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Catania, il futuro è appeso a un filo, Sigi con le spalle al muro

Di Giovanni Tomasello |

Catania. Una settimana è già passata dalla grande delusione. Oggi a mente serena si può dire che il Catania ha vanificato i sacrifici compiuti in una stagione che era risultata tutto sommato positiva se si esclude la sola partita con l’eliminazione al primo turno dei play off. Nessuno è esente da colpe: da chi è stato protagonista in negativo di un botta e risposta sulla vendita del club rossazzurro diventata una vera soap opera a chi si è presentato negli spogliatoi di Torre del Grifo sostenendo che non c’erano più le risorse economiche per garantire la sopravvivenza del club.

Ci risulta al riguardo che i giocatori rossazzurri abbiano vissuto una vigilia ad alta tensione. Magari un giorno qualcuno di loro ci racconterà quel che è realmente accaduto a Torre del Grifo il sabato pomeriggio vigilia della sfida cruciale con il Foggia e quanta pressione sia stata esercitata sulla squadra di Baldini.

Comunque ormai è andata con un Catania spazzato via dai play off contro ogni previsione. La squadra? Se sotto un certo punto di vista ha centrato l’obiettivo che si era prefissato all’inizio della stagione e cioè i play off, va sottolineato che secondo la spesa sostenuta nel mercato estivo soprattutto invernale, il Catania avrebbe dovuto ottenere qualcosa di più ma ancora una volta ci sono stati degli acquisti sbagliati e dei ritorni che era meglio evitare. La sconfitta con il Foggia ha messo in evidenza anche questo.

UN’ALTRA SETTIMANA MOVIMENTATA.Lo è stata quella appena trascorsa. Dalla conferenza stampa tenuta dalla Sigi martedì alla ricerca di investitori, alla rottura tra la stessa spa etnea e l’avv. Joe Tacopina che proprio nella notte tra sabato e domenica è tornato a dialogare con la stampa. Erano le quattro del mattino quando il manager italo americano ci ha testualmente dichiarato: «Non ho rinunciato al Catania ma sono molto arrabbiato e deluso per come sono andate le cose con Sigi. Tutto ciò mi ha fatto fare un passo indietro per valutare la situazione. Ho fatto tutto il possibile per salvare il Catania. Ero pronto a chiudere a febbraio ed ero pronto di nuovo alla fine di aprile. Sigi non lo era e ancora oggi non lo è. Non hanno ridotto il debito e non hanno l’approvazione del tribunale per la riduzione del debito e cioè la squadra non può essere iscritta al campionato. Ho fatto tutto ciò che potevo versando 800 mila dollari per pagare gli stipendi e e non ho ricevuto nulla in cambio per questo… nemmeno un grazie. Sto comunque valutando come continuare ma non sono interessato ad altri club».

Queste le parole di Tacopina alle quali magari seguirà una replica della Sigi ma per quanto ci riguarda non avendo letto l’accordo preliminare stipulato tra le due parti sul quale vige la riservatezza, ci si può limitare a sentire i diretti interessati. Ci sembra però alquanto strano che non si conoscessero i tempi piuttosto lunghi e le procedure necessarie per ottenere la riduzione del debito soprattutto da parte degli Enti istituzionali. E mi chiedo: non è prematuro far circolare numeri quando ancora non sono arrivate risposte definitive e manca l’omologa del Tribunale?

Al momento attuale la Sigi ha bisogno di 4 milioni di euro augurandosi che nel frattempo entro la fine di maggio la riduzione del debito non sia solo teorica ma reale. Proprio oggi si conosceranno con esattezza i parametri Covisoc per l’iscrizione al campionato ma in linea di massima occorreranno oltre 15 milioni per evitare il fallimento del Catania e assicurare al club un futuro dignitoso. E in questo particolare momento cosa ne pensa il sindaco Salvo Pogliese? Deve essere la Sigi a riflettere e assumersi ogni responsabilità e fuori tutta la verità.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA