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Voti sospetti in ospizio, archiviata posizione per Luca Sammartino

Di Redazione |

Catania – La posizione di Luca Sammartino è stata archiviata nell’indagine sui voti “sospetti” nell’ospizio del Catanese. Si conclude la vicenda giudiziaria del deputato regionale del Pd, che s’è sempre detto «certo dal primo momento che con le indagini si sarebbe potuto accertare solo la mia totale estraneità ai fatti che mi venivano contestati». Fatti che risalgono alla campagna elettorale delle scorse Regionali, venuti alla luce dopo un servizio di Striscia la Notizia. “Mr. 32mila preferenze” era indagato dalla Procura di Catania in un’inchiesta su presunte irregolarità in un seggio speciale allestito nel centro per anziani “Maria Regina” di Sant’Agata li Battiati. Le indagini della Digos erano state avviate con l’acquisizione del video sui social di un uomo che contestava il voto espresso dalla madre, interdetta, senza che nessuno dei figli ne avesse firmato l’ autorizzazione.

L’archiviazione di Sammartino risale a circa due mesi fa, ma la notizia è stata confermata ieri dall’interessato, interpellato da LiveSicilia. «Ho avuto sempre fiducia nell’operato della magistratura», dice. Ma chi, nel suo entourage, sapeva già da tempo della notizia, ora parla di «un sollievo dopo la gogna che ha subito». Il renziano del Pd ha mantenuto un profilo basso: «Ho continuato a lavorare e impegnarmi come sempre – dice – nonostante gli schizzi di fango mediatici e le speculazioni politiche, con l’onta di essere inserito in liste di cosiddetti “impresentabili” pur essendo sicuro che il tempo e le indagini scrupolose mi avrebbero dato ragione». E in effetti l’attività all’Ars (con i ddl su “Marina resort”, diritto allo studio e semplificazione nelle autorizzazioni paesaggistiche) non ne ha risentito. E nemmeno qualla politica. Sabato scorso, a Catania, nell’incontro di ringraziamento di Caterina Chinnici, eletta eurodeputata col suo decisivo sostegno, Sammartino ha lanciato la “fase 2” dei moderati: «Nei prossimi tre anni dobbiamo attraversare un deserto, lo faremo con schiena dritta e testa alta, senza mai perdere di vista la nostra storia».

Ben altro destino giudiziario per le altre otto persone, che, come rivelò La Sicilia, furono iscritte nel registro degli indagati per le ipotesi di reato di errore determinato dall’altrui inganno e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Adesso la Procura – al termine delle indagini e dopo le udienze di incidente probatorio in cui sono state cristallizzate le testimonianze degli ospiti della casa di cura – ha chiesto il rinvio a giudizio per il responsabile della struttura, Angelo Santo Borzì, tre operatori della clinica e quattro componenti del seggio elettorale. Udienza preliminare il 25 giugno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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