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«Aumentare l’interazione col sistema produttivo»

Il manager ragusano Nitto Rosso interviene sul difficile momento economico: «Nella nostra città è mancata una programmazione condivisa di lungo periodo

Di Michele Farinaccio |

Il 2022 quasi in chiusura ed è tempo di bilanci. Le industrie conserviere sono state tra le più interessate dalla crisi internazionale generata dalla guerra. Nitto Rosso, che dirige un’azienda conserviera nota nel territorio ibleo, leader del private label di eccellenza come Fior fiore Coop e Sapori e dintorni Conad, e che ha una visione generale e di sistema, in forza delle sue esperienze manageriali pregresse nel settore pubblico ed in politica, dice la sua. «E’ un momento delicatissimo, perché i mercati non sono stati governati e sono stati lasciati liberi rispetto alle speculazioni. Questo ha attivato un meccanismo di aumento dei prezzi a catena. L’aumento delle materie prime e dei costi di produzione non può essere scambiato per inflazione, in quanto l’aumento non è causato dalla svalutazione della moneta ma dal rincaro di singoli fattori della produzione. Paradossalmente siamo in una logica deflattiva, perché le aziende pur di tenere il prezzo basso, vendono sottocosto e vanno in perdita, con il mero obiettivo di mantenere il fatturato, tentando di recuperare solo i costi di produzione. La scelta di aumentare i tassi è una scelta folle che ripaga i Paesi con maggiore liquidità che stanno finanziando il nostro debito, ma non risponde alla esigenza primaria del sistema e non farà recuperare alcun punto rispetto al rincaro dei prezzi, anzi contribuirà ad aumentarli ancora di più, perché anche il maggior costo del denaro è fattore di produzione riversato sul prezzo del venduto. Avremo invece un effetto boomerang: se le aziende chiudono, la curva dell’offerta si riduce, e per l’effetto si alza e trova il suo equilibrio in un prezzo più alto. Il pomodoro costa di più perché la domanda di pomodoro non è aumentata, ma è diminuita l’offerta. Lo abbiamo già visto quest’anno con il mercato dell’olio di semi di girasole. Notoriamente questi oli derivati da semi coltivati per lo più nei Paesi nordici, al venir meno dell’offerta sono aumentati del 300%». 

Cosa chiederebbe al Governo nazionale e regionale? «Urgentemente una moratoria dei debiti verso le banche per avere il tempo di assestare il debito per l’acquisto di gas ed energia elettrica. Abbiamo avuto aumenti del 600% che solo in parte sono stati riversati sul prezzo di vendita dei prodotti e, soprattutto, dopo un determinato periodo di tempo. Credo che tutte le aziende abbiamo adottato la strategia di spalmare il debito su un tempo più lungo per avere più tempo di recuperare la perdita. La moratoria va accompagnata da un nuovo decreto liquidità: se togliamo la liquidità alle aziende produttrici di cibo, credo che entro 8 mesi avremo un crollo del sistema agroalimentare italiano». «Al Governo regionale propongo invece – aggiunge Rosso – di revisionare, destrutturare e ripensare un sistema di aiuto al credito: questa Irfis non serve a nessuno e non serve a niente: un ente regionale che lavora per il credito deve aiutare i deboli, le aziende che hanno bisogno e che non riescono ad attingere al sistema bancario privato. Questo fa la differenza ed aiuta veramente. Non serve una banca pubblica che aiuta chi non di bisogno. E soprattutto non è verosimile, non si può sentire, che la banca della Regione non ha recepito e non applica la normativa di aiuti stabilita dai decreti liquidità. Credo che questo presupponga una attenta riflessione ed un riesame». 

Cosa chiederebbe invece alla politica locale ed alle autonomie locali? «E’ uno scenario fosco, a tinte oscure. Mancano i riferimenti politici, non esiste oramai una classe politica, perché distrutta, devastata dal “nuovismo”. Vedo una città, parlo di Ragusa, molto sporca, abbandonata, oltre il 50% degli esercizi sono chiusi e in vendita. Sono effetti di strategie politiche sbagliate e radicate negli anni. Occorrerebbe chiedersi il perché, e prendere decisioni importanti, ma non sono scelte che possono essere prese da soli. Esiste un metodo molto democratico che va integralmente ricostruito, e vanno intervistati tutti gli stakeholders. Credo che occorra recuperare una strategia, un programma di lungo periodo. Per questo chiedo che si faccia una maggiore condivisione, per garantire che anche nel cambio politico e generazionale ci possa essere continuità condivisa rispetto al programma tracciato. Esiste inoltre un bisogno di partecipare, di poter dire la propria, che in tutto ovvero in parte è stato sacrificato dai tempi che abbiamo vissuto, che ci hanno costretto alla “detenzione domiciliare”. Certo non sono tempi facili per gli amministratori, e le difficoltà sono tante. A volte non basta la buona volontà, ma occorre attrezzarsi al meglio. Non è pensabile che le autonomie locali siano isole: occorre fare sistema, superare gli steccati della falsa ideologia e fare sistema, pensare in grande, pensare come territorio e non come borgo di paese. Pensate che tutta la provincia di Ragusa è grande come un piccolo quartiere di Palermo: contiamo quasi nulla. Sogno una città che interagisca di più con il sistema produttivo, che difenda la classe imprenditoriale come il pezzo vitale capace di produrre il reddito di cui vive la nostra città; sogno una città aperta realmente a tutti, dove ci sia maggiore democrazia nelle scelte, e dove ognuno possa ritrovarsi per chiedere e pretendere un diritto e non un favore. Sogno una città che sappia essere un sistema di convivenza della collettività e non un condominio dove si deve dormire tranquilli; una città che sappia prendersi cura anche di ciò che, pur non essendo direttamente di competenza, fa parte della città stessa, come la Sanità pubblica, che è stata abbandonata, e che rischia il collasso; una città che sappia prendersi cura del turismo: ma come è stata gestita questa vicenda del Donnafugata resort? Ma come è possibile che vanno a casa 150 dipendenti e nessuno parla? Il danno all’economia locale è stato incalcolabile e penso ai ristoratori, ai commercianti, all’indotto delle case rurali di proprietà ed in affitto. C’era una economia importante che si stava radicando e che ci è stata tolta. Siamo sotto attacco di aree geografiche più importanti della nostra coma la provincia di Catania, e non abbiamo alcuna difesa attiva. Guardo con molta trepidazione alle sorti dell’aeroporto di Comiso, che vedo molto a rischio e capisco dalle dichiarazioni di alcuni maggiorenti politici catanesi, che non ha molte chance di sopravvivenza». Ha un messaggio per i giovani di Ragusa? «Sono giovane anche io e mi confronto sempre con i miei dubbi e le mie insicurezze. Credo di avere ancora del tempo per imparare qualcosa. Viviamo in un posto meraviglioso contro tutto e contro tutti. Ci meritiamo che voi restiate qui a rendere migliore questo posto. Vorrei dire che la conoscenza è figlia dell’esperienza: abbiate il coraggio di credere di più in voi stessi, attrezzatevi per conoscere di più e ricercate la vostra follia: in quell’angolo nascosto troverete il successo della vostra vita». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA