Notizie Locali


SEZIONI
Catania 13°

Politica

Di lotta e pure di governo (ombra), ecco il “new deal” del M5S in Sicilia

Di Mario Barresi |

CATANIA – Nulla, in politica soprattutto, succede per caso.

E dunque non è casuale nemmeno la photo opportunity di Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri, con in mezzo Danilo Toninelli, immortalati nella Sala degli Specchi. A vedere quelle facce – auto-censurando il malizioso giudizio sull’intensità dello sguardo dell’ospite d’onore – sembra quasi di essere nel “Trova l’intruso” della Settimana Enigmistica. Ed è chiaro che si va a colpo sicuro: il capo dei grillini di Sicilia, a Palazzo d’Orléans – nella stanza che volle, fortissimamente volle, ma mai occupò perché sconfitto, due volte, alle Regionali – che fa salotto (istituzionale) con il suo nemico. Rivale acerrimo prima, durante e soprattutto dopo una campagna elettorale prodiga di cicatrici indelebili sulle carni dell’onore. E del rancore.

Ma non è una questione personale. O almeno non lo è più, forse. Il muro dei silenzi fra Nello e Giancarlo magari non verrà distrutto con la stessa velocità con cui Toninelli promette di costruire le opere di una Sicilia in condizioni «post-belliche» (non ci voleva certo lui, per accorgercene). Eppure da ieri – o magari da un po’ – qualcosa è cambiato. Giammai nel rapporto fra il governatore e il suo principale oppositore.. Ma nelle variabili di un nuovo corso del M5S di lotta (in Sicilia) e di governo (a Roma), innescato da buoni propositi e strategie elettorali.

Lo scenario è più vasto. E, negli scorsi giorni, è piombato sul tavolo di Luigi Di Maio, che analizzava assieme al suo “Gigio Magico” gli ultimi sondaggi. Che, in vista delle Europee, narrano dell’irrefrenabile crescita della Lega. Anche al Sud, granaio giallo di voti; anche nell’Isola del 28-0 alle Politiche. Insomma, né il surf sulle onde della protesta né la dolce attesa del reddito di cittadinanza bastano, da soli, come vaccino al virus della salvinite acuta.

A mali estremi, estremi rimedi. E dunque si cambia passo. «Se dobbiamo far vincere la Sicilia – diceva Cancelleri ieri ai suoi – non possiamo giocare sempre con magliette diverse. Per le partite importanti si può indossare la stessa maglietta». E così sarà in quello che il ministro Toninelli ha definito «un percorso condiviso» con il governatore per sbloccare 300 milioni per le strade provinciali e per «fiatare sul collo» dei cantieri di Rfi e Anas . Il terreno era stato già preparato da intensi contatti fra il gruppo M5S dell’Ars e l’assessore Marco Falcone. E adesso si dovranno, per forza di cose, condividere due passaggi. Uno a Sala d’Ercole, dove i grillini voteranno la mozione del governo regionale (chissà che faranno gli alleati di centrodestra…) per impegnare Palazzo Chigi alla norma sblocca-opere; e uno ai Trasporti, con la scelta del commissario con «i poteri speciali» – l’ennesimo supereroe annunciato per una terra che ha la maledizione di non poter essere normale – che potrebbe anche essere lo stesso Musumeci. «Sceglietelo pure voi, a me non interessa chi sia, basta che sia perbene e risolva le cose», ha detto ieri mattina Toninelli.

Un dovere istituzionale, certo. Come quello del ministro Barbara Lezzi che fa da “badante” alla Sicilia incapace di spendere i fondi Ue e – dopo una telefonata di Cancelleri – dice sì alla richiesta di Musumeci di rimodulare risorse per il rischio idrogeologico; come quello di Giovanni Tria che accoglie il collega Gaetano Armao e lo affida ai vice e ai sottosegretari per sbrogliare i conti; come il recente disgelo di Sergio Costa su Govanni Tria e alcune questioni dei rifiuti di cui avremo presto notizia.

Più indizi fanno una prova. Il M5S, alla Regione, passa alla fase 2. Quella di lotta e di governo (ombra). «Sarebbe ridicolo non aiutare i siciliani, adesso che siamo al governo, per ripicca a Musumeci», ammette Ignazio Corrao, che propose (invano) al presidente di «mollare Miccichè e compagni per scrivere un contratto di governo». L’eurodeputato, da responsabile Regioni ed enti locali del movimento, proprio oggi incontrerà Di Maio a Roma. Il punto sulle Europee, ma anche un tagliando alla nuova strategia per il Sud, che – dicono i fedelissimi del vicepremier – «per la Lega deve restare come il pescatore per il pesce», un pericolo da scongiurare tanto quanto l’avanzata di «una classe dirigente di neo-leghisti, tutti riciclati che sfruttano la scia di Salvini».

C’è un prezzo da pagare. Che, nel caso di Cancelleri, è umano: seppellire l’ascia di guerra perennemente brandita contro Musumeci. Ed è politico, per il M5S, nel dare uno, dieci, cento “aiutini” a un governo di cui resta opposizione. «All’Ars continueremo a non fare sconti a nessuno», ripetono i più integralisti. Non pochi, ma una minoranza rispetto a chi è convinto che fare le barricate su tutto non paghi più. L’operazione per un governatore comunque assediato (vedansi nomine della sanità) da alleati famelici, potrebbe essere a costo quasi zero.

E allora ecco il nuovo patto possibile. Con un rischio calcolato, fondato sulla certezza dei guru della comunicazione m5s: quello di Musumeci viene visto dagli elettori siciliani come «il governo del presidente» e non come oasi berlusconiana né tanto meno come enclave di Salvini. «Condividiamo responsabilità e onori. E poi avversari come sempre…», è l’ultima offerta. Un messaggio nella bottiglia lanciato nel tempestoso mare del centrodestra.

Twitter: @MarioBarresi

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati