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Paura siccità in Sicilia: invasi pieni ma l’agricoltura resta in pericolo

Molte aziende si sono mosse da sole in attesa di una politica di recupero dell’acqua

Di Giuseppe Bianca |

La lotta alla desertificazione e al dissesto idrogeologico in Sicilia è partita ufficialmente nel giugno di 4 anni fa con la nascita del piccolo esercito di 65 dipendenti dell’Autorità di Bacino idrografico che era stata creata un anno prima dal governo Musumeci, 29 anni dopo la legge istitutiva. Nel primato negativo della desertificazione in Italia, la Sicilia è stata a lungo davanti a tutte le regioni precedendo Sardegna e Puglia. Una dinamica a orologeria di cause ed effetti che suona l’allarme senza arretrare.

L’erosione del suolo agrario a lungo andare porta alla sua sterilità, mentre un altro fattore da tenere presente è quello dell’impermeabilizzazione dei suoli legato intimamente al tema del suo consumo. La naturale infiltrazione delle piogge nei territori, sino alle falde, fa sì che una parte va via per scorrimento e raggiunge i corsi d’acqua. “Siccità non ti conosco”, vorrebbe poter dire l’Isola assetata che riesce a disperdere l’oro blu.

Eppure non è così. Gli invasi presentano nel confronto tra un anno e l’altro una differenza totale del -39% anche se tra un mese e il precedente le differenze non superano uno o più decimali. L’ultimo report utile è quello di gennaio 2023. Da Scanzano a Poma, da Trinità a Ogliastro, i numeri riflettono più o meno una parità sostanziale che non lascia dormire ugualmente sonni tranquilli. L’anno prossimo dovrà essere aggiornato, dopo cinque anni, il Piano di gestione del rischio alluvioni dopo un passaggio in Commissione Via-Vas (Commissione Valutazione Impatto Ambientale). Si tratta di una delle condizioni da cui non si può prescindere per mandare avanti i processi di autorizzazione e certificazione della spesa. Senza si bloccherebbe tutto.

Proprio sugli investimenti di manutenzione delle dighe si concentrano gran parte delle attenzioni. Nei giorni scorsi la commissione Attività produttive all’Ars ha chiesto una cabina di regia finalizzata a formulare una nuova proposta al ministero delle Infrastrutture per la sicurezza della diga Trinità di Castelvetrano. L’acqua dell’invaso, in parte, viene sversata a mare quando supera il livello dei 62 metri sul livello del mare. Sul restyling dei Consorzi di Bonifica interviene l’assessore all’Agricoltura Luca Sammartino: «Abbiamo recentemente sbloccato alcuni appalti per nuove condutture idriche che serviranno le campagne. Con il governatore Schifani abbiamo programmato le risorse utili per rifinanziare a suo tempo i progetti bocciati da Roma del Pnrr, si tratta di oltre 200 milioni». Sempre in materia di condutture idriche «stiamo sbloccando su Palermo tre progetti, uno su Siracusa e uno di completamento su Ragusa per quanto riguarda risorse statali che porteranno a nuove reti».

Sammartino inoltre intende riproporre in termini di autoconsumo idrico la misura dei laghetti artificiali.Gli oltre 300 bacini finanziati sono assegnati in maniera più o meno uniforme all’interno del territorio siciliano. La provincia che sarà chiamata a realizzare il numero più consistente è quella di Enna con 54 laghi, segue Palermo con 53. Piccole oasi anti-siccità, che da sole però non basteranno a impattare del tutto con il fenomeno che avanza inesorabilmente. Il futuro riserva nubi dense e non di pioggia salvifica. Senza una strategia di sistema integrata si rischia di rimare in balìa delle singole stagioni, un tributo alla circostanza che la Sicilia degli imprenditori agricoli non si può permettere. Molte aziende fa tempo hanno introdotto l’irrigazione a goccia, ma serve intervenire sulle cause. Adattarsi ai cambiamenti climatici, insomma significare studiare, capire e mettere in piedi una risposta. A partire dall’autodepurazione e dal corretto utilizzo degli invasi per stoccare l’acqua.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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