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Il virus dimenticato: lotta all’Hiv, supporto Lila per le persone che fanno l’autodiagnosi

Di Pinella Leocata |

La pandemia ha bloccato molte delle attività che la Lila di Catania (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) svolge abitualmente in occasione di questa ricorrenza, a partire dall’asta di solidarietà che, comunque, sarà programmata nei prossimi giorni in forma on line. Oggi, intanto, l’orario dell’abituale servizio del centro ascolto telefonico, “help line” (095/551017), è ampliato ed è previsto dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, mentre abitualmente funziona lunedì e venerdì dalle 17 alle 19 e martedì dalle 10 alle 12. Va detto, inoltre, che la Lila nazionale – in considerazione del fatto che a novembre, in ottemperanza alle disposizioni del governo, sono stati sospesi gli accessi nelle varie sedi per effettuare i test rapidi salivari – ha predisposto, con prenotazione attraverso il sito lila.it, un supporto telefonico o on line, via Zoom, per guidare le persone che fanno l’autodiagnosi con test acquistati in farmacia. Si tratta di un aiuto importante in questa fase in cui anche l’accesso agli ospedali è difficile, fatto che ritarda le diagnosi e, dunque l’inizio delle cure, e aumenta il rischio di incrementare i contagi e la diffusione del virus Hiv.

In merito alla situazione italiana i dati del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di Sanità, aggiornati al 31 dicembre 2019, dicono che l’incidenza delle nuove diagnosi di Hiv, cioè il numero di casi sulla popolazione, registra una flessione a partire dal 2012, fenomeno particolarmente accentuato nell’ultimo biennio. In Italia i nuovi casi diagnosticati nel 2019 sono stati 2.531, mentre erano 3.003 nel 2018 e 3.579 nel 2017, e in Sicilia sono stati 195, di cui 60 a Catania, un numero inferiore rispetto al 2018, quando erano 213, e al 2017, quando erano 285.

Ed è importante sottolineare che la riduzione interessa tutte le modalità di trasmissione, anche se l’incidenza relativa alle diverse tipologie è variata nel tempo. Negli anni precedenti, infatti, la modalità più diffusa di trasmissione era attribuita a rapporti eterosessuali, mentre nel 2019, per la prima volta – come evidenzia la Lila catanese – la quota di nuove diagnosi Hiv riferibile a maschi che fanno sesso con maschi è pari a quella attribuibile a rapporti eterosessuali. Circa il 42% delle nuove diagnosi, infatti, si riscontra in maschi che fanno sesso con i maschi, il 25% in maschi e il 17% in donne che si dichiarano eterosessuali, e il 6% in persone che fanno uso di sostanze per via endovenosa. Gli italiani sono circa 75%. Va detto, inoltre, che a partire dal 2016 è diminuito il numero di nuove diagnosi tra stranieri che, nel 2019, è pari al 25,2%.

Nel 2019, inoltre, il numero più alto di nuove diagnosi Hiv si riscontra tra i giovani, nella fascia di età tra i 25 e i 29 anni. Il 50% delle nuove diagnosi si rileva tra persone tra i 30 e i 50 anni. Aumenta anche la quota di persone cui l’infezione da Hiv viene diagnosticata tardivamente: nel 2019 oltre i due terzi dei maschi eterosessuali e oltre la metà delle donne. A causa di questo il numero dei decessi di persone con Aids è rimasto stabile negli ultimi anni, nonostante la diminuzione di quanti acquisiscono il virus. Su questa flessione ha inciso positivamente il fatto che è cresciuto il numero delle persone in trattamento e di quelle che aderiscono alla terapia, motivo per cui non contagiano e si riduce il numero di quanti possono trasmettere il virus.

Una lotta, questa all’Aids e alle infezioni da Hiv, che sta dando buoni risultati, ma che va portata avanti con determinazione, anche e soprattutto in questa fase di pandemia quando si rischia di abbassare la guardia sulle patologie diverse da quelle Covid. Per questo il Centro operativo Aids e gli operatori e gli attivisti della Lila di Catania elencano quanto è necessario fare per ridurre ulteriormente i nuovi casi di infezione da Hiv e per abbassare il numero delle morti da Aids. In particolare è necessario continuare ad assistere le persone che vivono con l’infezione da Hiv, e questo significa che, anche in questo periodo di emergenza Covid-19, non bisogna ridurre le giornate di apertura degli ambulatori dedicati e che non bisogna eliminare il libero accesso. E significa continuare ad offrire il test e aumentarne l’offerta per garantire il trattamento precoce. Importante è continuare a puntare sulla prevenzione, soprattutto per le persone con elevato rischio sessuale, e dunque incrementare l’uso del preservativo, maschile e femminile, magari rendendolo gratuito.

Centrale, nell’ottica della diagnosi precoce, è la formazione del personale sanitario, medici e infermieri, in modo che riescano a riconoscere le patologie sentinella, cioè quei sintomi che fanno sospettare precocemente l’infezione da HIV. Ed è importante implementare gli ambulatori rivolti alle persone vulnerabili quali gli adolescenti, i detenuti, i migranti, le persone che fanno uso di sostanze e quelle che si prostituiscono; e potenziare le campagne di prevenzione/informazione dirette a tutta la popolazione aumentando quelle dirette alle persone con comportamento a rischio.

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