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Le sorelle Napoli: «Noi disonore della famiglia per le nostre denunce»

Di Redazione |

«Siamo diventate il disonore della famiglia Napoli perché abbiamo deciso di denunciare». Lo hanno detto ai cronisti al termine dell’audizione in commissione regionale Antimafia, Irene, Anna e Gioacchina Napoli, le sorelle di Mezzojuso che da oltre dieci anni denunciano minacce e intimidazioni mafiose per costringerle a cedere la loro attività agricola che hanno in un terreno nel territorio di Corleone.

«All’Antimafia – hanno aggiunto – abbiamo raccontato la nostra storia, speriamo venga fuori la verità. Fa male leggere il fango che stanno gettando su nostro padre, che non era il capomafia di Mezzojuso, c’è una omonimia».

«La vicenda delle sorelle Napoli – ha detto il presidente dell’Antimafia Claudio Fava – è emblematica: tre donne sole in campagna, considerate l’anello debole da una cultura maschilista e arcaica e che hanno deciso di tutelare i propri diritti. Abbiamo secretato l’audizione come garanzia, perché si fanno nomi e cognomi, si raccontano fatti e ci sono indagini in corso».

Fava ha spiegato che l’Antimafia ora acquisirà una serie di atti e poi stabilirà se proseguire con l’audizione di altri protagonisti della vicenda. In particolare, l’Antimafia accerterà quanto dichiarato in commissione dalle sorelle Napoli a proposito del padre Salvatore, chiamato in ballo come il capomafia di Mezzojuso dagli anni Cinquanta che favorì la latitanza del padrino Bernardo Provenzano proprio nel paese.

Le sorelle Napoli hanno parlato di un omonimia. «Si è messa in moto la macchina del fango contro di noi: c’è un altro Salvatore Napoli, ha tre figli maschi; è un lontanissimo parente, ma non c’entra con nostro padre: noi andiamo avanti», hanno detto le sorelle ai cronisti a conclusione dell’audizione.

Salvatore Napoli, padre delle tre sorelle, era nato a Mezzojuso il 26 giugno 1926. Era stato sindaco del Comune dal gennaio ’59 al settembre 1960 e secondo informative investigative «era ritenuto dalla fine degli anni Cinquanta capo indiscusso della famiglia mafiosa di Mezzojuso».

«Quando divenne sindaco, scrivono gli investigatori, realizzò quella coincidenza di interessi politico mafiosi precursori delle attuali strategie che consentirono all’epoca la realizzazione di un sistema clientelare che oltre a tutelare il proprio prestigio, agevolò la conoscenza e la penetrazione di Cosa nostra delle campagne nelle sale del potere palermitano».

Nel 1968 Napoli venne proposto per l’emissione di un provvedimento di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in un comune fuori dalla Sicilia. Al comando della legione carabinieri, all’epoca, vi era l’allora colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa che già era stato capitano a Corleone e aveva indagato ancor prima sul banditismo in Sicilia. Napoli nel 1971 venne iscritto nello schedario degli indiziati di mafia ma non è mai stato condannato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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