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«Seimila aziende a rischio se non si cambia verso»

L’allarme di Confcommercio Sicilia in vista della serrata regionale e della mobilitazione a Palermo del 7 novembre 

Di Redazione |

Da alcuni mesi il sistema Confcommercio Sicilia sta affiancando a vario titolo le imprese associate nella loro “lotta” quotidiana al caro bollette con l’ausilio di numeri e indagini che fotografano la situazione e danno una reale dimensione dell’aumento dei costi che stanno diventando insostenibili. «Siamo scesi in campo – dice il riconfermato presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – per rispondere alle domande e ai dubbi di imprese e famiglie. Sull'energia il nuovo governo dovrà incalzare l'Europa, mentre sul Pnrr non basta rispettare i tempi: serve la sostanza. E le tasse sono ancora troppo alte: chiediamo un piano di legislatura». Secondo il presidente di Confcommercio, «da qui al primo semestre del 2023, sono a rischio chiusura circa 6-7mila imprese con una ricaduta sull'occupazione nell'ordine di 10-12mila unità. E la situazione, se non si trova urgentemente una soluzione soprattutto a livello europeo, potrebbe anche peggiorare nonostante ci sia una riduzione dei costi del gas all'orizzonte». Conf-commercio chiede di agire con rapidità per introdurre al più presto un tetto ai prezzi a livello europeo, rafforzare i crediti di imposta, prolungando anche la loro durata, prevedere una ulteriore rateizzazione delle bollette, sostenere la liquidità delle imprese. «Nel frattempo – aggiunge Manenti – è d’obbligo fare sentire la nostra voce, la voce di chi rappresenta le imprese che stanno attraversando il momento più delicato della storia recente, molto peggio del periodo pandemico. E, infatti, non a caso, si parla di pandemia energetica. Ecco perché ci siamo fatti promotori di creare un grande momento di mobilitazione che coinvolga tutte le associazioni di categoria dell’isola e anche i sindacati dei lavoratori. Se va in crisi il circuito economico, saranno guai grossi per tutti». La mobilitazione è in programma per lunedì 7 novembre a Palermo. Le sigle che l’hanno indetta sono: Ance Sicilia, Ascom Sicilia, Casartigiani Sicilia, Cia Sicilia, Cidec Sicilia, Claai Sicilia, Cna Sicilia, Confagricoltura Sicilia, Confartigianato Sicilia, Confcommercio Sicilia, Confcooperative Sicilia, Confesercenti Sicilia, Confindustria Sicilia, Copagri Sicilia, Legacoop Sicilia, Movimento Terra è Vita, Cgil Sicilia, Uil Sicilia. Oltre al corteo, anche la serrata. «La Sicilia è in ginocchio – aggiunge Manenti riprendendo i temi della manifestazione – L’inflazione, alla fine del mese di ottobre, si è attestata su un preoccupante +9,8% dall’inizio dell’anno. Di contro si registra un calo dei consumi che a settembre è risultato essere pari al 2,5%. Il tutto ha determinato una contrazione del Pil pari a un punto e mezzo percentuale. Insomma, i segnali della devastazione causata dal caro energia ci sono tutti. E se non sarà posto subito un freno, da qui alla fine del 2022, chiuderanno centinaia di imprese dei vari settori produttivi. Ecco perché la grande mobilitazione regionale e la conseguente serrata promossa unitariamente dalle associazioni datoriali di categoria e sindacali dei lavoratori è la prima tappa, a respiro isolano, di un percorso unitario che vuole manifestare la sofferenza di famiglie, lavoratori e aziende alle prese con un panorama complessivo a dir poco tragico». Intanto, Confcommercio Sicilia sta cercando di trovare le strade che possano servire per individuare un futuro, pur tra mille sofferenze, il più luminoso possibile. «Lo abbiamo provato a fare – sottolinea ancora Manenti – con la seconda conferenza di sistema che si è tenuta lunedì e martedì scorsi a Siracusa. Abbiamo ospitato i dirigenti del sistema Confcommercio lombardo che ci hanno illustrato quali le peculiarità dei Distretti urbani del commercio che, sul loro territorio, stanno andando bene. Proveremo a contestualizzare queste esperienza sull’ambito siciliano ma è indispensabile la piena sinergia tra tutte le parti. Anche gli enti pubblici dovranno fare la loro parte. Altrimenti non arriveremo da nessuna parte. Con molto pragmatismo, dobbiamo cercare di andare avanti e di uscire fuori da questo guado prima causato dal Covid e, adesso, dal caro bollette». 

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