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L’ex sindaco di Messina Accorinti: «La politica? Un dono per la città»

Di Nino Arena |

Messina –  «La politica? Eccola qui». Renato Accorinti sorride mentre cancella le scritte razziste dal campo di basket che ha donato a Messina con una parte dei centomila euro accantonati in cinque anni di sindacatura, dal 2013 al 2018. E quando dice «eccola qui» non sai se si riferisce alle frasi oltraggiose che pazientemente elimina con la pittura azzurra o al playground su cui giocano due ragazzi e un bambino. Poi capisci che nell’Accorinti-pensiero la politica è un po’ l’uno, un po’ l’altro, in sostanza «è quello che ho fatto sempre – dice – prendersi cura delle persone e dei territori, seminare idee di rispetto reciproco, crescere insieme avendo chiari alcuni valori di fondo». Nel tempo lungo dell’antipolitica, la testimonianza di Accorinti si ritaglia uno spazio a sé, dove la restituzione alla città delle somme percepite come sindaco non ha i toni accesi della polemica contro i “costi della politica” né sfiora l’accanimento contabile che arriva a ridisegnare la geografia del Parlamento.

È solo il risultato naturale di una scelta fatta tanti anni fa, quando si diceva che il personale era politico e viceversa e questo chiamava chi lo affermava nelle assemblee, a un’assunzione di responsabilità, era la strada per tenere insieme istituzioni e cittadini. Il personale, per Accorinti continua a essere politico ancora oggi e dalla vita non ha mai voluto allontanare la politica. Così l’idea di continuare il “dialogo” con la città che lo ha voluto sindaco è venuta da sé. E oltre al campetto di pallacanestro intitolato a George Floyd, l’afroamericano assassinato di recente da un poliziotto, Accorinti ha acquistato un pianoforte che ha fatto sistemare nel mercato di Muricello, comprato undici defibrillatori, nove dei quali si trovano a Messina, uno a Filicudi «e l’ultimo – rivela l’ex sindaco – lo donerò a Falcomatà perché venga installato nel palazzo municipale di Reggio Calabria. Come facevo da sindaco cerco sempre di unire le città, di superare il campanlismo eccessivo, l’anticipo di quei nazionalismi aggressivi che degenerano perché uno si sente migliore di quello accanto.

«Tante volte – osserva – la rivalità tra le due città dello Stretto ha avuto toni offensivi dai quali sono nate incomprensioni reciproche e queste possono addirittura diventare forme di razzismo che non è solo bianchi e neri, ma anche l’incapacità di vedere la bellezza che c’è nell’altro». Durante il lockdown una parte dei fondi raccolti da Accorinti sono stati utilizzati per acquistare una tonnellata di pasta che poi è stata distribuita a diverse famiglie in difficoltà, mentre è stato necessario rinviare l’incontro organizzato in aprile al Teatro Vittorio Emanuele tra ottocento ragazzi delle scuole superiori, i magistrati antimafia Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, il giornalista Saverio Lodato. Ma l’opera che Accorinti ritiene al momento più significativa, in cui si saldano l’impegno politico e quello di educatore (è stato a lungo insegnante di educazione fisica) è proprio il campetto della Zona falcata. Per farlo è stato necessario un anno e mezzo di lavoro e diplomazia negli uffici del Demanio e dell’Autorità Portuale. L’area è stata delimitata e arricchita dai murales di Daniele Battaglia che raffigurano Gandhi, Martin Luther King, Floyd e poi lo spazio di gioco è stato affidato alla società Amatori Basket. A lavori quasi ultimati, ma prima dell’inaugurazione, nel corso di un raid una o più mani razziste avevano scritto “Criminal” sul volto del predicatore dei diritti degli afroamericani e su quello della vittima inerme di alcuni poliziotti statunitensi.

Su un’altra parete un’altra assurdità: “Gli italiani muoiono e voi pensate ai negri”. Accorinti ha voluto che le scritte fossero visibili anche il giorno del taglio del nastro «perché si capisse con quali idee ci confrontiamo e a cosa serve un playground aperto a tutti in una città come Messina». Un messaggio raccolto anche a Roma dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, che in occasione della consegna dell’opera ha inviato il suo saluto parlando di «sport baluardo intangibile contro le discriminazioni. Un punto esclamativo che neutralizza le degenerazioni sociali, una risposta più forte di ogni intimidazione e di qualsiasi violenza… È un atto – ha scritto ancora Malagò – che tradisce l’amore per il territorio declinato attraverso il nostro movimento». Su quel playground si sono soffermati anche il presidente della Commissione nazionale antimafia Nocola Morra e la scrittrice peloritana Nadia Terranova, che ha ringraziato Accorinti per il suo «infaticabile sguardo su Messina e per come, dentro e fuori dai ruoli istituzionali si adopera per una città sostenibile e inclusiva… festeggiamo un evento gigantesco, la restituzione di una parte della Zona falcata ai cittadini, nel segno pacifico e comunitario dello sport». Un linguaggio universale, lo sport, che Accorinti pratica e che gli ha insegnato a mettere da parte le riserve di energia per utilizzarle al momento giusto. Il tesoretto è stato intaccato più volte, ma Accorinti ha in serbo altri regali alla città: «Comprerò un altro pianoforte, ma non dico dove lo metteremo né chi verrà per l’inaugurazione perché sarà un evento, ma ci sono altri progetti in cantiere, tutti contaminanti e che abbiano senso per la comunità». Ma la sua partecipazione alla vita cittadina, l’ex sindaco la rivendica al presente, anche attraverso i progetto ai quali ha lavorato con la Giunta durante il mandato e che adesso cominciano a prendere forma sotto il suo successore, Cateno De Luca. «Non c’è da stupirsi – commenta – è una cosa normale, però voglio ricordare che abbiamo sbloccato i lavori per il porto di Tremestieri, un progetto di 72 milioni di euro; la riqualificazione di via Don Blasco, la via del mare assolutamente importante per la vivibilità della città; il mercato Zaera; la messa in sicurezza di molti torrenti, uno per tutti il Bisconte-Cataratti che ha un valore di una ventina di milioni». Un fiume in piena, Accorinti, che supera gli argini e dilaga, non per affogare la campagna, piuttosto per renderla fertile attraverso piani e progetti, l’ultimo dei quali, il campetto George Floyd, animato dalla voglia «di coinvolgere tutti e – scrive ancora Malagò – di non lasciare indietro nessuno».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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