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Pasquale Marino: «Faccio il tifo per Rigoli, per un siciliano vincere a Catania è il top»

Di Giovanni Finocchiaro |

CATANIA – «Quando sono andato via da Catania, per accettare la proposta dell’Udinese, si è creata una guerra in famiglia». L’ultima frase, però, Pasquale Marino la pronuncia in dialetto: «a verra n’famigghia». E racconta, il tecnico del Frosinone, proiettato verso la Serie A: «A Marsala tornavo il lunedì, e quando stavo per andare via dalla terra dell’Elefante, le mie figlie, ancora piccole, ma tristi all’idea di lasciare le amiche del cuore e le compagne di scuola, quando venivano in auto con me, mettevano il cd di Castiglia».

Marino accenna il ritornello: «Che bella Catania…» Si blocca e racconta: «Il viaggio Catania-Marsala mi faceva diventare il cuore piccolo piccolo. Sono andato via a fatica dopo il 2 febbraio, forse se tutto non fosse precipitato in un certo modo le strade non si sarebbero divise così presto». Marino oggi è la certezza del Frosinone: «Una società modello, una squadra ambiziosa, che corre ed è compatta. Sono stato fortunato».

Anche bravo, se vogliamo: «Una realtà eccellente, al di là dei risultati – e si sofferma a raccontare – c’è un centro sportivo tutto nostro, non grande come Torre del Grifo che è una perla rara, unica, ma che soddisfa le nostre esigenze. Ah, c’è anche lo stadio di proprietà. Lo inaugurano la stagione ventura: 16 mila posti al coperto. Non si bagnerà nessuno in inverno».

Marino ha la battuta pronta. Come sempre. E incalza: «La mia ambizione è migliorare. Frosinone vuole la Serie A, vorrei arrivare al traguardo e progredire. Migliorare sempre. Ma c’è concorrenza. Abbiamo vinto l’ultima e quella prima ancora. Se azzecchi un filotto di un paio di partite di fila, magari ti avvicini. Ma ancora è presto, la B ha un equilibrio infernale».

Discorsi, più o meno, come quelli del 2006, quando Marino riportò il Catania in Serie A diventando l’eroe della promozione: «Giorni incredibili, bellissimi».

Niente Amarcord. Il tecnico padrone della B, però, quando si parla del Catania, si volta indietro e commenta: «Sono innamorato di Catania, anche perchè in rossazzurro ho giocato ai tempi di Massimino. Innamorato per come l’ho vissuta al di là del lavoro. Certe cose non si dimenticano».

Torna, a volte, Pasquale, in città? «Più che altro faccio tappa in aeroporto. E’ capitato, sa. I tifosi? Mi fermano – sorride – e chiedono: quando torni? In estate ho fatto un salto da amici e si parla sempre di quello che è stata la stagione del grande ritorno e della successiva salvezza».

Già, Marino… Torni? Pasquale non ci casca, ma non dice neanche le bugie: «Stavo per tornare. Due volte. Poi non è successo per vari motivi. Tornare… Mai dire mai, ma adesso penso al Frosinone, non c’è molto tempo per divagare».Il tecnico rossazzurro ad honorem parla della squadra di oggi prima del match con il Matera: «Ho visto il Catania contro il Fondi, fuori casa. Ha una squadra, Rigoli, con personalità. Mi piace l’atteggiamento. E’ ben messa in campo dal tecnico, spero che Pino possa portare in B il Catania. Sa, per un siciliano, vincere il campionato con una squadra della propria terra è il massimo».

Sono tornati Biagianti e Marchese. Il primo lo fece esordire proprio Marino a Lecce contro la Roma per due minuti, poi lo mise in campo a sorpresa contro il Chievo nella partita salvezza: «Una scelta di cuore, quella dei due ragazzi. Queste storie fanno bene al calcio, lo sa?» Le viene nostalgia, Marino? Ecco la battuta per esorcizzare il battito del cuore che, siamo sicuri, aumenta: «Porto il Frosinone in Champions e poi, forse… Prima o poi magari mi richiamano. E se vogliono, magari, torno…»Il Frosinone ha vinto il derby con il Latina. Marino chiude con l’attualità, ma anche con una considerazione tutta famigliare: «Abbiamo disputato una gran partita, ho fatto un bel regalo a mia moglie per il suo compleanno, Mi ha chiesto i tre punti e sono arrivati. E’ stata una vittoria pesante, ma c’è ancora da lavorare in modo continuo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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