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Lombardo, Cuffaro e il “derby” centrista: «Dirsi oggi Dc è una cosa ridicola»

Il leader del Mpa alla convention del suo movimento. E marca le differenze

Di Redazione |

«La mia area politica nel ’92-93 faceva capo in Sicilia a tre uomini che si chiamavano Calogero Mannino, Sergio Mattarella e Rino Nicolosi: tre grandi politici, io ero più legato al primo; il secondo è oggi uno stimatissimo presidente della Repubblica, il terzo fu un grande presidente della Regione siciliana. Quella era la Dc: ora io mi posso chiamare organizzazione delle nazioni unite ma faccio ridere. Quella fase storica si è conclusa, tanto per essere chiari».

Lo ha detto il leader del Mpa, Raffaele Lombardo, nella convention del partito in Sicilia, facendo riferimento alla Dc di Totò Cuffaro.

L’autonomia

«Per 12 anni mi sono occupato di tante altre cose, oggi lo spirito autonomistico lo trovo veramente molto attenuato. C’è un prevalere al riferimento ai partiti nazionali che è qualcosa di incredibile. Oggi se bisogna smuovere un tavolo o una sedia in uno dei Palazzi del governo regionale, si dice vediamo che dice Roma. Ecco perché ci stiamo incontrando oggi, perché questo spirito dell’autonomia, della libertà e dell’orgoglio rinasca. Cerchiamo di essere orgogliosi di essere siciliani e autonomisti, cerchiamo di diffonderlo» ha poi aggiunto l”ex presidente della Regione.

Il centralismo

«Oggi – ha detto ancora Raffaele Lombardo – c’è un centralismo di quella Roma, che mi sento di dire ladrona veramente, delle lobbies, degli affari e dell’incapacità a governarci più liberamente le nostre risorse. Il nostro progetto autonomista avrà tanti ostacoli, perché al di là dei governi che cambiano, ci sono alcune strutture centralistiche, come la burocrazia dei ministeri e i poteri forti che vanno avanti indebolendo le Regioni più deboli».

Lagalla non coperto dai partiti nazionali

«Proponiamo una federazione ai sindaci che vogliono essere autonomi e indipendenti, ho rivolto questo invito al sindaco di Siracusa, l’ho fatto con quello di Ragusa. Il sindaco di Palermo per esempio è messo tra due fuochi, è al centro di un lotta all’ultimo sangue tra i grandi partiti che pretendono una poltrone in più o in meno e cercano di soffocarlo perché non ha la copertura nazionale. A queste persone che non hanno le spalle coperte noi diamo una mano, se la loro indipendenza è autentica possiamo invitarli a impegnarsi e a coinvolgersi con noi».

Gianfranco Miccichè in platea

«Per circa 10 anni non ho messo piede nei Palazzi: a Palazzo dei Normanni sono stato un paio di volte a trovare il presidente dell’epoca Gianfranco Miccichè e mi avevano invitato poi a parlare del caso Montante in commissione regionale Antimafia. Mai messo piede a Palazzo d’Orleans, dove mi è capitato di tornarci: ebbene che però ci vadano altri dirigenti, perché o accettiamo la logica del confronto politico franco e aperto, oppure non ha senso. L’autonomia confligge con la pratica che io vedo esercitare indegnamente da quelle parti, dell’adulazione, della delazione e del servilismo. Se si preferiscono questi valori – ha detto – noi per carità non abbiamo dove andare, io da quelle parti non mi faccio sicuramente vedere. Se invece una volta e per tutte si vuole cominciare a ragionare tra persone che hanno tutte le proprie idee, le proprie proposte e la propria dignità allora sicuramente noi ci possiamo sedere per dire si o per dire no».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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