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Catania, FdI si affida ad un sondaggio per la “nomination”

Ruggero Razza, Sergio Parisi e Pippo Arcidiacono tra i papabili. Ma ci sono anche gli outsiders

Di Mario Barresi |

Non è una questione che si risolverà nei prossimi giorni. A Roma i dioscuri di Giorgia Meloni frenano: «Catania è importante, ma in questo momento ci sono altre priorità». Slitta la scelta del candidato sindaco di Fratelli d’Italia. Ma non soltanto per questioni legate alla fitta agenda della premier. «La verità è che Giorgia non è ancora convinta su nessuno dei nomi che le hanno proposto», confessano informate fonti patriote. Aggiungendo che la leader «non si fa tirare la giacca da nessuno: s’è già confrontata con La Russa e Lollobrigida, ma alla fine deciderà lei da sola».

Anche basandosi sui risultati di un sondaggio necessario per misurare il gradimento dei potenziali candidati del partito. Lo studio, commissionato a un importante istituto demoscopico nazionale, dovrebbe arrivare sul tavolo di Meloni «entro il weekend». E dunque ci sarà tempo e modo per capire, come riferisce una persona a lei molto vicina, «quale delle varie rappresentazioni della realtà catanese arrivate a Roma, diverse l’una dall’altra, risponde di più alla verità». Su quali nomi, da contrapporre alla leghista Valeria Sudano già in campo, è stato chiesto il vaticinio dei sondaggisti? Di certo sui due che Salvo Pogliese ha offerto al tavolo regionale della coalizione (che domani si riunirà per la seconda volta a Palermo): Ruggero Razza e Sergio Parisi. L’ex assessore regionale musumeciano alla Salute e l’ex assessore comunale pogliesiano allo Sport restano in prima fila.

Ma, per non lasciare nulla al caso, i vertici di FdI avrebbero fatto misurare la spendibilità di ulteriori candidature. Quelle di altri due ex assessori comunali, Pippo Arcidiacono (che ha confermato di essere più che mai in gioco, con tanto di grafica per manifesti pronti a essere già stampati) ed Enrico Trantino (figura di profilo alto, molto gradito alla destra storica catanese, negli ultimi tempi un po’ in freddo con Nello Musumeci), ma anche ulteriori soluzioni.

Una, dai vertici del partito, viene ritenuta «la più autorevole»: Manlio Messina, vicecapogruppo di FdI alla Camera. Ma il diretto interessato, ormai figura di spicco del partito a livello nazionale, vuole restare a Montecitorio. Un’altra, l’europarlamentare Raffaele Stancanelli, potrebbe essere davvero la carta vincente per convincere la Lega. Ma le ruggini con i vertici del partito (Ignazio La Russa soprattutto: non gli ha ancora perdonato la sua militanza attiva nel fronte dei No-Nello la scorsa estate) fanno decadere bruscamente il rating interno dell’ex sindaco. Ammesso e non concesso che lui sia disposto a candidarsi, ipotesi che sarebbe smentita da un siparietto a cui hanno assistito alcuni testimoni nel giorno in cui veniva presentato il “manifesto” programmatico scritto dal gruppo di lavoro vicino all’arcivescovo Luigi Renna. Un documento aperto alla condivisione di tutti, purché non siano in campo. «Dove devo firmare? Io posso farlo, perché non sarò candidato», la plateale esternazione di Stancanelli.

L’ultimo nome della white list di Meloni sarebbe quello di un magistrato: Nunzio Sarpietro, ex capo dell’Ufficio Gip del Tribunale, da poco andato in pensione. Una toga molto apprezzata in città, per la sua competenza e il suo equilibrio, noto alle recenti cronache per essere stato il giudice che ha “assolto” Matteo Salvini, con sentenza di non luogo a procedere, dopo una lunghissima fase di udienza preliminare, nel processo sul caso Gregoretti a Catania. Una mefistofelica strategia per mettere in difficoltà il leader della Lega? Non è dato saperlo, così come resta un mistero il fatto che Sarpietro sia finito in quella lista. A sua insaputa?

A ogni modo, FdI si affetta a smentire questo scenario. E nel pomeriggio «ambienti del partito di Giorgia Meloni» dettano ad Adnkronos una versione in parte diversa da quella su cui si vocifera. Vero è che «potrebbe slittare al termine della settimana in corso ma anche, probabilmente, a metà della prossima, ovvero l’ultima del mese marzo» l’ufficializzazione del nome del candidato sindaco di Catania: un «piccolo rallentamento» dovuto a temi «più urgenti temi sul tavolo nazionale». Eppure «si sta comunque facendo tutto il possibile per arrivare a una candidatura comune e unitaria» e in tal senso c’è «ottimismo». Ma dalle fonti di FdI arriva comunque una secca smentita sulle «ipotetiche e improbabili suggestioni circolate in città, legate a nomi della magistratura». Con uno zoom finale: i «nomi in lizza» restano Razza e Parisi, con «meno probabile al momento l’ipotesi» di Stancanelli.

Il che, oltre a una reazione alla fuga di notizie (probabilmente di matrice palermitana) sul sondaggio e sui nomi inseriti, è un modo per placare l’ultimo scontro interno. Innescato dal blitz romano, martedì, di Raffaele Lombardo. Il leader autonomista, accompagnato dai meloniani più vicini a lui, avrebbe avuto un paio d’incontri al vertice. Nei quali, oltre alla prospettiva – che in molti ritengono tutt’altro che tramontata – di una sua candidatura come salvatore della patria (e dei patrioti), sarebbe venuta fuori anche la sua «simpatia», a dire il vero mai celata neppure in pubblico, per Razza. Che poi resta anche il candidato di FdI più noto e competitivo secondo tutti gli altri sondaggi fin qui diffusi, compresi quelli commissionati da altri schieramenti. Fino a far pronunciare, in serata, una frase sibillina a un meloniano di peso: «Il candidato sarà Ruggero, il sondaggio confermerà soltanto una scelta già quasi presa». La circostanza avrebbe fatto andare su tutte le furie Pogliese.

«Qui si sta giocando sporco», l’accusa dell’ex sindaco che punta tutto su Parisi, ancora conosciuto a Roma soprattutto come «l’assessore di Salvo», nonostante la recente escursione nella Capitale in cui ha presentato il patron del Catania, Ross Pelligra, fra gli altri, anche a La Russa. Che lo ha molto apprezzato.FdI, dunque, rallenta. Mentre la Lega accelera. C’è chi giura di aver letto sul display del cellulare di Luca Sammartino un sms di Salvini: «Su Valeria avanti a testa bassa». Magari non saranno le parole esatte, ma il senso è quello. E nel suo tour siciliano alla vigilia dell’ennesima udienza al processo Open Arms, il Capitano avrà modo di chiarire le idee a tutti. In attesa di confrontarsi con Meloni. Già, perché «Giorgia con lui non ha ancora mai parlato del caso Catania», assicurano da FdI.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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