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Catania, ecco perché Trantino piace a tutti (anche a chi non aveva pensato a lui)

L’avvocato «nome di sintesi». Pogliese rinuncia a Parisi, Musumeci (e Lombardo) non ottengono Razza. Ma il duo Messina-Galvagno sorride

Di Mario Barresi |

Alla fine è il miglior compromesso possibile. Enrico Trantino, lanciato da Fratelli d’Italia come candidato sindaco a Catania – al di là del giudizio positivo, anche degli alleati, su una «figura autorevole e di altissimo profilo» – è soprattutto la soluzione che scontenta di meno il minor numero di persone possibile. In attesa della risposta della Lega, che non ha ritirato la deputata Valeria Sudano, l’avvocato penalista è comunque il nome che tiene in equilibrio le varie anime meloniane.

Chi vince e chi perde, allora?

Chi vince e chi perde, allora? Salvo Pogliese non riesce a strappare il via libera alla sua prima scelta: Sergio Parisi. L’ex assessore allo Sport, negli ultimi giorni, sembrava la soluzione più quotata, soprattutto considerata l’ostinata volontà di Manlio Messina (ritenuto dai vertici del partiti il nome più forte, forse l’unico in grado di far desistere i leghisti) di non scendere in campo in prima persona. Pogliese, impegnato in una delicata trattativa anche in veste di coordinatore regionale del partito, nelle ultime ore s’è dovuto arrendere al fuoco amico. «Non può spuntarla il candidato di Salvo», il mantra di chi dentro il partito sussurrava la necessità di «un nome non troppo in continuità con l’amministrazione uscente». E nell’entourage del senatore c’è chi addita proprio Messina, in asse con Gaetano Galvagno, come l’ispiratore della bocciatura di Parisi. Pogliese fa buon viso a cattivo gioco. E parla di «personalità autorevole e prestigiosa», rivendicando il ruolo di Trantino «validissimo assessore nella giunta che ho guidato».

A indicarlo, all’epoca, fu Nello Musumeci. Che, però, stavolta, ha sbagliato a puntare la sua fiche quasi all’ultimo giro della pallina nella roulette patriota: in un’intervista a LiveSicilia ha lanciato inequivocabilmente la corsa al suo delfino Ruggero Razza.

L’ex assessore regionale alla Salute è l’altro sconfitto di questa partita interna? Sì, ma fino a un certo punto. Razza, risalito negli ultimi giorni nel mutevole borsino di FdI, perde la nomination per Palazzo degli Elefanti. Pogliese ricorda che «la sintesi raggiunta su Trantino, tuttavia, nulla toglie al valore delle altre proposte»: oltre al suo Parisi, anche a Razza e a Pippo Arcidiacono (che parla di «fulmine a ciel sereno» e conferma di restare in campo). Ma è chiaro che il compromesso su Trantino è anche frutto dell’ultimo colpo di coda della corrente di Pogliese: quando s’è capito che non si poteva ottenere il via libera per Parisi, nelle ultime ore gli sforzi diplomatici si sono concentrati sullo scopo di scongiurare l’ipotesi Razza.

Che magari avrà avuto percezione di più d’una “soffiata” romana per indebolirlo, soprattutto con un argomento familiare: l’assessorato alla moglie Elena Pagana. «Un doloroso colpo basso», lo definiscono gli amici del giovane avvocato penalista. Che comunque casca in piedi: la scelta di Trantino «è una buona notizia», scrive su Facebook, il collega di studio, che – contrariamente a Musumeci – ha mantenuto rapporti distesi con il candidato incoronato dal partito. Razza ringrazia «di cuore» chi «aveva pensato a me»: Messina e Gaetano Galvagno, ma soprattuto Raffaele Lombardo, che «ha evidenziato in più occasioni la concretezza nell’amministrazione pubblica dimostrata in questi anni».E qui siamo a un altro aspetto. La mancata candidatura di Razza è una sconfitta per Lombardo, pronto a suo dire ad appoggiare «qualsiasi nome di FdI», che però ottiene il risultato di mettere in crisi la proposta di Luca Sammartino. E dunque Trantino, pur non essendo la prima scelta del leader autonomista (nonostante gli ottimi rapporti), riesce comunque a convincerlo. Tant’è che Fabio Mancuso parla di «unanime apprezzamento» di tutto il centrodestra.

E in fondo il pretoriano di Lombardo dice il vero. Trantino non dispiace affatto a Forza Italia e anche la Dc di Totò Cuffaro, unico a esporsi (molto) sulla “democristiana” Sudano, alla fine non ha alcuna ragione, se Salvini dovesse ritirare la sua candidata, per opporsi. A proposito anche Sammartino e Sudano, se costretti alla ritirata da una decisione ora spostata sul tavolo dei due leader nazionali, ridurrebbero i danni: Trantino, per loro, resta il minore dei mali, dopo aver scongiurato il blitz di Lombardo su Razza.Bilancio finale: perdono in molti, ma nessuno fino a essere umiliato; alcuni vincono, ma senza trionfare. I più felici, se Trantino dovesse spuntarla, saranno i golden boy meloniani, Messina e Galvagno, che chiudono l’era Pogliese senza aprirne una con la sindacatura di Razza. Ma si affidano a un quasi sessantenne che, in fondo, piace a tutti. Anche a quelli che finora non avevano pensato a lui.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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