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L'intervista

Salvini: “In Sicilia un passo alla volta, no al modello Draghi con Pd e M5S”

Il leader della Lega oggi a Palermo: «Alla Regione una soluzione che compatterà e rasserenerà tutti. La Sicilia ha bisogno di un centrodestra con valori diversi». «Musumeci? Io ascolto il giudizio dei siciliani e prendo atto di sondaggi non brillanti Da lui ci si aspettava una rivoluzione coraggiosa...»

Di Mario Barresi |

Senatore Matteo Salvini, sta per arrivare a Palermo. Dove la Lega aveva espresso il candidato sindaco per poi ritirarlo. Un atto di generosità o un segno di debolezza? «Un atto di generosità per la coalizione e di amore per Palermo. Non mi interessa essere il primo degli sconfitti, la città merita di cambiare pagina dopo il malgoverno della sinistra e quindi è necessaria unità. La vicenda di Palermo insegna due cose: primo, abbiamo donne e uomini di valore che possono ambire a incarichi delicati e ribadisco l’autorevolezza di Scoma. Secondo: abbiamo grande senso di responsabilità. Certo, la generosità non è illimitata…». Lagalla parte favorito, eppure sembra in affanno sulla questione morale. Lei ha incontrato Cuffaro e ostenta "fiducia" sulle scelte dei suoi. Ma non la infastidisce nemmeno un po’ che la Lega sia in un’alleanza in cui l’ex governatore e Dell’Utri continuano a dare le carte? «L’ex governatore e Dell’Utri non danno le carte. Ho fiducia nella coalizione, nei nostri programmi e nel giudizio dei cittadini. Mi scusi, ma mi sembra il solito doppiopesismo della sinistra. Mi spiego. Critico severamente la pessima gestione del sindaco Orlando a proposito di bilancio comunale, burocrazia, rifiuti, traffico, cimitero dei Rotoli. Non gli rinfaccio le sue vecchie e imbarazzanti critiche a un eroe come Giovanni Falcone. Spero che a sinistra vogliano confrontarsi sui programmi, magari spiegando i tanti problemi irrisolti dopo anni di malgoverno mentre la Lega ha garantito alla città due milioni per fronteggiare la vergogna delle bare ammassate e ha fatto diventare realtà il taser per le forze dell’ordine». Fratelli d’Italia vi accusa di aver rotto il centrodestra a Messina, dove la Lega appoggia il candidato di De Luca. Soltanto dinamiche locali? «È una dinamica locale, come sanno benissimo gli amici di Fratelli d’Italia che hanno scelto di rompere l’unità della coalizione in città significative come Parma, Catanzaro, Jesolo, Viterbo». Come va il rapporto federativo con gli Autonomisti? Lombardo, ogni tanto, fa i capricci… «Sono più ottimista di lei, mi pare che al di là di qualche confronto fisiologico il clima sia positivo e utile per tutti». Parliamo di Regionali. Riassunto delle ultime puntate. Meloni ha posto l’ennesimo ultimatum: il 13 vuole il via libera a Musumeci e c'è chi è convinto sia disposta a rompere per pesarsi prima delle Politiche. Lei continua a dire che «sulla Sicilia decidono i siciliani» e si sa che i leader regionali sono ostili al bis del governatore. Come si uscirà dall’impasse? «Un passo alla volta, adesso dobbiamo pensare a battere la sinistra per ridare ossigeno a una Palermo mai così in affanno e che sconta un decennio di scelte pessime. E ricordo che il 12 giugno si votano anche i referendum sulla Giustizia: i media ne parlano poco, soprattutto la tv, ma i cittadini hanno la storica occasione di voltare pagina». FdI ha legato la trattativa locale a quella su altri candidati governatori minacciando "ritorsioni" sul Fontana-bis in Lombardia. Ma è ipotizzabile il rebus siciliano si risolva in un tavolo in cui il centrodestra trovi la quadra su tutte le Regioni al voto nel prossimo anno? «Per me no, e lo dico con la credibilità di chi – su Palermo città – ha fatto un passo indietro per amore dell’unità. Sono convinto verrà trovata una soluzione condivisa e soddisfacente per tutti». Al netto delle dinamiche politiche, qual è il suo giudizio, possibilmente schietto, sui cinque anni di Musumeci? «Ascolto il giudizio dei siciliani e prendo atto dei sondaggi: non mi sembrano brillanti. Ci si aspettava una rivoluzione coraggiosa, a partire da rifiuti e trasporti…». La Lega ha alcuni nomi come potenziali candidati. C’è possibilità di convergenza su uno di loro? «Ribadisco che decideranno i siciliani, e ne parleremo a tempo debito. La Lega ha la fortuna di avere donne e uomini di valore». E se, qualche giorno dopo lo spoglio del 13, dai dirigenti regionali del centrodestra arrivasse ai leader nazionali la proposta di un “candidato di sintesi”? Lei lo valuterebbe anche se non fosse del suo partito? «Le ho già risposto, dobbiamo trovare una soluzione che rassereni e compatti tutta la coalizione. Un passo alla volta». E poi c’è il “fattore Scateno”: i sondaggi lo accreditato di un consenso personale fino al 15%.  Lei di recente lo ha incontrato un paio di volte a Roma. C’è la possibilità che l’“ambasciatore Salvini” riesca a ricucire uno strappo che potrebbe risultare decisivo sulla sconfitta del centrodestra in Sicilia? «Spero che il fattore Scateno possa farci vincere a Messina. Per ora mi fermo qui». A proposito. Fra i nuovi sostenitori del candidato di De Luca a Messina c’è anche l’eurodeputato Giarrusso. Che ha lasciato il M5S sbattendo la porta. Secondo alcune voci, smentite dal diretto interessato, ci sarebbe un dialogo con la Lega: lo accoglierebbe nel suo partito? «È sicuramente una persona di valore, ragionare insieme del futuro della Sicilia e dell’Italia intera potrà essere utile». Quante probabilità ci sono che in Sicilia si sperimenti quel “modello Draghi” che Miccichè continua a sognare? Per essere chiari: se il centrodestra si rompesse su Musumeci, i leghisti siciliani avrebbero il suo mandato per dialogare anche con Pd e M5S? «Con Pd e 5Stelle l’esperienza di governo nazionale è molto difficile e quindi escludo verrà riproposta, a Roma come su altri territori. I cinquestelle sono il partito dei No che minaccia di far cadere Draghi per il nuovo termovalorizzatore di Roma, il Pd insiste su Ius soli, legge elettorale, ddl Zan, patrimoniale. Siamo portatori di valori e priorità diverse. Gli italiani e i siciliani in particolare meritano un governo di centrodestra basato su difesa del lavoro, pace fiscale, controllo dei confini, meno tasse e burocrazia, tutela del made in Italy e dell’interesse nazionale. In Sicilia sono urgenti politiche di sviluppo per attrarre investimenti che generano lavoro e un grande piano di rilancio dei servizi sanitari e turistici. Lasciamo ad altri polemiche e fantapolitica». Twitter: @MarioBarresi

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