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L'intervista

«Io, Catania, la Sac, S. Agata e i primi cento giorni da sindaco»: Enrico Trantino si racconta

Intervista al prima cittadino tra progetti, politica e problemi della città

Di Redazione |

Cento giorni vissuti intensamente, per Enrico Trantino, i primi cento alla guida di una città che cerca di risalire la china e ritrovare speranza e fiducia. Cento giorni più complicati del previsto date le emergenze in serie della scorsa estate, su cui fare il punto nel tradizionale “tagliando” del forum in redazione, rispondendo alle domande dei giornalisti.«Eravamo consapevoli delle difficoltà, le criticità possono essere un limite ma non un alibi, la città ha bisogno di risposte, ma soprattutto di invertire il contratto sociale tra istituzioni e cittadini che per troppo tempo è stato basato sulla cultura dei privilegi, serviva un cambio di rotta dando risposte in silenzio, ora dobbiamo eliminare incrostazioni che hanno reso statica l’amministrazione negli ultimi venti trent’anni recuperando lo spirito di comunità e facendo squadra, la città sta reagendo».

A che punto siamo col dissesto?

«Devo dire che siamo a buon punto, non ne siamo usciti ma soprattutto non intendiamo uscirne in questo momento, perché abbiamo una legislazione folle, per cui c’è banca Sistema che ha 110 milioni di credito nei nostri confronti, noi abbiamo proposto una transazione ma non abbiamo avuto riscontro di interesse, perché appena termina il dissesto si presenteranno col decreto ingiuntivo per 110 milioni più gli interessi, tanto che ho posto al ministero il problema sul cambio di normativa per incoraggiare una soluzione transattiva, se no usciremmo dal dissesto oggi per rientrarci domani mattina, intanto stiamo dialogando con Roma per trovare soluzioni percorribili».

Sul Pug conferma l’impegno a dotare la città del Piano urbanistico atteso da oltre mezzo secolo?

«L’impegno l’ho preso fin dal primo giorno con la nomina dell’assessore all’Urbanistica, rispetto alla politica che magari desiderava altre designazioni ho voluto dare un segnale preciso di autonomia a fronte della volontà di chi puntava al rispetto delle singole componenti, cosa che in politica ci può stare, ma noi desideriamo essere al di fuori del contesto tradizionale, e la nomina di Paolo La Greca in questo ha un significato ben preciso, ma questo deve tenere conto con una condizione dell’ufficio che per esempio sul tema sanatorie ha due soli dipendenti, per cui dobbiamo cercare di rinfoltire l’organico, non certo spostando le poche risorse all’interno del Comune, ma riaprendo qualche concorso se riusciamo ad avere un aiuto da Roma, penso anche alle pesanti carenze d’organico dei vigili urbani».

Lei ha voluto una stretta correlazione tra urbanistica e mobilità, sul Passante ferroviario di Catania siamo alla vigilia di una possibile svolta

«Sono in vista due appuntamenti importanti, nelle prossime ore una audizione in commissione Trasporti, e giovedì una importante riunione con Rfi, Trenitalia, Sistemi Urbani e Anas in cui andremo a chiedere il famoso miliardo di euro per l’interramento della stazione ferroviaria e dell’intera linea ferrata fino al Castello Ursino, sarebbe la svolta per la città, perché finalmente garantirebbe la restituzione del waterfront. In materia urbanistica ci sono le premesse per la trasformazione dell’intera città, perché si aprirà a breve una carreggiata di via Barraco dalla circonvallazione a via del Rotolo, questo ci permetterà di chiudere, come io vorrei, o all’inizio limitare il traffico su piazza Mancini Battaglia in direzione piazza Nettuno, in attesa che si perfezioni l’iter per la progettazione, finanziamento e realizzazione dell’altra corsia del tratto Rotolo Ognina, opera che ho già seguito come assessore della precedente giunta Pogliese, intanto a breve lanceremo il concorso di progettazione internazionale per riqualificare l’area da piazza Mancini Battaglia a piazza Nettuno, e nel contempo si sta definendo la questione sul tratto “Rotolo Europa”, perché ci è stato consegnato il progetto, ora dobbiamo dialogare con il Consiglio comunale sul tema degli espropri. Completare anche quest’asse significherebbe poter chiudere al traffico l’intero lungomare. Inoltre abbiamo avviato il confronto con Sistemi Urbani, c’è la possibilità di rendere fruibile alla città tutta l’area del deposito locomotive, che per la parte di cubatura esistente verrebbe monetizzata da Sistemi Urbani, che riqualificherebbe tutto il resto dell’area consegnando un parco urbano meraviglioso a degradare sul Caito. Poi spostandoci verso la stazione, Cittadella giudiziaria in itinere, nodo Catania e linea interrata fino al Castello Ursino, in più c’è la somma di 1,2 milioni già aggiudicati per quattro progetti sull’asse Faro Biscari viale Africa, per studi di fattibilità in tema di mobilità sostenibile, e inoltre c’è la grande scommessa dell’Autorità di sistema portuale sul nuovo piano regolatore del porto che si prospetta molto più che interessante. Siamo nel pieno di un work in progress che ci consente di essere benevoli sulla possibilità di un futuro migliore, in gran parte dipenderà anche dalle nostre capacità».

Ci sono tempi certi sul completamento e la consegna della Cittadella giudiziaria?

«So che i ritardi dovuti anche ai ricorsi amministrativi sono stati in qualche modo recuperati. Ed è stato risolto anche il problema insorto con il sequestro di una delle gru usata nel cantiere che è stata sostituita con un’altra. Da quello che mi hanno riferito la consegna è prevista entro la metà del 2024».

La toga è stata messa al momento nel cassetto?

«Non è stata riposta nel cassetto. Oggi (ieri per chi legge), l’ho indossata due volte per due processi. Certamente la sto indossando molto meno. Ma quello che mi fa più pensare è il fatto che non mi manca così tanto».

Ciò che dovrebbe legare Catania ai centri più vicini, ma in realtà li slega, è la viabilità ancora arretrata e una mobilità integrata. Cosa si può realizzare su questo fronte?

«Si sta pensando a una strada alternativa alla Tangenziale perché su questa arteria non è possibile realizzare la terza corsia quindi è necessario un altro tracciato che abbia più o meno lo stesso percorso. Sulla attuale Tangenziale sono cominciati i lavori del primo lotto della Strada dell’Etna e mi sembra che vadano un po’ a rilento. Il secondo lotto è in fase di progettazione. Tutte le strade provinciali sono sicuramente da migliorare».

Quella sensazione di disarmo delle ex Province e di incertezza amministrativa potrebbe essere mitigata se si andasse alle urne, specialmente con il sistema di elezione di primo grado degli organismi?

«Sicuramente sì. E infatti lo auspico. È davvero paradossale che in certe questioni da affrontare il sindaco del capoluogo, cioè io, dovrebbe… litigare con il sindaco metropolitano, sempre io. Vi assicuro che non arrivo a questi livelli di sdoppiamento della personalità».

Abbiamo raccontato in diverse occasioni il suo profilo più riservato, com’è cambiata la sua vita da quando è diventato sindaco, ha mai pensato di dire basta, ora mollo?

«Fin dal primo momento ho detto ai miei figli che non sarebbero stati visti più come Alessandro, Francesca e Vincenzo ma come figli del sindaco e ho aggiunto: se un altro può sbagliare voi non potete sbagliare. Poi pensate che io sarò molto meno a casa. Spesso ricevo il sabato la telefonata di padre Barbaro Scionti, solo per ricordarmi che è il giorno in cui devo cucinare per i miei figli, un rito del fine settimana, cosa che sto facendo sempre meno da quando sono sindaco, ho la fortuna di avere una moglie straordinaria che mi aiuta tantissimo su tante cose, rispetto alle mie previsioni iniziali ho un po’ più di difficoltà nel gestire l’attività professionale che sto limitando alle cose necessarie. No, non mi sono mai pentito della mia scelta, la considererei una resa e io invece sono un passionale, non mi arrendo anche se vado in bestia davanti a chi getta la cicca per terra a Catania e quando è fuori è ligio alle regole».

Non mancano le pressioni per il rinnovo delle partecipate, in questo momento tutte riconducibili a Fratelli d’Italia, a che punto à la stagione del rinnovo dei vertici, gli alleati chiedono

«Le sollecitazioni sono – diciamo – molto cortesi, e da parte mia c’è la convinzione che comunque sono ragionevoli, per cui sto prendendo del tempo; desidero che, comunque, quando se ne parlerà si parlerà di tutte, non escluso che magari inizialmente possa fare qualche passaggio su una partecipata piuttosto che su un’altra per dare risposta a qualche partito che ha più urgenza. La questione non è comunque in agenda almeno fino a dicembre, a meno che tutti non mi chiedessero diversamente. L’unica cosa è che non posso espormi dicendo, come ho fatto col Corriere della Sera a proposito dell’aeroporto, che la politica deve smetterla di mettere propri uomini ma deve scegliere i migliori, anche se chiaramente una cosa è parlarne per la struttura più importante della Sicilia Orientale, un’altra è per le partecipate, sebbene alcune come Amts e Sidra hanno bisogno secondo me di persone che hanno delle competenze manageriali»

Lei questa estate è diventato forse l’unico punto di riferimento, nel silenzio di tanti esponenti politici, di chi chiede un cambio di passo alla Sac, dopo la battaglia c’è una resa rispetto alla forza dei numeri?

«Non c’è una sorta di faida o disfida personale, io ho rappresentato un problema, ho detto che noi abbiamo subito un danno di rilevantissima gravità, qualcuno si ostina a voler ridimensionare l’accaduto come se non fosse successo niente, e quel qualcuno è quello che ha detto che il sindaco è solo; io ho sempre detto che ho agito non per spinta politica ma per rispondere a quello che in quanto sindaco ritengo il mio solo datore di lavoro che è la città di Catania e tutti i passeggeri che hanno subito quello che hanno subito. Non è una resa perché io ho presentato una denuncia su cui ancora il collegio sindacale si deve esprimere. Abbiamo presentato una richiesta di convocazione per l’assemblea dei soci affinché il collegio sindacale riferisse, mi hanno risposto che non sono ancora pronti; aspetto quindi che siano loro a comunicare quando ci possiamo riunire, il danno grave è stato nella mancanza di gestione dei passeggeri, che ha mostrato indifferenza assoluta alle regole sulla gestione di un’azienda, nonostante sindaco, prefetto e questore abbiano sollecitato iniziative concrete. La città ha mostrato coesione, rappresenta un unicum il fatto che un’iniziativa di un sindaco sia stata condivisa anche dall’opposizione».

Ma lei col governatore Schifani ha più parlato dopo il caso Sac?

«Non è un mistero che lui sia venuto una seconda volta a Catania senza che io ci andassi: era evidentemente un incontro politico e non istituzionale. Mi sono sentito per la nota con cui chiedevo la convocazione dei soci. Da quel giorno non ci siamo più sentiti e devo chiamarlo perché vorrei venisse per la consegna dei lavori all’azienda aggiudicataria della realizzazione del Museo dell’Etna, a San Cristoforo».

Capitolo rifiuti, il lotto centro è quello messo peggio

«Intanto come sindaco metropolitano vorrei dire che anche qui, sulla pulizia della strade provinciali, non posso arrivare a uno sdoppiamento della personalità su chi debba intervenire per risolvere la contesa tra Comune e Città Metropolitana. Per quanto riguarda la modifica del contratto di servizio nel lotto centro, avremo 110 operatori in più, lo abbiamo autorizzato perché ci garantiscono che ci sarà una svolta. Chiaro che io mi attendo una svolta anche sui controlli, non mi illudo sul fatto che stiamo assumendo 110 persone che non vedevano l’ora di spazzare la strada, ci deve essere più vigilanza e un migliore servizio di spazzamento, inoltre sto per incontrarmi con gli amministratori di condominio, non si può continuare con i sacchetti per terra che ne richiamano altri, vorrei che i carrellati vengano disposti laddove possibile all’interno degli spazi condominiali. Alcune telecamere sono già state installate in alcuni punti critici, ma funzionano da deterrente per chi commette l’infrazione in auto. Ho chiesto espressamente che vengano arruolate le guardie ecologiche volontarie che hanno potere di elevare le multe, sul tema delle discariche la città deve darci una mano».

A proposito di telecamere: ce ne risultano installate e non funzionanti oltre 250 e proprio di recente la vicenda del turista polacco aggredito e ridotto in fin di vita da un delinquente è stata definita grazie alle telecamere installate da un privato.

«Sono 256 e a tal proposito devo confessare che noi in Comune, fino a poco tempo fa, avevamo due ingegneri e un architetto, che dovevano dare risposte per tutti. Ora finalmente la situazione è cambiata: stiamo inserendo le schede Sim, ultimando il lavoro di taratura e a breve saranno messe in funzione nei posti concordati con la Polizia di Stato. Per me, però, non sono interventi sufficienti, perché si tratta di telecamere di due-tre anni fa, che risultano già superate: sono buone per chiarire episodi di delinquenza come quello del polacco, l’abbandono di rifiuti in auto, ma le nuove telecamere ti fanno scattare l’allarme, segnalano chi va senza casco o senza bollo auto. E’ in quella direzione che si deve andare».«E’ nostra intenzione avvalerci di un dirigente dell’Innovazione area digitale – prosegue – sono arrivati curriculum interessanti, che stiamo valutando e che ci consentiranno di lavorare sia con le camere tradizionali sia con quelle più innovative, che potrebbero venirci assai utili nei casi di tutti gli abbandoni dei rifiuti e la cui “gestione” potrebbe essere affidata magari a chi potrebbe fornircele, che poi potrebbe rivalersi sul trasgressore».

Di sicuro queste telecamere sarebbero importantissime in una città che in molti – e non soltanto catanesi – considerano insicura.

«Io credo che tutto dipenda dalla percezione. E sotto questo punto di vista stiamo migliorando notevolmente. Ricordate la ricerca del portale Numbeo, che lo scorso anno ha dato Catania al terzo posto fra le città più pericolose d’Europa e che nel primo semestre del 2023 ci ha pure assegnati il gradino più alto di questo poco onorevole podio? Bene, se accedete adesso scoprirete che siamo “precipitati” al cinquantunesimo posto, dietro città come Milano, Firenze e Bologna. Ci viene dato credito, ci stanno mettendo alla prova ed è un segnale positivo, che comunque deve portarci a garantire il massimo attivismo. Abbiamo la fortuna di avere un sindaco nuovo, un questore nuovo, un comandante dei carabinieri nuovo, un generale della Guardia di finanza con il quale esiste la massima sintonia: dobbiamo aprire una stagione nuova, confermando che noi non arretriamo, a dispetto di teppisti e vandali che non riescono comunque a sporcare l’immagine della città. Oggi, senza alcuna campagna particolare, Catania è visitata da tantissimi turisti e si conferma la quinta città in Italia per attrattività».

Ci fossero anche i vigili urbani….

«La pianta organica prevede 800 vigili urbani: noi ne abbiamo 245 e 200 hanno più di 60 anni, senza considerare quelli ai box per i più svariati motivi. E’ chiaro che c’è una limitatezza nella reazione. Se noi usciremo dal dissesto e avremo qualche molecola di ossigeno in più potremo rifare i concorsi».

Ma non diceva che volevate prendere tempo prima di uscire dal dissesto?

«Sì, ma queste assunzioni sarebbero legate agli etero finanziamenti, che possono essere destinati dal Governo alla questione sicurezza. Detto questo, è chiaro che mi lascia perplesso l’atteggiamento del catanese che a Parma non posteggia in doppia fila perché là ci sono i vigili urbani e a Catania sì perché i vigili non ci sono. Dobbiamo cambiare approccio, mentalità. E dobbiamo farlo per la nostra città. Non ci possiamo riscoprire catanesi orgogliosi soltanto in occasione della Festa di Sant’Agata e per la promozione del Catania in Serie A».

A proposito, si immagina già la prossima festa della Patrona?

«La immagino e la aspetto. Confermandovi che non salirò sulla carrozza del Senato. Al posto mio andrà un ragazzino delle scuole medie che sarà scelto in base a una selezione di temi su “Catania che vorrei” o “Catania che sarà”. Non è un elemento di innovazione fine a sé stesso. E’ un modo di far sentire alla cittadinanza che il sindaco vuole vivere il giorno più importante della festa allo stesso livello della città. Quindi nella strada e non sulla carrozza che segna un dislivello fra chi sta sopra e chi sotto».

E il Catania? Lo sogna già in Serie A?

«Come tutti i catanesi. Io credo che le premesse ci sono, perché la società ha investito bene, i dirigenti sono molto motivati ed è un management in cui credo, anche se saranno i risultati a dire se avranno fatto davvero bene».Già, come accadrà anche al termine di questa sindacatura….

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