegneri Giuseppe Platania e del vicepresidente della Fondazione di Catania Salvatore Bazzano durante il convegno “La nuova legge per il governo del territorio in Sicilia”, organizzato dalla categoria con il Centro Provinciale Studi Urbanistici di Catania, con il patrocinio di Ance Catania.

«La legge – ha proseguito Platania – andrà a sostituire quella vigente del 1978 e su cui si sono sviluppati dibattiti per anni, accompagnati da tentativi, sempre naufragati, di riscrivere la normativa urbanistica. Adesso, come in altre regioni del Paese, anche noi potremo fare un grande passo in avanti. La normativa del ’78, infatti, è rimasta ancorata per troppo tempo a una concezione superata e insufficiente per governare le nuove e non più procrastinabili problematiche che affliggono il territorio siciliano. La riduzione del consumo di suolo, la rigenerazione urbana sostenibile, passando per la riqualificazione e il recupero edilizio, la perequazione urbanistica e la compensazione, rappresentano elementi innovativi che riallineano la Sicilia alle Regioni che oggi sono giunte alla terza generazione di legge urbanistica». Entrando più nello specifico, per il presidente degli Ingegneri etnei «si tratta di una possibilità anche in ottica di risparmio energetico e sicurezza sismica, che si concretizzerà se alla base del piano urbanistico generale verrà posta la disciplina dell’incentivazione. Tuttavia, non mancano le criticità, ragion per cui sarà necessaria una vigilanza democratica – soprattutto nella prima fase – richiamando il legislatore ad adempiere agli impegni e agli oneri a suo carico: in primis, mettendo in campo i previsti decreti attuativi per rendere applicabile la normativa e renderla operativa. Cosa su cui ci sono delle criticità, visto che la legge prevede già undici rinvii, di cui tre senza previsione temporale». Ancora, sulla riduzione di suolo, Platania critica «il limite massimo del 10% della superficie di suolo urbanizzato da destinare all’esecuzione di opere pubbliche, previsto dall’art. 34, perché rischia di scoraggiare la ricerca di soluzioni alternative presenti nel territorio, consistenti nel riuso di aree già urbanizzate e nella loro rigenerazione, vanificando l’obiettivo di contenere il consumo di suolo», osservando che, «in altre regioni (Emilia Romagna e Lombardia) questo limite è fissato al 3%».

Un’altra critica avanzata dal presidente Platania riguarda il mantenimento degli standard urbanistici previsti dal DM 1444/1968: «Ancorare il dimensionamento delle aree destinate a servizi ad un parametro di tipo quantitativo anziché a parametri qualitativi-prestazionali per soddisfare i fabbisogni effettivi della comunità non è un modo intelligente di utilizzare il territorio e le risorse economiche». E aggiunge: «Non capisco che senso ha continuare a destinare 4,50 mq/abitante all’istruzione dell’obbligo quando sappiamo tutti che da almeno 30 anni si assiste a un decremento continuo e costante della popolazione scolastica legata al fenomeno della denatalità».

Osservazioni a cui si associa anche Bazzano, secondo il quale «la legge rappresenta sì un successo, se consentirà di introdurre nuovi criteri e di redigere un piano urbanistico generale apportando accorgimenti importanti».

«La legge è stata approvata a maggioranza dal Parlamento regionale ed è frutto delle osservazioni mosse da tutte le compagini politiche – ha aggiunto il presidente del Centro Studi Urbanistici di Catania Pierluigi Bella – Adesso occorrerà analizzare le modalità di applicazione e le trasformazioni fisiche, sociali ed economiche, sperando che non vengano deluse le aspettative dei professionisti e dei cittadini». Un cambio di rotta? «Servirà redigere dei piani urbanistici partendo dal basso, attraverso il confronto con cittadini e ordini professionali, fino all’approvazione da parte della Regione – ha proseguito – Prima, però, servirà comporre un Piano Territoriale Regionale e uno Paesaggistico da parte della Soprintendenza. Affinché si raggiungano i risultati attesi, sarà importante che i due piani interagiscano tra loro».

Nel corso della tavola rotonda, spazio anche ad Ance Catania, con l’intervento dell’ingegnere Salvo Messina: «Siamo soddisfatti perché la nuova legge porta con sé i fondamenti prioritari dell’urbanistica contemporanea. Tra questi, la rigenerazione urbana, fondamentale per rimarginare alcune cicatrici del centro urbano. La cosa fondamentale è che il legislatore lavori su alcune criticità, quali l’assenza di incentivi fiscali che possano contribuire alla sostituzione edilizia. La speranza è che la legge sia uno sprone per la nostra Amministrazione, affinché si adotti un piano urbano generale che manca ormai da oltre 40 anni».

Al convegno hanno partecipato, il presidente del Centro nazionale Studi Urbanistici Paolo La Greca, il presidente Istituto nazionale Urbanistica Sicilia Giuseppe Trombino, il Capo Area Tecnica del Comune di Enna Venerando Russo, il dirigente Area Urbanistica Comune di Acireale Andrea Giudice, il presidente della Camera Amministrativa Siciliana Giampiero De Luca, l’avvocato del Foro di Catania Edoardo Nigra, il vicepresidente di Ance Catania Salvo Messina e il componente del Consiglio Direttivo CePSU di Catania Luca Barbarossa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA