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Ponte Stretto: sì della Camera al decreto e c’è già chi propone come chiamarlo

Dopo il voto alla fiducia posta dal governo, il decreto passa al Senato

Di Redazione |

Non è ancora certo se e quando vedrà la luce, ma il Ponte sullo Stretto di Messina in questi mesi è tornato in auge forse come non mai. Quel che è certo è intanto il via libera dell’Aula della Camera aldecreto legge sul Ponte. I voti a favore sono stati 182, i no 93, 1 astenuto. Il testo passa ora all’esame delSenato.

«Ponte sullo Stretto, fiducia approvata dalla Camera. Dopo cinquant’anni di chiacchiere, si passa finalmente ai fatti per unire e modernizzare il Paese», ha commentato subito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini su Twitter.

E si discute, tra pareri favorevoli e non, arrivando persino a proporne il nome. Lo avanza il deputato siciliano di Noi Moderati, Saverio Romano. «Il Ponte sullo Stretto si chiami Ponte Tricolore e diventi simbolo dell’unità del Paese. Ribadiamo ancora una volontà il nostro pieno sostegno ad un’opera che restituirà pari opportunità di sviluppo al Mezzogiorno. Per questo voteremo si al provvedimento di conversione in legge. E siamo consapevoli che stavolta ci siano tutte le condizioni e i presupposti per farcela. C’è la volontà politica necessaria e non è un caso che del Ponte si parli con atti e provvedimenti concreti tutte le volte che il centrodestra ha avuto responsabilità di governo. Con il centrosinistra a Palazzo Chigi l’opera e il suo iter si sono fermati. E’ la dura realtà dei fatti. Si tratta di un’opera che non riguarda solo la Sicilia e la Calabria ma tutto il Paese ed è per questo che andrebbe denominato Ponte Tricolore. Può infatti diventare una infrastruttura che simboleggia l’unità e la coesione di un Paese che vuole andare avanti senza lasciare nessuno indietro. Sarebbe un vero atto di giustizia nei confronti di territori penalizzati per decenni. Perchè molti lo dimenticano ma abbiamo due un’Italia a due velocità e alla infrastrutturazione avanzata del Nord hanno contribuito uomini e donne del Sud. Il Ponte tricolore diventi una occasione di riscatto, un’opportunità vera, un modello di crescita e di sviluppo e una testimonianza per quanti hanno dato la vita per una speranza di futuro, contro le mafie che il Ponte non lo hanno mai voluto e continuano a non volerlo».

Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia si dice contrario invece al ricorso ad un archistar. «La Camera dei deputati ha approvato la proposta, contenuta in un ordine del giorno recepito dal Governo, di garantire al ponte sullo stretto di Messina un’identità culturale nazionale, europea e mediterranea. Al di là degli indispensabili requisiti statici e dell’impiego di tutte le più moderne tecnologie costruttive si sancisce quindi che l’opera diventi il simbolo del genio architettonico che ha strabiliato il mondo proprio partendo dalle conquiste strutturali e dalle soluzioni estetiche provenienti da quel quadrante geografico. L’indirizzo è quello di non fare copia e incolla di altri ponti e viadotti esistenti in ogni angolo del mondo, ma di creare un oggetto originale e ben inserito nel paesaggio e nella storia dei luoghi».

Critica la posizione di Antonino Iaria, capogruppo M5s in commissione Trasporti. «Nascosti dietro il sempre affascinante mito del progetto faraonico del ponte più lungo del mondo, si è arrivati alla fiducia su un decreto che serve solo a chiudere la vicenda giudiziaria tra Stato, società Stretto di Messina e vincitore dell’appalto del 2012 che con questo decreto si dovrebbe sanare, con costi ingenti per lo Stato e creando un vero e proprio – questo, sì – mostro giuridico, per riuscire a evitare una nuova gara e accontentare i ricorrenti. Il progetto del ponte è nello sfondo ed è solo fuffa e propaganda salviniana; quindi, noi ci distraiamo parlando del ponte, del progetto del ponte, della tecnica ingegneristica, dei nuovi materiali, della sua snellezza e lunghezza, sapendo che rimarrà solo puro esercizio di stile. Una volta raggiunto lo scopo di chiudere il contenzioso – con ulteriori costi per lo Stato italiano, lo ripeto – succederà la stessa cosa del TAV: l’ennesima opera incompiuta, l’ennesima prima, seconda pietra del ponte».

Uno striscione verde e una maglietta rossa con la scritta “No Ponte” e il segno della pace è stato mostrato in Aula alla Camera da Avs per ribadire la propria opposizione al progetto del governo. I deputati sono stati richiamati all’ordine dalla presidenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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