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I 60+40 di Mario Venuti: concerti in chiave jazz con una spruzzata di Brasile per festeggiare

Traguardi di età e di carriera per il cantautore catanese che, in Sicilia, si esibirà a Catania, Palermo e Siracusa

Di Giorgia Lodato |

Un tour nei più prestigiosi teatri e club di tutta Italia per celebrare un doppio traguardo: 60 candeline soffiate sull’ultima torta + 40 anni di carriera. Non ama i grandi festeggiamenti Mario Venuti, ma stavolta non si è proprio potuto sottrarre. «È un pretesto per fare musica – spiega – festeggiare è un modo sincero e trasparente per rapportarmi con il pubblico».

Sono passati 40 anni dal primo disco con i Denovo, il primo gruppo in cui si esibiva con Toni Carbone, Luca Madonia e Gabriele Madonia. Era il 1984. Chi era all’epoca Mario Venuti?«C’era un talento forse ancora inespresso, sicuramente grande entusiasmo, un fuoco che puoi avere solo a quell’età».

E oggi, chi senti di essere?«Ci vuole l’aiuto dello psicologo per capire chi siamo veramente. Oggi sono un signore di mezza età – dice ridendo – non credo di essere cambiato così tanto. Ho una padronanza dei mezzi espressivi sicuramente più compiuta, mi esprimo in modo completo e maturo. L’entusiasmo non è cambiato, diciamo che è più direzionato. Così come non è cambiata la passione per la forma canzone, per quella voglia di costruire dei piccoli manufatti pop sempre più ricchi, sfruttando le maggiori disponibilità e colori sempre nuovi della tavolozza artistica. La mia natura è rimasta la stessa, e per fortuna aggiungerei. Credo che un artista debba mantenere il fanciullino pascoliano che ha in sé per non trasformarsi in un impiegato della musica».

Anche Catania è cresciuta, in questi 40 anni. Ci racconti come?«Negli anni ‘70 era una città diversa, meno brillante, meno vivace. Negli anni ‘80 era ancora un po’ scura, poi col tempo c’è stata un’esplosione di movida. C’è sempre qualcosa da fare, si può andare di bar in bar e trovare sempre gente. Dal punto di vista musicale gli anni d’oro sono stati gli anni ’90, quando c’erano tanti club dedicati alla musica dal vivo e una curiosità diversa. Adesso qualcosa l’ha un po’ persa, ma rispetto ad altre città italiane, anche Roma per citarne una, ci sono dei punti di riferimento per i concerti come Zō e il Ma».

E sarà proprio Zō Centro Culture Contemporanee, infatti, a ospitare Mario Venuti per questa festa dall’atmosfera intima e travolgente che avvolgerà Catania il primo marzo e il Teatro Santa Cecilia di Palermo il 9 marzo, per poi proseguire a Taranto, Salerno, Roma e Siracusa.Ad accompagnare Venuti sul palco Pierpaolo Latina (pianoforte), Giuseppe Tringali (batteria) e Vincenzo Virgillito (contrabbasso), con cui l’artista siciliano rilegge alcuni brani del suo repertorio (e non solo) puntando al nocciolo emozionale delle canzoni. Un concerto più vicino al jazz che al pop rock, con un’immancabile spruzzata di Brasile, la terra del samba e della bossanova di cui Mario Venuti da sempre apprezza l’aria, i colori, i suoni, l’arte.«Quella col Brasile è una sorta di affinità elettiva, o almeno così si diceva in passato. Mi riconosco in un modo di porgere la musica che non è urlato, con un ritmo e un’armonia molto sofisticati, ricercati, che sono stati sempre un mio pallino. Forse per questo mi sono riconosciuto in quel misto di allegria e leggera malinconia, che loro chiamando saudade, dei grandi autori brasiliani, trovando una grande affinità nello spirito, nel modo di porgere le cose, nel modo di proporre i temi della vita. Quella poesia così magica che trasmettono gli artisti brasiliani».

Ma Mario Venuti è anche molto italiano, e ci tiene a precisarlo.«La mia è musica italiana che si avvale di questo sapore brasiliano che rende tutto più ricco e internazionale. È un incontro di culture, non sono mai stato un amante del sovranismo musicale, anzi. Ho sempre amato le contaminazioni, le influenze che vengono da altre parti del mondo, sono stato sempre un internazionalista dal punto di vista musicale. La Sicilia è una parte, ma ho sempre guardato al mondo, ho sempre amato viaggiare, fisicamente, con la mente e con la musica. Sono sempre stato curioso di quello che il mondo intero può dare».Una vocazione, se così vogliamo definirla, che gli è stata riconosciuta proprio l’anno scorso con l’assegnazione di due importanti premi: il Carosone 2023 per il brano “Napoli-Bahia” «per il ponte tra culture per la sua carriera di chansonnier mediterraneo aperto alle contaminazioni, dai Denovo ad oggi» e il Premio A Muso Duro 2023, in occasione della decima edizione del Premio Pierangelo Bertoli, «per aver trattato nelle sue canzoni il tema dell’anticonformismo e dell’indipendenza intellettuale. Venuti – si legge nella motivazione – si diverte a giocare, rileggere e creare brani in chiave tropicalista creando ponti culturali tra diversi mondi musicali».

«Napoli-Bahia canta della similitudine che si può trovare in posti distanti tra loro. Ho accostato Napoli a Salvador Di Bahia – osserva – trovando delle similitudini tra posti apparentemente distanti tra loro ma che hanno qualcosa che li lega sottilmente. Mi piace fare questo gioco, tirare dei fili che possano unire due punti nel mondo».

Un gioco che Venuti ha portato anche sul palco di questo nuovo tour. La festa è già iniziata con i live in alcuni teatri siciliani e in quelli del Nord. Com’è andata?«Bene, devo dire che trovo sempre un pubblico che mi mostra affetto, legato a canzoni che hanno 20, 25 anni. Ci sono brani che portano bene gli anni. I miei cavalli di battaglia sono Crudele, Fortuna, Veramente, Mai come ieri. E anche se li propongo in forma diversa funzionano sempre, segno che il tempo che passa non li scalfisce».

60 + 40: 100% Mario Venuti. Come funziona questa formula e che risultati dà?«Il risultato è, penso, un modo limpido, sincero, vero, schietto, genuino, di mostrarmi al pubblico. Cento per cento perché alla fine, attraverso la mia musica, posso esprimermi e manifestare quello che sono. Ci tengo al fatto che l’immagine che si ha di me sia quella di un artista onesto, autentico. Non voglio che passi un’immagine artefatta, controllata dalle case discografiche, manipolata, studiata a tavolino. Non sono mai riuscito a essere un artista pilotato, perché alla fine sono e sono sempre stato un libro aperto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA