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Regionarie, 700 aspiranti all’Ars Tutte le spine del “predestinato”

Di Mario Barresi |

Catania – Ma «quelli lì» saranno davvero capaci di governare la Sicilia? L’interrogativo presuppone un evento in molti – sondaggisti, analisti e semplici consumatori di suole di scarpe su e giù per l’Isola – davano per scontato. E cioè: la vittoria dei grillini alle prossime Regionali. Un vantaggio – empirico, ma fino a un certo punto – che s’è in parte ridotto dopo la disfatta del M5S alle Amministrative. Centrosinistra e centrodestra, seppure in preda a un caos grottesco come un quadro di Guttuso, hanno ripreso a sperare.

«Quelli lì non ce la faranno mai», dicono gli avversari. Che confidano nell’“effetto Palermo”; come formula di coalizione, ma soprattutto come teorema quantistico applicato alla politica: tante liste (forti), tanti voti. E così «quelli lì» potrebbero non vincere, per il traino dei portatori di consensi nei territori e per la legge elettorale regionale che sterilizza il voto disgiunto.

Eppure i 5stelle di Sicilia continuano la loro marcia. Lo smacco di non essere riusciti a eleggere nemmeno un sindaco? «Un bagno di umiltà di cui avevamo bisogno», dicono. «Dobbiamo ripartire come se fossimo all’uno per cento», carica Giancarlo Cancelleri. Sì, perché adesso si fa sul serio. Domenica prossima saranno Beppe Grillo e Davide Casaleggio, al Castello a mare di Palermo, a festeggiare il vincitore delle Regionarie. La selezione del candidato governatore, rigorosamente online, scelto fra 700 aspiranti all’Ars, dovrebbe avere un esito scontato: il predestinato Cancelleri sarà incoronato.

Perché proprio lui? Perché piace a Grillo e (molto) a Luigi Di Maio; non dispiace né a Casaleggio né ad Alessandro Di Battista; e l’area di Fico non ha l’intenzione – ma soprattutto la forza, in Sicilia – di proporre un nome alternativo. Al netto degli equilibri interni al Movimento, Cancelleri sarà il candidato governatore – sottolineano ai piani alti del M5S – «perché dopo la sconfitta di cinque anni fa non s’è fermato un attimo, confermando e accrescendo, all’Ars e soprattutto nei territori, il ruolo di leader di fatto». Insomma: «uno vale uno», ma il deputato nisseno, oggi, vale un po’ di più.

Anche se – e qui, dopo i petali, nel roseto a 5stelle, cominciano le spine – qualcuno, ne mette in dubbio il profilo. Prima di entrare all’Ars, Cancelleri, diploma di geometra in tasca, «era un ex magazziniere promosso a impiegato» sibilano fonti della minoranza grillina siciliana. La stessa parte del movimento che, quando nel Pd s’era configurata la candidatura di Piero Grasso, aveva posto il problema di «una candidatura all’altezza». E qualcuno aveva in testa l’identikit perfetto dell’anti-Grasso: il pm Nino Di Matteo. Smentita con sdegno – a Palermo, a Roma, ma anche a Genova – l’indiscrezione di una lettera “carbonara”, con l’avallo di parlamentari nazionali, indirizzata a Grillo e Casaleggio. «Bugie per indebolirlo – ribattono dall’entourage dell’Ars – anche perché alle Regionarie può partecipare chi è iscritto al movimento da luglio 2016. E da noi le regole valgono. Per tutti».

Il fuoco amico, per Cancelleri, è innescato anche dai tanti focolai, tutt’altro che spenti, del post-voto di Palermo, in un continuum del rogo sulle firme false. Gli rinfacciano la linea dura contro i “monaci” di Riccardo Nuti, che hanno indebolito la candidatura di Ugo Forello, andato molto sotto le aspettative. Uno scontro che, nei sotterranei del web, continua più aspro che mai: da un lato, a Palermo ma non solo, si continua ad avvelenare i pozzi; dall’altro il cerchio magico dei lealisti di Sala d’Ercole continua il repulisti dei ribelli, anche con note disciplinari arrivate alla vigilia delle Regionarie, per azzoppare potenziali concorrenti. La controtesi è la solita: «Nel movimento ci sono regole da rispettare».

Gli altri competitor di Cancelleri? Continuano a girare i nomi di tre deputati regionali predisposti alla sfida: Giampiero Trizzino, Valentina Zafarana e Francesco Cappello. Ma la concorrenza più temibile sarebbe quella dei nutiani più irriducibili: tramontata la candidatura di Giusi Buccheri (storica attivista del meetup “Il Grillo di Palermo”), l’outsider più insidioso sarebbe Mauro Giulivi, compagno della deputata nazionale Chiara Di Benedetto, pronto a subentrare all’Ars a Giorgio Ciaccio dimissionario dopo il rinvio a giudizio, assieme ad altri 13 indagati, per la truffa delle firme.

Ma Cancelleri è lanciato come un treno. Già da mesi si muove da candidato presidente. Gira come una trottola in ogni angolo dell’Isola (anche troppo, per chi gli sventola una nota di rimborso con 9.040 chilometri percorsi in un mese) e incontra gente. Tantissima gente. Attivisti, simpatizzanti, imprenditori, sindacalisti. E anche burocrati regionali. «Non faremo prigionieri» è la sua idea dopo l’eventuale presa di Palazzo d’Orléans. Anche perché, oltre all’apriscatole, là dentro servirà anche diplomazia. E Giancarlo, alfiere della «rivoluzione gentile», annuncia soltanto lo scalpo dell’odiata segretaria generale Patrizia Monterosso. Mentre dialoga molto – anche per evitare un salto nel buio in stile Campidoglio – con i dirigenti che potrebbero (e vorrebbero) salire sull’Arca di Noè grillina dopo il 5 novembre. Qualche nome? Soprattutto Salvatore Sammartano, ragioniere generale appena pensionato. Ma nel pantheon del M5S ci sarebbero anche Giovanni Bologna e Vincenzo Falgares. Oltre che, ancora avvolto dall’odore di naftalina del cuffarismo, di un redivivo Salvatore Taormina.

Tutto legittimo, anche per rafforzare la proposta di «una due-diligence sui conti della Regione», che Cancelleri vorrebbe chiedere subito dopo aver preso in mano il timone del Titanic-Sicilia. E poi c’è il fiato di Grillo sul collo dei «ragazzi siciliani». Un gruppo coeso, che riparte col valore aggiunto di cinque anni d’esperienza all’Ars. Pronto a farsi trovare pronto. Anche perché Beppe, considerati l’effetto-trascinamento per le Politiche alle porte e il fantasma di Virginia Raggi da esorcizzare sotto lo Stretto, è stato chiaro: «Non possiamo più permetterci di fare cazzate». E questo Cancelleri, già con bermuda e t-shirt in valigia per una campagna elettorale in versione “on the beach”, l’ha capito. Perfettamente. Stavolta a «quelli lì», i grillini siciliani, non basterà partecipare. Vogliono vincere. Anzi: devono.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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