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Crisi agricola in provincia di Ragusa, l’on. Abbate batte i pugni sui tavoli dell’Ars

"E' il momento in cui il grido di dolore delle aziende deve essere ascoltato"

Di Redazione |

Accorato intervento questo pomeriggio in Parlamento da parte dell’onorevole Ignazio Abbate sulla delicata questione agricola che nelle ultime settimane è salita alle cronache nazionali a seguito delle proteste delle aziende del comparto.

“Penso che l’agenda del comparto agricolo – ha detto – sia un’agenda da mettere tra le priorità delle scelte economiche di questo governo. Ci vantiamo giustamente, da siciliani, di avere tra le migliori imprese agricole d’Europa ma nella realtà di oggi l’imprenditore non ha neanche la facoltà di scelta del prezzo delle materie prime da acquistare né il prezzo di vendita dei propri prodotti. Venendo a mancare queste due facoltà primarie non può definirsi neanche imprenditore. Oggi siamo chiamati a fare delle scelte anche a rischio di mettersi contro altri comparti produttivi importanti, ma sono scelte non più procrastinabili. La crisi della siccità e degli invasi, ad esempio, è la sconfitta di una intera stagione politica che non ha investito nella direzione giusta. Follia pensare che questo sistema potesse reggere in una Regione senza montagne e ghiacciai. Lo stesso si può dire del prezzo di vendita dei prodotti. Pur tra le mille difficoltà di produzione, il prezzo non sale e la colpa è del fatto che le nostre industrie agroalimentari non utilizzano i nostri stessi prodotti. Nessuno ha il coraggio di inserire nei bandi l’obbligo del consumo filiera, cioè l’obbligo per 10 anni di dover consumare prodotti della nostra stessa Regione. Il Governo deve essere accanto ai produttori, in particolare a quelli del latte e della carne. Quando in Sicilia alle aziende trasformatrici viene concesso di importare la cagliata dall’estero, per fare un esempio, e addirittura vengono elargiti contributi per favorire questi tipi di insediamenti produttivi, allora tutto ciò vanifica gli sforzi dei nostri produttori”.

“E’ il momento in cui il grido di dolore delle aziende deve essere ascoltato – ancora Abbate – Abbiamo due modi per farlo. Quello economico, utilizzando i fondi strutturali a disposizione ottenendo una deroga dal Governo Nazionale, e quello pratico, cioè rivedendo radicalmente l’approccio con il mondo agricolo e cercando di tutelarli sotto vari aspetti, dall’invasione dei prodotti stranieri all’obbligo di consumo dei prodotti locali. Dall’obbligo di esposizione nei supermercati del doppio prezzo (acquisto/vendita) alla tutela bancaria nei confronti di tutte quelle imprese che da un anno non riescono a pagare nessuna rata di contributi Inps e sono fuori dal Durc. A tal proposito dobbiamo chiedere una proroga di un anno per il Durc o si rischia di fare i bandi a cui non può partecipare nessuno per mancanza di questo requisito”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA