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Corna, onore e cocaina: i retroscena della sparatoria di Palermo

Di Ruggero Farkas |

PALERMO – Corna, cocaina, criminalità, onore, hashish, omertà, pistole, degrado e povertà: c’è tutto questo nel palazzone di 7 piani in via Brigata Aosta 56 a Palermo, lo ‘shaker’ in cui è venuto fuori il tradimento di una ragazza di 19 anni, con due figli, di uno e 4 anni, che si sarebbe invaghita di Gaetano La Vecchia, anche lui abitante nell’ edificio ribattezzato «di ferro» alle spalle della strada che unisce il centro di Palermo ai suoi quartieri marinari.

Era lui la vittima designata della rabbia del compagno della giovanissima madre, Silvestro Sardina, detto Silvio, 22 anni, di suo padre Francesco Paolo, detto Paoluzzo, 45 anni, e del cugino Juzef Sardina, detto il tunisino, 23 anni, che il 2 gennaio scorso sono entrati nel palazzone con tre pistole calibro 9 e hanno sparato almeno 17 colpi. Gaetano La Vecchia è stato colpito alle gambe e all’addome (se la caverà) e sua suocera, Teresa Caviglia, è stata ferita di striscio al braccio. Ma il bilancio poteva essere molto più pesante.

Oggi la squadra mobile, su disposizione della procura, ha fermato i tre Sardina accusati di due tentativi di omicidio e di detenzione illegale di arma da fuoco. Poco dopo le 19 del 2 gennaio nell’isolato di via Brigata Aosta, un piccolo Bronx di spaccio e ricettazione, si scatena la guerriglia: i tre Sardina sparano alle finestre di Francesco Fragale, cognato di La Vecchia, poi irrompono nell’androne e salgono i piani facendo fuoco all’impazzata, entrano negli appartamenti dove ci sono anche bambini e continuano a esplodere colpi. E negli attimi delle scene di guerriglia urbana qualcuno lancia in strada da una finestra un involucro e uno zaino con 15 kg di droga: cocaina, hashish e marijuana. La polizia l’ha sequestrata.

Lo ‘shaker’, secondo la procura, è «ad elevatissima densità criminale, vige un rigido codice di comportamento improntato alla più bieca omertà ed alla più manifesta ostilità nei confronti delle forze di polizia». Solo una bambina di 6 anni, parente delle vittime, ha raccontato con puntiglio ciò che ha visto e sentito dal giorno della sparatoria.

Il palazzone è stato occupato da abusivi, 70 famiglie per un totale di 350 e più persone, molti con precedenti penali, alcuni legati a Cosa nostra, e a nulla sono valsi i tentativi di sgombero degli anni scorsi dovuti anche al rischio che corre chi abita nel palazzo fatiscente.

La polizia evidenzia che nella vicenda l’unico apporto è stato dato da una telefonata anonima al 113 fatta, in contemporanea all’assalto dei Sardina, da una cabina in corso dei Mille, dall’altra parte della città, in cui un uomo diceva: «Correte in via Montalbo c’è una sciarra e sono con le pistole in mano, la persona armata è Sardina Silvio che stava litigando con la moglie a causa di un presunto tradimento, era al civico 56 dove c’è il palazzo di ferro occupato. La donna si chiama …. c’è un macello, correte subito perché ci saranno più omicidi».

Gli investigatori hanno ricostruito i retroscena della sparatoria e dei ferimenti attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno riguardato le famiglie Fragale, Caviglia, La Vecchia, Sardina, tutte abitanti nel palazzone. Teresa Caviglia, intercettata mentre parla coi parenti dice: “Vedi che c’è stato stu massacro per le corna! Perchè poi può prendere la merda e se la può stricare in faccia. Silvio non lo può fare più. Altrimenti se la deve prendere e se ne deve andare di qua per sempre».

La compagna di Silvio Sardina, interrogata, nega la relazione con La Vecchia e dice: «Oggi intorno alle ore 15 mio marito ha fatto rientro in casa, ha bussato alla porta e senza dirmi nulla mi ha colpito con uno schiaffo al viso ed ha iniziato a rompere tutti gli oggetti di casa. Non mi ha detto nulla ma ho capito, conoscendolo, che sicuramente il tutto era attribuibile alla sua ossessiva gelosia». «Il solo fatto che io indossi una maglietta scollata lo rende nervoso» aggiunge ribadendo: «Oggi sono rimasta in casa ma non ho udito nessun colpo di arma da fuoco, né rumori strani perché la mia abitazione dà verso l’interno dello stabile». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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