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Akragas, parla il capitano Agatino Chiavaro«Mi sento questa maglia cucita addosso»

Akragas, parla il capitano Agatino Chiavaro «Mi sento questa maglia cucita addosso»

Di Gaetano Ravanà |

Akragas Una carriera costellata da qualche infortunio di troppo, ma anche caratterizzata da una serie impressionante di promozioni. Il futuro? Da allenatore, considerato che già lui è una sorta di tecnico in campo. La maglia del «Gigante» la sente appiccicata addosso, d’altronde, ad Agrigento è cresciuto, il papà era giocatore biancazzurro dei tempi d’oro, è tornato da calciatore maturo e ha capito subito che doveva lasciare il segno come papà. Agatino Chiavaro è stato di parola, ha ottenuto, al secondo tentativo, la promozione con il «Gigante» in Lega Pro, che la città e la tifoseria in particolare, inseguivano da trent’anni. «Domenica scorsa era il calciatore più felice del mondo – dice – Vincere in questa città, con questi tifosi così caldi e passionali, è qualcosa di magico, di straordinario. Sono al settimo cielo, voglio rimanere con il Gigante anche la prossima stagione, mi sento bene fisicamente, posso dare ancora molto a questa squadra, oltre al cuore».

– Questa squadra ha l’ossatura base per la prossima stagione?

«Ne sono convinto. Gente come Catania, Baiocco, Tiscione, Vindigni, Maraucci, De Rossi, Savanarola tanto per citare alcuni nomi, sono prontissimi a giocare in terza serie. Bisogna ripartire dal gruppo, un gruppo unito, uno spogliatoio compatto dove tutti diamo una mano affinché l’Akragas arrivi lontano. Quest’anno abbiamo fatto una grande stagione, con i giusti innesti, penso che anche in Lega Pro possiamo dire la nostra».

– Che ricordi hai di questa stagione che ancora non si è comunque conclusa?

«Intanto la gara di Coppa Italia con il Catanzaro. Avevamo tre allenamenti nelle gambe, giocatori fuori ruolo, eppure abbiamo giocato benissimo. Se ci fossimo allenati per tempo, quella gara, magari, l’avremmo pure vinta».

– Che allenatore è Vincenzo Feola?

«E’ un grande tecnico. Riesce a tenerci tutti sempre sulle spine, nessuno con lui ha il posto assicurato. Ha saputo gestirci al meglio, in questa rosa tutti meritano di essere titolari, poi ogni allenatore deve fare le sue scelte, d’altronde si gioca in undici. Dipendesse da me, lo riconfermerei. Mi piace il modello Carpi, in sei anni dall’Eccellenza alla serie A, qui bisogna puntare su questo modello, non commettere gli errori di altri. Per esempio, il Savoia l’anno scorso ha vinto il campionato, ha cambiato tutti e, al di la della crisi societaria, i risultati sono stati pessimi».

– Meglio il girone A o quello meridionale?

«Prefersico quello meridionale, più spettacolare. Vai a giocare a Caserta e sugli spalti ci sono cinquemila spettatori, se invece vai a giocare a Pavia, nel girone A, sugli spalti ci sono poco più di trecento persone». Ecco perché preferisco giocare nel girone del meridione, lo spettacolo è maggiore».

– Come vedi il tuo futuro?

«Mi piacerebbe fare l’allenatore. E’ una professione che mi attira parecchio. Non è facile diventare un buon tecnico, devi applicarti parecchio, devi studiare molto. Nella vita nulla è difficile, bisogna però impegnarsi al massimo».

– Un ultimo pensiero per la tifoseria…

«Il pubblico agrigentino è straordinario. I tifosi ci hanno seguito ovunque, il loro incitamento non è mai venuto meno, abbiamo notato i ragazzi del tifo organizzato in tutti gli stadi dove siamo andati a giocare. Hanno sofferto parecchio in tutti questi anni, adesso è arrivato il momento del riscatto. Per la sfida di oggi contro il Marcianise spero che l’Esseneto sia pieno, ho ancora voglia di festeggiare. Ci siamo allenati poco questa settimana dopo la promozione, ma vogliamo chiudere con una bella vittoria. Poi penseremo alla poule scudetto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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