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Bando dirigenti alla Regione, “scarpette di Cenerentola” già pronte per qualcuno?

Di Mario Barresi |

Catania – È partita la caccia ai “papi neri”. Ma anche, come nella favola di Cenerentola, la spasmodica ricerca dei “piedini” adatti a calzare delle scarpe che sembrano fatte su misura. Finalmente la giunta di Nello Musumeci ha tirato fuori dal cassetto il fatidico atto d’interpello per i dirigenti regionali. Già oggetto di scontri nella maggioranza prima ancora di essere pubblicato, il bando mette in palio i vertici di 30 fra dipartimenti e uffici speciali in scadenza il 15 febbraio. Una «verifica tra tutte le professionalità dirigenziali interne», ma con lo sguardo già oltre: accertata «la insussistenza, la indisponibilità o la inadeguatezza» dei 1.700 potenziali concorrenti ci sarà spazio per gli esterni. Nel limite massimo di tre. Qual è la novità? In alcuni casi, gli «ulteriori specifici requisiti». Necessari 10 anni di qualifica dirigenziale su materie del dipartimento, titoli accademici o da direttore generale in amministrazioni statali o comunitarie per guidare Formazione le e Agricoltura, ma anche Finanze e Ragioneria generale (ben accetti anche i magistrati) e l’Ufficio legislativo e legale (in più richiesti 12 anni nell’albo degli avvocati e lo status di cassazionista).

Il toto-dirigenti impazza già da qualche giorno. A partire dall’identikit dei super esterni in lizza. Soprattutto per il delicato ruolo di ragioniere generale, che Giovanni Bologna (terrà soltanto la Funzione pubblica, di cui ha l’interim) libererà. Il nome più cool è quello di Benny Mineo, che ha da poco lasciato la direzione dell’Agenzia delle Dogane, dopo aver guidato Equitalia, voluto dal M5S nonostante i trascorsi da capo di gabinetto vicario di Totò Cuffaro. Ma il grand commis bagherese, già dirigente regionale delle Finanze, potrebbe avere ancora mire romane. E quindi c’è anche l’ipotesi, molto più trasversale, di Ignazio Tozzo, un “interno” di prestigio ma attuale consigliere alla Corte dei conti regionale, con mandato però in scadenza nel 2022. A Palermo nel centrodestra si parla di un altro «esterno di peso»: Ninni Sciacchitano, commercialista. Fuori gioco, per il dopo-Bologna, Maurizio Pirillo, ex uomo forte di Rosario Crocetta ai Rifiuti: mai entrato nelle grazie di Musumeci, ha l’oggettiva mancanza dei requisiti richiesti. Una «falsa pista», secondo fonti della giunta, l’ipotesi di Giacomo Gargano, capo della segreteria tecnica di Palazzo d’Orléans, al posto “sartoriale” dell’Ufficio legislativo e legale. «Essendo all’Irfis è inconferibile». Ed è probabile che resti Gianluigi Amico, altro fedelissimo del governatore.

Fra gli altri esterni , magari per la Formazione, si parla sempre di Roberto Sanfilippo, musumeciano di ferro, ancora senza poltrone di rango. Ma visto che i “jolly” da giocare sono solo tre, uno potrebbe essere conservato per la partita di giugno. Quella della Programmazione (Dario Tornabene in uscita), dove il nome caldo è Federico Lasco, capo dell’Ufficio di accompagnamento ai programmi regionali dell’Agenzia per la Coesione, che però non ha i gradi di dirigente generale. E allora Musumeci potrebbe pescare in una «figura di livello europeo». E poi il “borsino” degli attuali dirigenti più in vista. Dario Cartabellotta dovrebbe restare all’Agricoltura, anche se è uno dei pochi col curriculum “strapuntinato” per ambire ad altro. E anche Fulvio Bellomo, apprezzato dal governatoree intoccabile per Marco Falcone, manterrebbe il posto alle Infrastrutture, nonostante il limite quinquennale consigliato dall’Anac e le sirene per la Programmazione. Alla quale, se l’opzione fosse quella di un interno, potrebbe tornare Vincenzo Falgares. In crescita le ambizioni di Beppe Battaglia (Ambiente), che col suo profilo “accademico” punta a un posto ancor più al sole. Valigie pronte, quanto meno per un turn over, per Benedetta Cannata (Finanze) non più in cima alle preferenze di Gaetano Armao e per Maria Letizia Di Liberti (addio all’interim alla Famiglia con Antonio Scavone), che resterà comunque con Ruggero Razza all’Osservatorio epidemiologico. E, in ossequio allo spoil system, sono in crescita per un posto di dirigente le quotazioni del capo di gabinetto di Musumeci, Carmen Madonia. Infine, il caso dei “pensionandi”. Nell’atto d’interpello si sbarra la strada a chi maturerà i requisiti per lasciare la pubblica amministrazione nei due anni successivi. In ballo le situazioni di dirigenti molto stimati: da Tuccio D’Urso (Energia) a Lucia Di Fatta (Turismo) passando per Rosolino Greco (Pesca) e Francesca Garroffolo (Lavoro). Per qualcuno di loro potrebbe profilarsi una proroga. E poi si vedrà. Anche perché Musumeci vuole incontrare gli alleati per «scelte di alto profilo». Compresa la Lega, all’esordio sulla tavola (imbandita) della Regione.

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