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Comunali, via libera ad Emiliano Abramo, anzi no: la marcia progressista del gambero

Telefonata ad alta tensione Di Paola- Barbagallo. Parte di 5stelle e sinistra insiste su Caserta

Di Mario Barresi |

Oggi poteva essere il giorno della fumata bianca su Emiliano Abramo (nella foto). Ma non lo sarà. Nell’ultimo miglio verso la scelta del candidato sindaco di Catania, il fronte giallorosso inciampa sulle tensioni M5S-Pd. E così l’incontro finale dei tavoli progressisti, quello dell’agognata «sintesi sui nomi», è rinviato a data da destinarsi. E diventa l’occasione per far esplodere lo scontro, sin qui represso a stento, fra le due principali forze della coalizione.

Nel pomeriggio, dopo un giro domenicale di telefonate con i suoi, Nuccio Di Paola conferma a La Sicilia che oggi «a Catania ci sarebbe stato un vertice politico per mettere sul tavolo i nomi e confrontarsi su quello più condiviso». L’approccio del referente regionale del M5S è distensivo: «Da parte nostra non c’è preclusione per nessuno, il bel clima respirato nei tavoli progressisti si può mantenere fino in fondo». Il che sembra quasi il nulla osta al candidato più gettonato: Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, già candidato dem alle Politiche. Ma proprio da Anthony Barbagallo, arriva una folata di gelo. «Vertice su Catania? Non mi risulta. Io sono fuori sede. Ma non mi pare che nemmeno la nostra segretaria Maria Grazia Leone, abbia un impegno di questo tipo».

Cosa sta succedendo?A illuminarci è una fonte, anonima e molto informata, della coalizione. E così spunta la telefonata ad alta tensione, venerdì scorso, fra Di Paola e Barbagallo. Il segretario regionale del Pd all’invito dell’alleato avrebbe risposto picche. «Io non apro alcun tavolo. Il candidato di sintesi c’è già e non me lo faccio bruciare». Un «irrigidimento incomprensibile», per i grillini. Col retrogusto del sospetto: «Non è che Barbagallo fa così perché non ha la quadra dei suoi su Abramo?». Lettura smentita dal Pd. «Il via libera definitivo a Emiliano? Noi lo aspettiamo da Conte, se Di Paola dice di avere il suo mandato questa è la vera notizia», ironizza il segretario dem, forse perché ancora scottato dal «tradimento» alle Regionali. «Giuseppe non deve dare nessun via. Perché Barbagallo, anziché chiedere sempre di Conte, stavolta invece non ci porta dalla Schlein? Dev’essere lei – si sfoga il leader siciliano del M5S con i suoi – a chiederci di andare su Abramo».

E così il vertice progressista viene dapprima derubricato a confronto informale, proposto dal M5S e aperto a chi vuole partecipare. Graziano Bonaccorsi, capogruppo in consiglio, fa la “spunta” sugli invitati disponibili. «Alcuni fra quelli che devono esserci per forza non potranno partecipare per impegni personali, quindi meglio rinviare», consiglia Pierpaolo Montalto. Il segretario di Sinistra italiana, impegnato in un delicato ruolo di “cuscinetto” fra i due litigiosi alleati (e non solo), invita tutti «a parlare molto fra noi, evitando di sparare nomi all’esterno». E centra l’altro nervo scoperto: la freddezza di una parte di M5S e sinistra su Abramo. Alcuni attivisti chiedono a Di Paola la candidatura di bandiera di Bonaccorsi, altri insistono sull’ex ministra Nunzia Catalfo, che però, senza la deroga di Conte sul terzo mandato, a oggi potrebbe essere solo la «suggestiva» vicesindaca designata in un ticket. Con chi? In molti, non soltanto nel M5S, continuano a sostenere che il miglior candidato resti «un civico puro»: il docente di Economia, Maurizio Caserta.

In serata arriva il contrordine: oggi nessun vertice, «per evitare forzature che rischiano di alimentare altre tensioni»; forse solo una riunione interna del M5S. «Continuiamo a farci del male», l’amara citazione morettiana di un progressista. Il quale però si dice «certo che non ci spaccheremo». Beato lui.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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