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Silvana Lo Giudice e il ricordo della sorella Mariella: «Una vita fra teatro e danza»

Di Maria Lombardo |

Catania – «Commovente vedere negli occhi di chi mi ama e di chi la ama, il ricordo di mia madre. Sono felice che aver provato a interpretare un ruolo che fu suo nella città che l’ha applaudita per tutta la sua vita, vi abbia restituito qualcosa di lei», ha scritto Barbara Giordano, figlia di Mariella Lo Giudice, su Facebook in relazione a “Malìa” di Capuana che il Teatro Brancati ha messo in scena a Catania. Il ruolo di Jana era già stato della grande attrice dello Stabile di Catania scomparsa nel 2011. Mariella attrice e la sorella Silvana Lo Giudice, danzatrice, coreografa, direttrice della prestigiosa scuola TMB, sono nate in una famiglia d’arte: circense dei bisnonni (Circo Bizzarro), coreutica della madre. Destino scritto nel sangue.

Mariella scoperta da Fioretta Mari, entrò nel neonato Teatro Stabile di Catania, al fianco di Turi Ferro,  Umberto Spadaro, Ida Carrara, diventando primattrice. Solo la malattia potè fermarla al debutto di “Pathos – la tragedia delle troiane” con Lindsay Kemp, regia di Micha van Hoecke. A raccontarci la storia della famiglia è Silvana. La scuola T.M.B. nacque nel 1964 all’interno del “Bellini” di Catania (di cui non fa più parte), direttrice Carla De Matteo, madre delle due sorelle. È la più antica della città con qualificati insegnanti che preparano per l’Accademia Nazionale di danza di Roma e i maggiori teatri lirici. Silvana si è diplomata all’Accademia e ha fatto parte del corpo di ballo stabile del Bellini anche come prima ballerina. La sua scuola ha sede nello storico Palazzo del Toscano.

In famiglia che aria si respirava?

«Zia Francesca, sorella di mamma che abitava con noi, suonava piano e fisarmonica. Mia madre non poteva insegnare danza perchè non aveva diploma. Oggi invece – aggiunge con un punta polemica – l’insegnamento è stato liberalizzato. Mamma aveva danzato nel circo dei suoi nonni dove faceva trapezio e andava a cavallo. Noi figlie abbiamo studiato danza. A 9 anni al Musco facevamo tutte le parti di attrici bambine (mia sorella quelle più grandi). Ricordo Paola Borbone, Elena Zareschi… Poi io ho continuato con la danza e Mariella col teatro. Ricordo che in occasione di un “Fando e Lis” di Fernando Arrabal con Leo Gullotta, giocavamo con lui dietro le quinte. Ave Ninchi mi divertiva a mettermi una parrucca nera con delle forcine che mi facevano male. Mariella coi suoi capelli rosso fuoco colpiva. Era istintiva e la gente la guardava in estasi».

Silvana Lo Giudice con le figlie Silvia e Giorgia

Silvana è rimasta al Massimo come ballerina stabile, coreografa e Maitre de ballet dal ’75 al 2000.

Né gelosia né competizione tra te e Mariella?

«No, eravamo in due sfere diverse».

Dal matrimonio di Silvana con Orazio Torrisi (grande organizzatore di teatro, già direttore dello Stabile, oggi presidente del Teatro della città di Catania), sono nate Silvia, psicologa esperta di danzaterapia, e Giorgia formatasi alla Scala, oggi responsabile dei corsi al TMB.

Quale rapporto con la città?

«Mia sorella avrebbe potuto lavorare in tv o in altri teatri importanti ma ha scelto di restare anche per la famiglia, io ho avuto la fortuna di lavorare a Catania anche con mostri sacri come Fracci e Nureyev».

Le tue allieve che strada hanno fatto?

«Opera di Roma, Teatro San Carlo, Londra. Tre quarti degli insegnanti di danza di Catania, li ho fatti diplomare io».

Quale la lezione di tua madre?

«Portare a compimento quel che si comincia. La danza classica richiede disciplina. Molti fanno latino-americana e moderna perché le regole pesano» .

Il sacro fuoco scorre nelle vene anche dei figli di Mariella: Lydia, Barbara e Carlo Giordano (il padre Angelo Giordano, noto neurologo): attrici le due donne che vivono a Roma mentre Carlo con la MIT organizza eventi musicali a Catania «unico fra noi tre – dice Barbara – che ha investito sul territorio». Barbara aveva 15 anni quando Giuseppe Di Pasquale la scelse per ”I Beati Paoli”. «I miei genitori me lo fecero fare. Poi, finito il liceo, ho frequentato l’Accademia Silvio D’Amico». Anche per Lydia che s’iscrisse al Centro sperimentale di cinematografia la madre aveva deciso: «Via da Catania dove sareste considerate perchè mie figlie» . Il debutto più importante fuori da Catania per Barbara è stato “Otello” con Andrea Giordana, regia di Giancarlo Sepe.

Barbara, cosa ti ha trasmesso tua madre?

«Sto ancora elaborando il lutto. Madre amorevole, il lavoro per lei era irrinunciabile. Andò in scena fino al nono mese di gravidanza. Quando faceva la chemioterapia non se ne stava a casa. Ambisco al suo coraggio».

Barbara Giordano

Lydia ricorda che ha iniziato a 6 anni allo Stabile con “All’uscita” di Pirandello, regia di Puggelli. Tra i suoi spettacoli recenti in tournée nazionale “Insulti al pubblico” di Peter Handke con Chiara Caselli: «Essere figlia d’arte è stato un po’ pesante. Perciò sono andata via da Catania.

Lydia Giordano

Oggi che i miei genitori non ci sono più ho una famiglia espansa: Nicola Piovani e altri artisti amici di famiglia sono come zii». «Mio padre non credeva che potessi fare l’attrice e invece io senza l’arte della vita non saprei che farmene. Ora sono a Catania per mio fratello. Quando posso scendo da Roma. Qui lavorare è più difficile ma ho progetti in questa città in cui tutto ha avuto origine».

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